Basta osservare con attenzione per
rendersi conto che la vita che ci circonda è piena di piccole
condizioni innate che possono permettere di aprire carriere.
Nella disciplina della danza classica l’estensione del collo del
piede è una di queste condizioni, che permette a chi nasce già
con una buona estensibilità di poter lavoraci su per migliorarla
e poter raggiungere livelli di eccellenza. Chi non possiede
questa caratteristica rischia di vedere vanificato il proprio
lavoro e precluse determinate possibilità, infatti in alcune
scuole rinomate della Francia se non si possiede questa
caratteristica su cui poter lavorare per migliorarla non si viene
ammessi, perché l’impegno, il lavoro e la dedizione sarebbero
inutili al fine di raggiungere i più alti livelli internazionali.
Insomma sarebbe irrazionale investire risorse quando è già
evidente che determinati sviluppi sarebbero preclusi, seppur
dall’assenza di una piccola caratteristica. Ma questo non
impedisce alle persone di praticare la danza, ognuno secondo il
proprio livello e le proprie caratteristiche. Mi sembra che ci
siano però delle grosse difficoltà ad accettare che certe
situazioni si possano verificare anche nel tennis, che, tra
l’altro, non è l’unico sport che risente di tali minime
condizioni iniziali. Qualche centimetro in più nella pallavolo
può aiutare, come può farlo qualche fibra muscolare bianca in più
nei cento metri piani. L’unico problema dei maestri di tennis è
che si salutano tra di loro, e tra simili differenza non si
nota.