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bluaquilegia 17 marzo

The God Called Poetry

Soltanto ora comincio a comprendere,

in queste notti, seduto a fare rime,

la forma e la misura di quel vasto

Dio che chiamiamo Poesia, che s’inchina

e salta attraverso cerchi di carta

ogni volta più in alto.

Mi piace pensare che diventerò

un grillo canterino o una cavalletta

che fa prodigiosi salti in aria

mentre le folle sbalordite, intorno,

mi fissano, e io canto, sempre più audace

fino a volare sulla spalla del mio padrone

frusciando tra i suoi folti capelli.

Più vecchio dei mari

più antico di pianure e colline

ancestrale come la luce che svasa

dalle ruote bollenti del sole.

Scuote la tempesta che strappa gli alberi

canta sopra i davanzali.

Ti ruggisce contro, oppure tuba,

grida e urla quando l’inferno scotta

cavalcando il suo guscio, spara.

Ti abbatte e ti soccorre

dove lo cerchi, non c’è.

Oggi, ad esempio, ha due teste

come Giano – calmo, benevolo, esatto;

e poi cruento, crudo: la barba dilaga

da parte a parte: dio smisurato

che spadroneggia su ogni ora;

stringe gli amanti nel bacio

sottrae il sole al temporale

tuono e odio gli appartengono

egli è il , è il no.

La barba nera mi parla, ha detto

“Benché l’uomo sia fragile

grida, schiocca la frusta, sii forte!

Infine, ti obbediranno:

collina e campo, fiume e palude

ti obbediranno, capriole e salti

al terrore della tua frusta

s’inchinano sotto il fragore della tua rabbia”.

La barba pallida mi parla, ha detto

“Vero: un premio si approssima

ma canta e ridi e corri ignaro

nel triangolo d’aria della pianura

tuffati nelle mie acque, bevi il mio sole

definisci con parole nude le mie creature;

ti verranno dietro

piene di grazia, senza dubbio né dolore”.

Parlò, infine, la sua doppia testa

il glorioso mostro terrificante

“Io sono il  e il no

nero come la pece – bianco come la neve

amami – odiami – ricongiungimi

odio nell’amore – perfetto nella viltà

giustizia equanime è fatta

vita condivisa tra luna e sole

la natura ti maledice – ti sorride

dacché sei poeta, figlio mio”.


Robert Graves

 

 


 

nota verde della giada in petto:

 

inondo di bellezza questo momento non qualificabile. ristabilisco in ogni istante il mio equilibrio. 
abbiate cura della bellezza che esplode dentro, rinfocolatela, espandetela, traboccate. 

ep 

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OSCURATO


il potere delle chiavi.
La zanna governa,
dai resti del cretaceo,
contro l’attimo
mondiale.


PAUL CELAN 

 

 

 

 

 

 

 

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24 febbraio 2022

 

l’odore dei guanti di pelle di mamma, delle tonalità lilla, beige, salvia, ma pure bianchi candidi, neri lucidi.

lo shampoo, nella boccetta di vetro, di papà, con il tappo nero, dal profumo fastidiosamente attraente.

trascrivo questi due ricordi, di me, con occhi di velluto scuro capaci di assorbire concetti, modi, idee, in totale fiducia, confidando ciecamente nel mondo piccolo.

 

ora, in questo tempo in cui non voglio né potrei credere in qualcosa, per apparenze e maschere sovrapposte, con gli stessi occhi scuri di velluto, più vecchi, più vigili, disposti a meraviglia e schifo, mi sento in un romanzo di Bernhard. 

ho sempre scelto io, con i miei occhi, sbagliando, cambiando, spogliando o agghindando. 

oggi vedo questo momento di storia di cui, malgrado tutto, osservo il contenuto visibile e, inesorabilmente, l’infinito dell’uroboro si concretizza in testa.
la mia speranza non finisce. che non si impari mai nulla, assodato.

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Riporto la trascrizione del dialogo sulla morte di Grumvalski, tratto dal film “La Haine”, mentre termino di leggere il saggio #Odio Manuale di resistenza alla violenza delle parole di Federico Falloppa, edito da UTET nel 2020.

Dal questo febbraio 2022, guardo il passato prossimo classificabile con #Andrà tutto bene, al presente indicativo ancora da catalogare con precisione ma fumante tensioni da ovest ad est di tipo bellico.

 

Desidero condividere solo questo.

 

Buon sabato (a Madame, Wood, Jea, Gian, Roberta, in particolare). 

A presto, sto leggendo magnifici libri di poesia. 

 

ep 

 

 

 

 

dialogo da “La Haine” - “L’Odio”, 

Mathieu Kassovitz

 

 

“Ci si sente meglio dopo una bella cacata…

Voi credete in Dio? Non bisogna domandarsi se si crede in Dio ma se dio crede in noi!

Avevo un amico che si chiamava Grumvalski. Siamo stati deportati insieme in Siberia.

Quando ti portano in Siberia nei campi di lavoro, si viaggia nei carri bestiame e si traversano steppe ghiacciate per giorni e giorni, senza vedere anima viva. Ci si scalda l’uno con l’altro ma il problema è che per liberarsi, per cacare, nel vagone non si può! e le sole fermate sono quando bisogna mettere l’acqua nella locomotiva.

Ma Grumvalski era parecchio timido e già quando dovevamo lavarci in gruppo si sentiva molto a disagio. Io lo prendevo un po’ in giro per via di questa storia. Insomma, il treno si ferma e tutti noi ne approfittiamo per andare a cacare dietro, dietro il vagone. Ma io gli avevo talmente rotto le scatole al povero Grumvalski che lui decide di andarsene un po’ lontano.

Insomma, il treno riparte. Tutti saltano su al volo perchè il treno non aspetta. Il problema è che Grumvalski che se n’era andato via dietro un cespuglio stava ancora cacando. Allora lo vedo correre fuori da dietro il cespuglio reggendosi con le mani i pantaloni per non farli cadere e tentando di raggiungere il treno. Io gli tendo la mano, ma come lui mi tende le sue, deve mollare i pantaloni che gli cadono alle caviglie. Ritira su i pantaloni e si rimette a correre… e i pantaloni gli cascano tutte le volte che Grumvalski prova a tendermi le mani”.

 

“Allora insomma, che è successo?”

 

“Niente. Grumvalski è… morto di freddo!”

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“Del resto un insieme è sempre un insieme di particolari, di frammenti.” Vitaliano Trevisan 

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Buone festività. 
ep

 

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G. Segantini, Le cattive madri - Inverno, 1894

 

 

 

 

 

 

 

 

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E. Munch, Paesaggio Invernale, 1906

 

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"Tutta la mattina
ho portato la tua Croce
con uno spago, come un pendente.
Batteva lievemente, come il cuore di un nascituro
batte dolce in pancia, indirettamente.
Ruth, la tua lettera la conservo di sicuro."

 

Anne Sexton 

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