"Come al solito mi chiedo come stai.
Ora che la vita è tranquilla, anche se siamo lontani,
ora che non ci vediamo,
ma non siamo del tutto separati.
Vorrei saperlo davvero,
anche se ti scrivo una lettera all'anno, non di più.
Ma ti penso, di certo, molto di più.
Vorrei sapere come passi le tue giornate,
se la tranquillità ti rassicura o ti opprime.
Se sono tutte simili nel loro susseguirsi l'una dopo l'altra,
se è proprio questo che ti fa impazzire.
Io a volte sono stanca.
Non di quella stanchezza fisica che si sente alla fine di una corsa,
o a fine giornata, intrisa di soddisfazione,
la mia è una stanchezza mentale.
Sono stanca di camminare in punta di piedi per non fare rumore,
di chiudere bocche,
di disinnescare bombe per non farle scoppiare.
Ogni tanto penso che dovrei scoppiare io.
Così, di punto in bianco.
Come i fuochi d'artificio nelle sere d'estate.
E forse prima o poi lo farò.
O forse no.
Mi conosci, sono sempre stara più brava ad arginare.
Mi distraggo troppo in fretta.
Ogni tanto, infatti, sono anche felice.
A metà, come al solito.
Sono felice quando sto con gli altri,
quando si ritorna alle vecchie abitudini e si ride soprattutto di tutto quello che non va.
Talvolta mi chiedo che sapore ha la felicità quando è completa.
Se fa davvero così paura.
Se porta via tutto quello che hai pazientemente costruito.
Io qui mi sento ancora come una decorazione di Natale quando dicembre finisce.
In questo siamo sempre stati uguali,
fuori luogo nello stessa maniera."