𝗟𝗮 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘃𝗼𝗹𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗿𝗼𝗺𝗽𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝘂𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗮: il feto, scientificamente, è soltanto una 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑡𝑎̀ 𝑏𝑖𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑎 e non una persona giuridica; ritenere che l'aborto equivalga all'omicidio comporta inoltre conseguenze illogiche, come il considerare anche la contraccezione come un atto omicida; l'idea che un embrione sia una persona sin dal concepimento è una convinzione metafisica priva di fondamento scientifico, perché la 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 esiste prima della formazione dell'embrione: non è corretto pertanto assegnare lo status di 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 ad un embrione in fase iniziale.
Registriamo i dati dei nostri figli alla nascita non per uso e costume, ma per un motivo scientifico preciso: inizi ad essere una persona dopo nato e non prima, perché non vi è certezza di sopravvivenza del feto non solo durante il periodo di gravidanza, ma pure nella fase del parto.
Gli 𝗮𝗯𝗼𝗿𝘁𝗶 𝘀𝗽𝗼𝗻𝘁𝗮𝗻𝗲𝗶 rappresentano 𝘂𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗮𝗻𝘇𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶 durante la 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮; le 𝑎𝑛𝑜𝑚𝑎𝑙𝑖𝑒 𝑐𝑟𝑜𝑚𝑜𝑠𝑜𝑚𝑖𝑐ℎ𝑒 (che possono derivare da problemi nell'ovocita o nello spermatozoo, rendendo impossibile lo sviluppo corretto dell'embrione) rappresentano la causa più frequente di aborti spontanei, contribuendo a circa il 50-70% dei casi, specialmente nel primo trimestre.
Anomalie strutturali dell'utero, come 𝑢𝑡𝑒𝑟𝑜 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑜 𝑢𝑛𝑖𝑐𝑜𝑟𝑛𝑒, possono ostacolare la gravidanza; diabete non controllato, malattie autoimmuni e disturbi tiroidei possono aumentare il rischio di aborto; squilibri ormonali, come una carenza di progesterone, possono influenzare la capacità dell'utero di sostenere la gravidanza; obesità, esposizione a sostanze inquinanti possono anch'essi contribuire a un maggior rischio di aborto spontaneo.
L'𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑡𝑖𝑛𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑐𝑒𝑟𝑣𝑖𝑐𝑎𝑙𝑒 può causare dilatazione prematura del collo dell'utero, portando all'espulsione del feto; anche particolari condizioni psicologiche come stress elevato possono influenzare negativamente il decorso della gravidanza, portando ad un aborto spontaneo.