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Mi descrivo
.
Su di me
Situazione sentimentale
-
Lingue conosciute
-
I miei pregi
-
I miei difetti
-
Amo & Odio
Tre cose che amo
il cielo limpido
il cioccolato
la gentilezza
Tre cose che odio
l'ambiguità
l'indifferenza
la teoria senza la pratica
I miei interessi
Vacanze Ok!
Vacanze Ko!
Passioni
Musica
Cucina
Libri
Sport
Film
Libro preferito
Meta dei sogni
Film preferito
Io penso che le persone non si dimenticano.
Non puoi dimenticare chi un giorno ti faceva sorridere, chi ti
faceva battere il cuore, chi ti faceva piangere per ore intere.
Le persone non si dimenticano.
Cambia il modo in cui noi le vediamo, cambia il posto che occupano
nel cuore, il posto che occupano nella nostra vita. Ci sono persone
che hanno tirato fuori il meglio ...di
me, eppure adesso tra noi, c’è solamente un semplice ‘ciao’.
Ci sono persone che hanno preso il mio cuore e lo hanno ridotto in
mille pezzi, senza nemmeno pensarci due volte. Ci sono persone che
sono entrate nella mia vita in punta di piedi e ne sono uscite
esattamente nello stesso modo.
Ci sono persone che hanno creato un gran casino, che hanno
sconvolto i miei piani, che hanno confuso le mie idee. Ci sono
persone che nonostante tutto, sono ancora parte della mia vita. Ci
sono persone che sono arrivate e non sono più andate via. Ci sono
persone che, anche se io non le ho mai sentite, ci sono sempre
state.
E poi ci sono persone che non fanno ancora parte della mia vita, ma
che tra qualche anno forse, saranno le persone più importanti per
me. Ci sono persone che: nonostante mi abbiano fatto versare
lacrime, mi abbiano stravolto la vita, mi hanno insegnato a vivere.
Mi hanno insegnato a diventare quello che sono.
E, anche se oggi tra noi resta solamente un sorriso o un semplice
‘ciao’, faranno per sempre parte della mia vita. Io non dimentico
nessuno. Non dimentico chi ha toccato con mano, almeno per una
volta, la mia vita.
Perché se lo hanno fatto, significa che il destino ha voluto che mi
scontrassi anche con loro prima di andare avanti.
Avevo ormai imparato che al mondo esistevano
cose impossibili da affrontare solo con le proprie forze. Ciò che
siamo in grado di determinare grazie ai nostri semplici desideri,
pensavo, è niente se paragonato a quanto invece continua ad
accadere indipendentemente dalla nostra volontà, come un fiume
sconfinato che scorre inarrestabile per volere di qualcuno o di
qualcosa molto più grande di noi. Sapevo che nella vita c'erano
più cose brutte che belle, e questo era vero in particolare
nel mio caso. Mi sforzavo di vivere alla giornata, cercando la
felicità nelle piccole cose, eppure...eppure.
Quanto più riflettevo tanto più mi montava la
rabbia, e allora nascosi il viso nel manto setoloso di Hermès e
mi morsi le labbra fin quasi a farle sanguinare.
Fluida la notte, dalla sera scende
si spande lentamente sulla pelle
liscia i capelli sparsi sul guanciale
carezza le guance e pare non toccare
così celato può sgorgare un pianto
che tra le ciglia è trattenuto a stento.
Si sposa col silenzio quasi sempre
chiama la percezione di te stesso
a rivivere o sognare, qualche passo
di ballo sensuale o di un amplesso.
Oppure, seta nera, copre un giorno
ch'è stato troppo lungo e tormentato
e non vale sapere cosa l'ha guastato
è qui, sempre pesa e non vuol passare.
Così lei ti circonda lentamente
impalpabile, buia, s'insinua nei pensieri
spandendo tranquillità nella tua mente
vorresti trattenerla ancora e farti salvare.
Se era vero che i muschi non hanno radici e
l'amore materno può nascere spontaneo, apparentemente dal nulla,
allora forse avevo sbagliato a ritenermi incapace di crescere mia
figlia. Forse anche chi aveva vissuto isolato e senza affetti
poteva imparare ad amare profondamente al pari di chiunque
altro.
Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere
inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su
l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si
strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
Il mio cane non mi riconosceva. Non sapeva nemmeno
chi fossi. Jazz era un basset-hound. I miei genitori l'avevano
comprato con l'idea che stesse vicino al caminetto a piangere e a
pensare. Non andò proprio così. Per quei casini che accadono solo
con gli animali di razza nel suo pedigree c'erano stati degli
inciuci pazzeschi, il nonno si era scopato la figlia, poi la figlia
il fratello, che poi risultò essere un omosessuale, tutto un
bordello solo per restare un basset-hound, e alla fine dal frocio e
la minorenne consenziente era nato Jazz, sicuramente basset-hound,
ma con il cervello completamente a puttane, azzerato di brutto,
vittima della sua stessa basset-houndezza.
Se le donne sapessero davvero con chi escono a
cena. Con chi si infilano nel letto, con chi fanno colazione la
mattina. Chi è davvero l'abominevole fissato con cui convivono, il
maniaco delle proprie cose, il bambino cresciuto sempre in cerca di
nuovi giocattoli, il guardone masturbatore che si consuma gli occhi
sui siti pornografici, il russatore abbuffone svaccato e incurante
in cui si è trasformato nel giro di qualche mese o anno l'uomo che
le aveva assediate con sorrisi e frasi fatte e gesti stereotipati e
pura insistenza martellante fino a convincerle di essere il
migliore che potessero mai incontrare.
