A volte i ricordi affiorano inspiegabilmente dai meandri della memoria, lasciando che la nostalgia, oppure un senso di disagio, arrivi al cuore.
Eccone uno.
Un sabato pomeriggio d'autunno. Fa freddo ed il cielo è ancora azzurro mentre la luce arancione del tramonto impreziosisce l'orizzonte e dichiara che il giorno è quasi finito.
Fa freddo e viene voglia di entrare in un bar per prendere qualcosa di caldo.
Il locale che vediamo è particolare, sembra decadente, un residuo degli anni 90. Quasi un bar da località di mare, dove chi ci entra è di bocca buona, attratto soprattutto dai colori e dalla musica.
Dopo l'entrata un po' stretta si apre una sala ampia. Sembra strana, si respira l'aria di una festa terminata da poco.
I tavoli sono colorati vistosamente, come le pareti mentre un televisore troneggia al centro, sintonizzato su un canale che trasmette video musicali.
Ad un discreto volume.
Ci accomodiamo ad un tavolo defilato. In fondo ad una sala degli adolescenti, stanno programmando il resto del pomeriggio-serata che per loro non si protrarrà per tanto ancora.
Quasi al centro della sala, da un lato una giovane signora prova a tenere buoni, con dei dolci e bevande gassate, tre bambini reduci da un pomeriggio di giochi nel vicino parco.
Poco lontano un tavolo con un signore che guarda con tenerezza un bambino, forse timido o forse triste, impegnato a gustarsi un dolce con aria delicata. Immagino che sia un padre separato, che passa il fine settimana con il figlio e che deve concentrare in quelle ore tutto quello che vorrebbe e potrebbe dargli per colmare la sua assenza.
Per un attimo l'uomo e la donna incrociano lo sguardo ma subito lo distolgono, per quello che non riesco ad interpretare se sia un senso di imbarazzo o anche inspiegabile paura.
A noi arrivano due tazze di cioccolata calda, o meglio quasi due strani calici colorati e originali. La cioccolata non è un granché ma visto che sto con te mi sembra meravigliosa.
Tu parli tanto e non riesco sempre a seguirti per via della musica alta che esce dalla tv, dai picchi di voce degli adolescenti e dai bambini. E poi l'acustica della sala non aiuta.
Ma non fa niente, l'atmosfera che respiro comunque mi piace, anche se non so il perché. Forse per quel suo appartenere ad un tempo passato.
Alla fine usciamo nel freddo della sera, stringendoci nelle spalle e camminando abbracciati a passo svelto.
Arrivano i primi gruppi di ragazzi per la movida del sabato sera, che trasformerà le vie del quartiere tutto intorno.
Finisce qui il ricordo, lasciando un retrogusto dolce-amaro, indefinito.
Ma non voglio pensare, ormai, a quello che rappresenta e a quello che provo ora.
L'importante è aver vissuto quel momento, anche se riviverlo non è poi così piacevole, adesso.