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Non importa quanto lunga possa essere l'attesa, o quanto affilato il bisturi che scava tra pelle, vene ed anima.
Facciamo un patto, ti va?
Tu sarai paziente, chiuderai gli occhi, ti aggrapperai alle note del pianoforte e tornerai a ridere.
Io non smetterò di respirare.
Questa mattina il parco era deserto. Anche gli animali hanno fatto distanziamento sociale. Così ho deciso di fotografare funghi...
Questo era tutto solo
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Questo in attesa di spiccare il volo...
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Una piccola mandria
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E le conchiglie
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BETELGEUSE
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E’ da ieri notte che ti cerco, sai?
Splendi nel cielo d’inverno, ma basta attendere un po’ per poterti vedere anche in una fredda notte d’ottobre. Una notte come questa.
Pochi sanno che è notte da stelle cadenti ed è buffo, vero?
Io che cerco con lo sguardo polvere incandescente mentre tu accumuli furiosamente nel tuo cuore atomi pesanti a velocità spaventosa. Forse con la tua voracità stai già trasformando silicio e zolfo in nichel e cobalto. Forse li hai già fusi in ferro con una corsa forsennata che ti porterà alla distruzione.
Di la verità. A te cosa interessa, poi? Se non di vincere una scommessa fatta per noia con la luna su chi possa essere la regina luminosa del cielo. Bruciare un intero settore dell’universo per tre mesi di gloria.
Forse sei già collassata in una spettacolare esplosione che ci raggiungerà tra qualche centinaio d’anni.
O questa notte.
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Ci sono tornato questa mattina. Pensavo che la radura mi avrebbe accolto con i suoi soliti suoni. Il canto delle foglie, il trillo dei verzellini, l'irriguardoso gracchiare delle gallinelle d'acqua.
Invece no.
Mi sono guardato intorno stupito, poi ho sentito un leggero lamento provenire dal sentiero che va verso sud, verso il fiume. Un vistoso nastro di plastica rosso e bianco vibrava sordo al vento, percorrendo per una cinquantina di metri il viale a delimitare il crollo di una spalla che lo separava dal canale.
Sono rimasto lì, a guardare gli intimi segreti ormai svelati dalla furia delle piogge della settimana scorsa. Le radici dei sambuchi esposte come nervi. Le zolle di terriccio più scure, come se avessero assorbito tutto il sangue.
Prima di girarmi per tornare indietro gli ho fatto un inchino (ed una promessa). Tornerò.
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Lo so. Avevo promesso che non ti avrei più degnata di una sola parola, ma a chi se non a te posso rivolgermi quando mi manca il respiro? Quando la notte è solo all'inizio.
Ti vedo sai? Fai capolino tra le nuvole mentre il tuo riflesso danza nelle pozzanghere.
Luna liquida.
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- Sei più forte ora, sei rimasto nonostante tutto.
- Non capisci proprio, vero? Non so qual è il mio posto qui e commetto errori. L’oceano non mi vuole più e se anche fosse? Non ho più pinne, né coda, nulla a proteggermi dal freddo… e dal silenzio.
- Io credevo che ti fossi abituato alla terraferma, che ti piacesse avere ancora braccia e mani.
- Si, lo ammetto, ma non è quello che mi fa rimanere qui – sospiro.
- E’ paura?
- No, per scappare bisogna avere un rifugio… ed io ora non ce l’ho.
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Non devi aver paura della tempesta,
del mare che risale la scogliera.
Non del sordo rumore dell’acqua,
che cavalca la roccia nuda.
Ascolta. Mi sta aiutando a restare,
urla per me, sovrasta le mie paure
ed io non me ne andrò questa sera.
Qui è tutto così rumoroso,
così violentemente pesante.
L’istinto mi dice di tuffarmi
lo stomaco di fuggire,
ma tu mi hai detto una cosa
“Non mi spaventi mica, sai”
ed io non me ne andrò questa sera.
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- Non posso ricominciare a scrivere, non so più chi sono. -
Il leprottino continuò a fissarmi immobile, indeciso se buttarsi a perdifiato giù dal vialetto verso il canale o girarsi e tornarsene nel campo di erba medica da dove era venuto.
- Certo potrei continuare a far finta di nulla e ad utilizzare lo spazio di questa bacheca che non è né terra, né mare... -
il leprotto abbassò un orecchio,
- ... né cielo. -
e poi l'altro.
Fui io a girarmi ed a tornare verso l'entrata del parco. La sensazione dei suoi occhi fissi su di me non mi abbandonò finché il vialetto, fatta una curva decisa verso destra, non si staccò dal canale per inoltrarsi in mezzo agli alberi.
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Esistono fili sottilissimi, come ragnatele, che anime gentili e graziose svolgono con pazienza.
Ogni tanto li scorgo, ma goffamente li recido.
Talvolta scientemente.
Quello che ho davanti ora mi incuriosisce, brilla di rugiada. Non so quanto sia lungo, quanto resistente.
Non importa. È lì.
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