L'abitudine italiana degli scambi di abbracci e
baci anche tra semplici conoscenti continua a lasciarla leggermente
perplessa, non ci si è mai abituata del tutto. All'inizio sembrava
una manifestazione calorosa di espansività mediterranea, ma col
tempo ha cominciato a pensare che in fondo si dovrebbero
abbracciare solo le persone con cui esistono autentici legami
d'affetto, e che farlo in modo indiscriminato tende ad essere una
pantomina esasperante, fatta di gesti che evocano sentimenti e li
fanno scomparire nello spazio di due secondi.
Francesca ha trentaquattro anni. Chissà che
meraviglia quando ne avrà quaranta. Quante cose nuove ci saranno
dentro di lei, quanta conoscenza in più, quanti boccioli che
adesso in lei sono solo semi. Il futuro è già qui. Questa è la
bellezza di una donna: quando è ragazza è un luogo, ma quando è
donna è un mondo.
Margherita, ti rattrista
che Goldengrove perda le foglie?
Le foglie, come le cose umane, con i tuoi
freschi pensieri tu le curi, puoi?
Ah, ma il cuore indurendo via via
più freddo a quella vista non spende
un sospiro, anche se mondi di foglie
frantumate giacciono morte spoglie;
però tu piangerai e saprai perchè.
Ora, bambina, non importa il nome:
le fonti del dolore sono uguali.
Nè la bocca o la mente, aveva detto
ciò che il cuore sentiva e l'anima
intuiva:
per il danno cui l'uomo è nato,
per Margherita, per te stessa piangi.
Che sia l'amore tutto ciò che esiste
È ciò che noi sappiamo dell'amore;
E può bastare che il suo peso sia
Uguale al solco che lascia nel cuore.
Ogni giorno scoprivo addosso a me piccoli
detriti del tempo che passava. Mi tiravo su i capelli mi
truccavo, ero ancora bella, forse più che da ragazza, ma avanzavo
in bilico, sfacciata e palpitante. Ed era quell'incertezza a
rendermi più umana. Pochi mesi prima, in un giorno qualunque,
nello specchio di un ascensore avevo visto i mille versi che le
piccole rughe appena visibili avrebbero preso, come baffi, come
riccioli capricciosi, rimaneggiando i miei lineamenti. E avevo
capito che l'epicentro dell'esplosione è un cruccio che parte da
dentro e da dentro ci caria. Da lì partono le crepe, come un
vetro che si frantuma e resta in piedi. Non si invecchia giorno
dopo giorno, si invecchia di colpo, di un nodo amaro. Una
scintilla guasta che ci folgora, ci insudicia...sparge amarezza
sul nostro viso.
E infine, anche ammesso che per una sola e
determinata meraviglia, per un solo e determinato cordoglio, per
una sola e determinata rabbia io avessi assunto quelle espressioni,
esse erano come le vedevo io, non già come le avrebbero vedute gli
altri. L'espressione di quella mia rabbia, ad esempio, non sarebbe
stata la stessa per uno che l'avesse temuta, per un altro disposto
a scusarla, per un terzo disposto a riderne, e così via.
Dobbiamo sopportarci quali siamo, il segreto è
tutto qui. Sopportare il nostro carattere, la nostra natura di
fondo, con tutti i suoi difetti, l'egoismo e la cupidigia, che non
saranno corretti nè dall'esperienza nè dalla buona volontà.
Dobbiamo accettare che i nostri sentimenti non siano
contraccambiati, che le persone che amiamo non rispondano al nostro
amore, o almeno non nel modo che vorremmo. Dobbiamo sopportare il
tradimento e l'infedeltà, e soprattutto la cosa che ci riesce più
intollerabile: la superiorità intellettuale o morale di un'altra
persona.
Del fatto che lavorava fino a tardi lei non
dubitava, ma sapeva che non dormiva al club, e lui sapeva che lei
lo sapeva. Comunque, non c'era niente da dire. O meglio, ci
sarebbe stato anche troppo. In fondo si somigliavano nel loro
terrore di affrontare un conflitto e la regolarità di quelle
telefonate serali, per quanto Emily non le considerasse sincere,
rappresentava un conforto per entrambi. Se la finzione era solo
frutto di un'ipocrisia convenzionale, doveva ammettere che
funzionava. La vita le offriva motivi di soddisfazione: la villa,
il parco, i figli soprattutto - ed Emily intendeva conservarli
evitando di provocare Jack. Del resto la presenza di lui non le
mancava quanto la sua voce al telefono. Pur non assomigliando
all'amore, le continue menzogne erano un segno di attenzione
durevole: Jack doveva volerle bene per costringersi ad inventare
scuse tanto elaborate e da così tanto tempo. Il suo inganno era
una forma di contributo all'importanza del loro
matrimonio.
Alcune persone hanno un
viso che è come una calamita rivestita di pelle, una calamita che
attrae tutti i lati oscuri, gli alti e i bassi, l'anima e l'essenza
della loro personalità. Queste persone pensano con il viso;
discutono, passeggiano, litigano, hanno fame, sono felici, amano e
fanno l'amore con il viso. Hanno bisogno di un corpo, ma
questo non è che un piedistallo insignificante, attaccato
al viso al solo scopo di sorreggerlo. Queste persone sono
essenzialmente volti che camminano.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di
scale
eora che non ci sei è il vuoto ad ogni
gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con
quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.