Se qualcuno dovesse chiedermi se i social network sono normali, io risponderei: “No, i social network non sono affatto normali!”. E non è una mia opinione, ma è un datto di fatto. Disse una donna che "sui social network pochi brillano di luce propria, che chi vuol veder calare le maschere tanto care a noi non dovebbe sondare questi luoghi di oscurità e di perdizione".
Devo ammettere che ha ragione, perché i social network sono il trionfo dell'ambiguità. Non trovo normale, per esempio, che ci siano donne che si fanno passare per uomini e viceversa. Non trovo normale che degli impostori rubino dal web foto di modelle e modelli per sembrare più sexy e non finire nel cestino dei rifiuti, dato che i social network sembrano essere diventati il centro commerciale dei Grandi Magazzini, dove si scelgono gli utenti in base alla propria convenienza.
Non trovo normale che molti dicano di odiare le bugie e le falsità e poi loro sono i primi a dirle, taroccando tutto quello che si può taroccare: dall’età agli hobby, passando per stati civili, professioni svolte, lingue parlate, avventure vissute, relazioni intraprese. Dalle mie parti questa si chiama disonestà. E la disonestà per quanto diffusa non è normale in un contesto pubblico. Non trovo normale ricevere messaggi da una schiera di escort che sponsorizzano i loro siti hard, tramutando i social network in un sito di incontri per truffatrici in cerca del pollo da spennare.
Non trovo normale avere lo “spazio amici” pieno di figurine che ti fissano come tante belle statuine piazzate in un museo delle ceri, senza proferire mai una parola. Una trafila di avatar collezionati solo per far vedere che si è seguiti e apprezzati. Si, ma da chi? Da una serie di fake inventati di sana pianta? Non trovo normale che ci siano utenti che gestiscono più di un profilo, sicché mandi dieci messaggi a dieci profili diversi e non ti accorgi che stai mandano dieci messaggi a una sola persona che si fa passare per dieci persone diverse. Uno, nessuno, centomila, direbbe Pirandello.
Ma sui social network non c’è Pirandello, c’è solo un campionario di figuranti che recitano la parte delle belle persone ma poi, se vengono stuzzicate, usano un linguaggio da scaricatori di porto e da pescivendoli dei mercatini rionali. Non trovo normale collegarmi a un social e imbattermi in un girone di maleducati, villani, isterici, frustrati, squilibrati, degenerati e disperati che cercano nei social network ciò che probabilmente non trovano più nella vita reale. No, io tutto questo non lo trovo affatto normale. Chi afferma il contrario, si interroghi sulla propria normalità.