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VentodelLago

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ultimo accesso: 10 febbraio

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VentodelLago più di un mese fa

🎶Non scompiglia forse i tuoi capelli

Un poco dello stesso vento che spirava a Babilonia

Che soffiava su altre vite, carovane già passate, Sulla via prima di noi

Non c’è forse dentro la tua voce

L’eco di un amore atroce

All’ombra di una connessione Tra i cantanti micidiali della tua generazione

E Nabucodonosor🎶

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VentodelLago più di un mese fa

Se devo essere realista mi sto accorgendo di qualcosa che era già in atto da tempo, mi conosco e riconosco dei limiti. Son letteralmente trasportato altrove, mi sento spoglio come un albero in inverno. Pensieri che sento di dover scrivere di impulso prima che possa o tornare in testa, in disordine, perdersi. Chissà com'è perché escono per poi riperdersi la maggior parte delle volte, come fosse la loro natura quella di spiccare sopra a tutti e tutto. La fretta di farlo stavolta per non lasciarmi modo di gestire tutto come faccio sempre. A costo di parcheggiare l'auto sul ciglio della strada, senza motivo apparente. Libertà guadagnata se non altro per loro che chiusi in gabbia perderebbero nome e forma. Non lo faccio col concetto di prendermi cura di me, non c'è metodo, non c'è un reale motivo, come dicevo son trasportato altrove. In questo processo la mia natura mi porta a bruciare e consumarmi. Uno ad uno i pensieri che non ho fatto in tempo a liberare tornano da dove sono venuti e resta un silenzio assordante. Intanto osservo gli altri pensieri che come foglie, tardivamente cadono attorno a me. Ero troppo giovane per i frutti, ora è troppo tardi per pensare di germogliare di nuovo. 

 

Ciò che ho detto che ho fatto che sono sembrato

Fogliame fogliame che muore e lascia all’albero

soltanto il gesto nudo delle braccia

 

Cambiamenti. Cambiamenti che troverei anche altrove, ma giungerò a destinazione prima o poi e ad "altrove" troverò anche me stesso, assieme a questi cambiamenti che questa malattia ci sta portando mutando tutta quella che è la nostra vita. 

 

 

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VentodelLago più di un mese fa

In quel sospiro c'era qualcosa di diverso dal solito. Aveva in comune qualcosa con mille altri sospiri che si fanno di solito la sera, in un giovedì mattina. Qualcosa..qualcosa. Non doveva essere chiarificatore...non ho buttato fuori altro che aria e non c'è nulla di superfluo in questo eppure per un attimo mi ha mostrato chiaramente cosa resta di me. Sentivo addosso tutto il peso che porto, dentro la testa, nel cuore. Vorrei sbarazzarmene. Vorrei non dover nemmeno immaginare al disagio che mi darebbe vedermi con gli occhi degli altri, vorrei fregarmene. Al tempo stesso provo fastidio all'idea di qualcuno che possa minimizzare. Per questo resto solo, spesso in silenzio e nemmeno scrivo. Quel che resta di me, quel che resta di te. Mi infastidisce persino questo spirito di sopravvivenza che non colgo poiché di consapevolezza ne ho finché sento che basti, poi c'è la paura, poi c'è la sofferenza. "Se conosci il paradiso dimmi perché tremo". Rende l'idea. 

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VentodelLago più di un mese fa

È giusto dare vita a pensieri, metterli nero su bianco e poter avere un confronto con quelle che solitamente sono e restano immagini e voci sfuggenti nella mia mente. È passato per un attimo il pensiero che ci vorrebbe un miracolo. Ma un miracolo per chi, me? Mi fermo un attimo anche solo per essere sincero e mettere le carte in tavola. Un miracolo nelle sue vie infinite di compiersi mica deve guardare in faccia a Giacomo mi dico. Nella sua bellezza, oggettivamente può coinvolgermi ma non sta a me né chiederlo né pensarci. Pensavo alle distanze, un po' come il dito e la luna: ha senso guardare i chilometri che mi separano da qualcuno se il nostro sguardo volge altrove? Penso ai treni, quelli che passano, che arrivano e partono. Tu esattamente il biglietto per cosa l'avevo fatto mi chiedo. Quanti "binario 2 est" ci sono nella vita delle persone? Quanto mi manca quel treno che partiva una, due volte al mese. Un treno che è arrivato a destinazione. Forse ho letto male il biglietto, forse no, forse nessuno può leggerlo. Vorrei toccare con mano i miei desideri e poterli barattare con quelli di qualcuno. Credo che in questo periodo non posso nemmeno immaginare certe cose, non si tratta di fare (che implicherebbe il disfare) quanto invece ascoltare. Ma ascoltare se stessi mi tradisce ed è un po' come sentirsi un confessore senza avere però nulla da vendere, nemmeno la fede. Lo spirito tace, la testa è distratta e il cuore aspetta. 

 

 

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VentodelLago più di un mese fa

É fisiologico, non posso buttar fuori pensieri quando voglio. Non sempre è facile avere l'intimità giusta per farlo con questo assordante silenzio. L'altro giorno una farfalla mi ha preso alla sprovvista, l'istinto ha prevalso e mi son messo in allerta. In allerta come se avessi avuto paura per un istante, ragionandoci mi piace pensare che ho paura di tutto ciò che è fragile, di tutto quello che per sua natura è delicato. Qualcosa o qualcuno di cui devo fare attenzione a cosa dico, cosa sfioro, altrimenti il rischio è che non voli più, condannandolo/a. Forse in giornate come queste mi ritorna in mente quel senso di impotenza che preferisce farmi essere il figlio di questi momenti che passano, che mi attraversano senza spostarmi né dentro né fuori. Perché come nella storiella della farfalla che con un battito di ali contribuisce a scatenare un uragano chissà dove penso ad altri momenti, dove vorrei che il vento mi scuotesse ma non c'è un alito di esso che mi sfiori, che mi abbracci. Come se non ci fossero più farfalle che volino. 

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VentodelLago più di un mese fa

 

 

Post muto...E bugiardo. A te che asolti, se mi ascolti.

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VentodelLago più di un mese fa

 

 

".. è solo un momento di crisi di passaggio che io e il mondo stiamo superando."

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VentodelLago più di un mese fa

 

Già. La prima volta che vidi il mercato del pesce fu solo di passaggio, su un vaporetto verso la nuova casa. Tornammo li nei giorni seguenti, una delle poche uscite insieme nei pochi giorni che son rimasto. Mi hai offerto e dato troppo, hai aperto una porta per una nuova vita che tanto desideravo e poi..non è andata come speravamo. Pochi giorni ma sei stato un buon amico. Io invece non molto, le cose si complicarono e ci si perse di vista. Oramai sono mesi che non ho più tue notizie, al telefono risponde un'altra persona che non sa nulla di te, il b&b ha chiuso, i pochi contatti risultano disattivati. Mi spiace che la vita a volte sia così feroce anche quando ci si vuol bene, tanto o poco che sia. Inizio a metabolizzare qualcosa di così poco condivisibile, scrivo per farmi compagnia. Chissà se tornerò mai a Venezia, chissà se smetterò di cercarti. Le nostre scelte a volte ci rendono soltanto più soli ma era doveroso provarci. Ciao Paolo.

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VentodelLago più di un mese fa

 

Dicono che il cuore ha delle ragioni che la ragione non comprende
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VentodelLago più di un mese fa

"C'è della Musica che va presa per mano e te la devi portare dietro

Perché se non lo fai...

 beh quella va persa da qualche parte.

E c'è Musica che non deve andare perduta.

Non deve andare perduta mai..."

 

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