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depinu più di un mese fa

Ho un debole per quelle persone

che sanno di essere fortunate.

Che ne hanno passate

di tutti i colori.

E perciò vivono colorate.

Che non hanno bisogno

di nascondere gli altri

per sentirsi giganti.

Che tutti portiamo dentro

nascosto da qualche parte

un dolore che non passa mai.

Qualcosa che ci ha cambiati per sempre.

Ma non per questo ci sentiamo più grandi.

Ma non per questo ci sentiamo migliori.

Ho un debole per quelle persone.

Che spente le luci, rimangono accese.

Che chiuso un amore, rimangono vive.

Che sciolto il trucco, rimangono vere.

Ho un debole per le persone

attente a toccare.

Che una carezza quando incontra un livido

si fa ricordo.

Ho un debole per quelle persone

che hanno lottato.

E in silenzio hanno vinto.

Che dal giorno in cui sono uscite

dal loro buio

soffrono di felicità ossessiva compulsiva.

Che non hanno mai rinunciato

alla loro dolcezza.

Che non si sono piegate alla rabbia

quando la rabbia era l’unico modo

per farsi ascoltare.

Ho un debole per quelle persone

che sanno che insistere

significa violentare.

Che rispettano un “no, grazie”

senza aggiungere altro.

Che dev’esserci un motivo

per entrare nella vita di una persona.

E quel motivo dev’essere chiaro.

Sempre.

Che essere gentili

non vuol dire essere stupidi.

Che conoscono il peso delle parole

e non te le scagliano contro

per difendersi.

Che rispettano la solitudine.

Perché sanno che una persona

custodisce lì, tutto ciò che non si può raccontare.

Tutto ciò che non vuol essere trovato.

Ho un debole per quelle persone

che quando camminano per strada

e incrociano il tuo sguardo

per un istante sorridono.

Le adoro.

Mi mandano letteralmente

fuori di cuore.

Andrew Faber

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depinu più di un mese fa

Un giorno, una persona a cui tenevo tanto, mi raggelò con tre parole: “Sei troppo impegnativa”. Da buona empatica mi misi nei suoi panni, chiedendomi cosa non andasse in me. Mi feci mille altre domande.

E poi arrivai alla risposta.

È impegnativo tutto quello che è importante e profondo, e la maggior parte della gente, adesso, preferisce la superficie, quella che non richiede sforzo. Siamo nell’era dei “Ti amo” detti ogni mese a una persona diversa, delle relazioni lampo, dei dialoghi superficiali.

Eppure, eppure… un giorno capii che non c’è niente di sbagliato a volere tutto. Capii che voglio essere libera di scherzare, fare la bambina, ma anche essere una donna forte. Che voglio poter parlare di letteratura e filosofia quando mi va, come anche guardare un programma trash in Tv.

Voglio poter dire che sono fatta solo per storie serie, senza avere il timore di essere pesante.

Voglio essere tutto. E voglio qualcuno che sia tutto.

Perché a me, chi è “impegnativo” piace: ci so nuotare nelle profondità, è nella superficie che annego.

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