Ho un debole per quelle persone
che sanno di essere fortunate.
Che ne hanno passate
di tutti i colori.
E perciò vivono colorate.
Che non hanno bisogno
di nascondere gli altri
per sentirsi giganti.
Che tutti portiamo dentro
nascosto da qualche parte
un dolore che non passa mai.
Qualcosa che ci ha cambiati per sempre.
Ma non per questo ci sentiamo più grandi.
Ma non per questo ci sentiamo migliori.
Ho un debole per quelle persone.
Che spente le luci, rimangono accese.
Che chiuso un amore, rimangono vive.
Che sciolto il trucco, rimangono vere.
Ho un debole per le persone
attente a toccare.
Che una carezza quando incontra un livido
si fa ricordo.
Ho un debole per quelle persone
che hanno lottato.
E in silenzio hanno vinto.
Che dal giorno in cui sono uscite
dal loro buio
soffrono di felicità ossessiva compulsiva.
Che non hanno mai rinunciato
alla loro dolcezza.
Che non si sono piegate alla rabbia
quando la rabbia era l’unico modo
per farsi ascoltare.
Ho un debole per quelle persone
che sanno che insistere
significa violentare.
Che rispettano un “no, grazie”
senza aggiungere altro.
Che dev’esserci un motivo
per entrare nella vita di una persona.
E quel motivo dev’essere chiaro.
Sempre.
Che essere gentili
non vuol dire essere stupidi.
Che conoscono il peso delle parole
e non te le scagliano contro
per difendersi.
Che rispettano la solitudine.
Perché sanno che una persona
custodisce lì, tutto ciò che non si può raccontare.
Tutto ciò che non vuol essere trovato.
Ho un debole per quelle persone
che quando camminano per strada
e incrociano il tuo sguardo
per un istante sorridono.
Le adoro.
Mi mandano letteralmente
fuori di cuore.
Andrew Faber