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TORNADO610

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Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero al bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in sé stesso. Muore lentamente, chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare. Muore lentamente, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore, chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

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La vita è come le lancette di un orologio: se cerchi di accordare il tuo tempo a quello degli altri sarai sempre fuori fuso orario, ergo usa il tuo fuso orario( metaforicamente cio ' che sei),diversamente se userai sempre lo stesso fuso ( il tuo),prima o poi troverai chi è all'ora giusta per te.

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E suo padre lo voleva avvocato

E sua madre per lo meno professore

E sua nonna lo sperava un altissimo prelato

Per un fatto strettamente personale

Ma si chiamava Robin, Robin Hood

E ogni donna la colpisce

Nel cuore, nel cuore lui la colpirà, Robin

A dieci anni aveva già la sua banda

Un violino, due chitarre e batteria

A Natale finalmente trovò un pianoforte

Spolverato dai ricordi di una zia

E si chiamava Robin e la sua banda

Robin ti porta con lui

Robin ti toglie dai guai se vuoi

Lui non ti tradirà mai perché, perché

La sua voce ti va dritta nel cuore

E la sua musica per tutti canterà

Le sue mani parleranno di milioni

Di storie, di potenti ladri e figli di papà

E si chiamava Robin, la sua banda

Sulla strada che porta a Piumazzo

Incontrarono un bandito gentiluomo

Disse: "Vengo da Cesena e son proprio sfortunato

Ma in compenso io conosco la regione"

Piacere: sono Libero come il sole, il cielo

Io farò di te un eroe, io ti insegnerò a colpire e poi scappare

Non ti prenderanno mai perché tu sei

Robin più veloce del vento, quello che tu rubi lo ridai

Coi tuoi sette straccioni in un solo momento

Degli stadi e delle piazze tu sei il re, Robin

La tournée cominciò da Torino, davanti alle carceri nuove

Fregarono una Giulia sorpresa dal mattino

E verso sera si misero a suonare e li ascoltava Marian, la rossa

Laureata in lettere antiche, lavorava in una scuola di Milano

Disse: "Basta un po' di trucco, un mantello verde mela

E sul viso una mascherina nera"

Adesso tu sei Robin perfetto

All'incrocio della via Tiburtina

Fu investito da una strana nostalgia

Disse: "Torno tra un momento" ma nessuno ci credeva

Lasciò tutte le sue cose e scappò via

Lui si chiamava Robin

Robin, Robin Hood

Robin, Robin Hood

Robin

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Dimmi cos'è

Che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo

Dimmi cos'è

Che ci fa sentire uniti anche se siamo lontani

Dimmi cos'è, cos'è

Che batte forte, forte, forte in fondo al cuore

Che ci toglie il respiro

E ci parla d'amore

Grazie Roma

Che ci fai piangere abbracciati ancora

Grazie Roma

Grazie Roma

Che ci fai vivere e sentire ancora

Una persona nuova

Dimmi cos'è, cos'è

Quella stella grande grande in fondo al cielo

Che brilla dentro di te

E grida forte, forte dal tuo cuore

Grazie Roma

Che ci fai piangere abbracciati ancora

Grazie Roma

Grazie Roma

Che ci fai vivere e sentire ancora

Una persona nuova

Dimmi chi è

Che me fa sentì 'mportante anche se nun conto niente

Che me fa re quando sento le campane la domenica mattina

Dimme chi, è chi è

Che me fa campà sta vita così piena de problemi

E che me da coraggio

Se tu non me voi bene

Grazie Roma

Che ci fai piangere abbracciati ancora

Grazie Roma

Grazie Roma

Che ci fai vivere e sentire ancora

Una persona nuova

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Gli stereotipi e i luoghi comuni sono sempre figli della mediocrità.

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Questa sera è ancora presto

Ma che sciocca sei

Ma che sciocca sei

A parlar di rughe

A parlar di vecchie streghe

Meno bella, certo, non sarai

E siccome è facile incontrarsi

Anche in una grande città

E tu sai che io potrei, purtroppo

Non esser più solo

Cerca di evitare tutti i posti che frequento

E che conosci anche tu

Nasce l'esigenza di sfuggirsi

Per non ferirsi di più

Lasciami giù qui

È la solita prudenza

Loro senza me, mi hai detto

È un problema di coscienza

Certo che lo so

Certo che lo so

Non ti preoccupare

Tanto avrò da lavorare

Ora è tardi e rincasare vuoi

No che non vorrei

Io sto bene in questo posto

No che non vorrei

Dopo corro e faccio presto

Meno bella, certo, non sarai

E siccome è facile incontrarsi

Anche in una grande città

E tu sai che io potrei, purtroppo, anzi, spero

Non esser più solo

Cerca di evitare tutti i posti che frequento

E che conosci anche tu

Nasce l'esigenza di sfuggirsi

Per non ferirsi di più

Prendila così

Non possiamo farne un dramma

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Essere causa della propria insoddisfazione e lagnarsene è uno degli esercizi più stupidi.

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Qualcuno qui mi chiede di spiegare le motivazioni di quello che scrivo nei messaggi privati e sul mio profilo, non ci sono spiegazioni che possano essere spiegate con poche parole occorrerebbe contestualizzare ai vari momenti e trascorsi della mia vita.

Il filo conduttore si puo riassumere con una citazione  latina: cogito ergo sum.

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