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ultimo accesso: 07 maggio

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bluaquilegia più di un mese fa

 


sto qui, su questa mia zattera fatta di parole, solcando i boschi, senza rotta, cercando, nelle nelle parole stesse, un buon silenzio, un silenzio giusto, musicale, misurato. ebbene, dalla zattera di parole ricordate, ascoltate, fraintese, impastate, ho trovato un volumetto straordinario, un piccolo volumetto contenente gli scritti di Abraham Sonne, il Dottor Sonne, tanto ammirato da Elias Canetti. 
 

posso solamente consigliare le sue pochissime parole, silenziose, trasparenti, belle.

eccone un cenno:

 

 

«In queste bianche notti di sogno

sognate da un mondo stanco,

il tempo silente ascolta il suo battito,

mentre le fonti giubilano

celebrando la propria essenza.» (...)

 


Avraham Ben Yitzhak 

 

Poesie

con un saggio di Lea Goldberg, 

Portatori d'acqua Editore, giugno 2020

pagina 55
 

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bluaquilegia più di un mese fa

Jiří Orten

 

Io sono dei piovaschi e delle siepi
e delle erbe chinate dalla pioggia
e della chiara canzone che non gorgheggia,
del desiderio che sta chiuso in lei.


Di chi sono?
Io sono di ogni piccola cosa smussata
che mai spigoli ha conosciuto,
dei piccoli animali che reclinano la testa,
sono della nuvola quando è straziata.

 

Di chi sono?
Io sono del timore che mi ha tenuto
con le sue trasparenti dita,
del coniglietto che in un giardino in penombra esercita il suo fiuto.


Di chi sono?
Io sono dell’inverno ostile ai frutti
e della morte, se il tempo lo chieda,
io sono dell’amore, di cui sbaglio la porta,
al posto di una mela ai vermi lasciato in preda.

 

 

versi editi da Einaudi, scritti il 26 maggio 1940 (per i puristi attentissimi).


lo scatto, invece vi conduce direttamente dentro ad uno dei fiori della mia peonia bianca, fate attenzione, siate a modo... 

 

 

 


 

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bluaquilegia più di un mese fa
 

Giorgio Manganelli

 

Scrivi, scrivi;
se soffri, adopera il tuo dolore:
prendilo in mano, toccalo,
maneggialo come un mattone,
un martello, un chiodo,
una corda, una lama;
un utensile, insomma.
Se sei pazzo, come certamente sei,
usa la tua pazzia: i fantasmi
che affollano la tua strada
usali come piume per farne materassi;
o come lenzuoli pregiati
per notti d’amore;
o come bandiere di sterminati
reggimenti di bersaglieri.

II

Usa le allucinazioni: un
ectoplasma serve ad illuminare
un cerchio del tavolo di legno
quanto basta per scrivere una cosa egregia –
usa le elettriche fulgurazioni
di una mente malata
cuoci il tuo cibo sul fuoco del tuo cuore
insaporisci della tua anima piagata
l’insalata, il tuo vino
rosso come sangue, o bianco
come la linfa d’una pianta tagliata e moribonda.

III

Usa la tua morte: la gentilezza
grafica gotica dei tuoi vermi,
le pause elette del nulla
che scandiscono le tue parole
rantolanti e cerimoniose;
usa il sudario, usa i candelabri,
e delle litanie puoi fare
un bordone alla melodia – improbabile –
delle sfere.

IV

Usa il tuo inferno totale:
scalda i moncherini del tuo nulla;
gela i tuoi ardori genitali;
con l’unghia scrivi sul tuo nulla:
a capo.

 

 

la poesia si intitola "Scrivi, scrivi"... 

 

 

 è stata scritta nel gennaio del 1961 (notizia per gli amanti dei dettaglio),  ed è edita da Crocetti 

 

La foto è per Voi, lo scatto è mio. 

 

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bluaquilegia 07 maggio

Non si tocchi Caino 


 


 

Guardami –
non prometto niente di buono.
Sono messo qui a dirti qualche cosa
che non capisci bene –

Io sono la prima profezia.
La profezia che porto nella carne
è questa: calpesterai ciò che ami.
Molto vicino, intorno
e dentro te – ciò che ti fa vivo
lo massacrerai.

La profezia è questa:
ti butterai in un agire furioso
fino alla rovina.

Dopo non so. Non so.
Non so cos’altro covi.

Io sono Caino. Non sono l’antenato
non abito un passato favoloso
non sono la pagina di un libro
io non sono il reietto
il primo mal riuscito che s’accantona e si perde
una manovra sbagliata della creazione
io non sono
una patologia malata.

Non sono la favola stantia
di due fratelli nello scenario vuoto
del principio. Io vivo adesso
dentro ogni umano, e lo strattono
fino all’insolenza, fino al delitto
a volte.

Sono il tuo infecondo, il secco, la desolata riva
da cui guardi la terra fertile degli altri,
il loro stare bene e te ne duoli, ti rodi,
la più sterile riva
su cui piombi stremato, a volte.

Sono io il mistero
del male che ti attrae
e con cui ti batti. Sempre.

 

Mariangela Gualtieri, Caino 

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bluaquilegia 01 aprile

lettere particolari

 

 

 

Dear,

 

 

best regards.

ep

 

 

 

all the world is green... Tom Waits  (from so Far).

 

 

 

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bluaquilegia 29 marzo

Wallace Stevens

della superficie delle cose,1923

 


 

I

Nella mia stanza, il mondo è oltre la mia comprensione;
ma quando cammino vedo che consiste
in tre o quattro colline e una nuvola.

II

Dal mio balcone, studio l'aria gialla,
leggendo dove ho scritto
«La primavera è come una bella donna che si spoglia».

III

L'albero d'oro è blu.
Il cantore si è messo il mantello sulla testa.
La luna è nelle pieghe del suo mantello.


 

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bluaquilegia 24 marzo

Matsuo Basho
 

È primavera:
tenue nebbia
su una montagna senza nome

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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bluaquilegia 23 marzo

Giorgio Manganelli 
 

 

 Ecco, diciamo che sta piovendo. Non fa freddo. L’acqua vi circonda con cura, non aggressiva, ma pervasiva. Una buona pioggia, professionale, seria. Il paesaggio è morbido, lene, pensoso. Pascoli, campi di avena, qualche boschetto dipinto dei colori giusti. Sotto la pioggia, mucche senza ombrello, tranquille, irrestringibili. Potrete anche vedere maiali che brucano.

 

 

 

nota apodittica

 

questo è un poeta ed è questa poesia.
far sì che si sentano gocce fresche di pioggia scorrere addosso 

in questa siccità, meteorologica e umana.

 

 

 

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bluaquilegia 20 marzo


tra spleen e saudade si celebri pure questo equinozio. 

 

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bluaquilegia 19 marzo


"Devono, tutti, andarsene e chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari, in una cella insonorizzata, creando i loro personaggi con le parole e poi suggerendo che questi personaggi di parole siano più vicini alla realtà delle persone vere che ogni giorno noi mutiliamo con la nostra ignoranza? Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati."

 

Philiph Roth

 

 

 

 

 

 

 

STARDUST... 

 

 

 

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