Libero

diego2020200

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Scorpione

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ultimo accesso: 6 ore fa

Profilo BACHECA 31

diego2020200 più di un mese fa

Allego solo parte di quanto ho fatto e aggiungo solo un grazie di cuore a tutte/i per la vostra sempre squisita gentilezza e cortesia. GRAZIE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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diego2020200 più di un mese fa

 

           

 AL DONO PIU' FULGIDO CHE DIO POTEVA DARE ALL'UMOMO

    1. E’ la mimosa, il tuo segno, donna

Grondano ancora sangue, drappi e bandiere

Troppe volte mostrati ed issati al vento,

con rose rosse, garofani gialli e grandi croci nere,

a portare non pace, ma aspre guerre e gran tormento.

 

In nome di tutto, in nome di niente,

morivano a migliaia per uomini vili, donne coraggiose,

per scriver col sangue sulla pietra e nella mente,

di povere indifese che non avevano nulla o forse poche cose.

 

Taglia e colpisce ancora il pugnale acuminato,

gli idoli, i miti, son nuovi, non sono più immortali,

eppure il cader delle donne non è ancor cambiato

meno innocenti forse, stessa la mano ad infliggere quei mali.

 

Ne sboccian tante son belle, sono il tuo valore,

coglile tu, donna, diffondi il tuo segno e il suo profumo

afferra il tempo, raccogli la sfida e aumenta il tuo ardore,

perché il pugnale cada, sotterralo e non lo trovi più nessuno.

 

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diego2020200 più di un mese fa

Troppe volte ho subito insulti relativamente al fatto che mi ritenevo uno che scrive "non uno scrittore" termine molto serio e impegnavo, cosi ho pensato di pubblicare solo alcune delle cose che ho fatto:

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi piace scrivere, probabilmente ciò che scrivo non è gradito, ma questo è quello che ho fatto e so fare

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diego2020200 più di un mese fa

Il materiale vegetale che deriva dal ciclo biologico delle piante che vivono in ambienti caratterizzati da grande abbondanza d’acqua in lento movimento e a bassa temperatura, tende, progressivamente, ad accumularsi in strati dando origine alla torba, che rappresenta lo stadio iniziale della formazione del carbone.

Questo prodotto, quindi, durante la combustione produce calore, ma rilascia anche molta cenere, che rimane come silenziosa ed ingombrante testimonianza nel caminetto ormai spento.

Rappresentazione abbastanza originale e per nulla stravagante se si paragona al calore umano che, invece, come il cuore, sa essere, come il sole, produttore di “eterna” energia.

Il cuore ha, pertanto, una vita a sé, in contatto non subalterno con la mente, sa esprimere un modo di essere e di esistere proprio ed una propria capacità di interpretazione di tutte le emozioni che gli giungono, essendo stato comunemente designato come il custode ed il garante dei sentimenti.

Naturalmente le sensazioni, le suggestioni non sono tutte uguali, hanno ciascuna una gradazione diversa e in modo diverso ricevono un impulso che si traduce in comportamenti di volta in volta diversi.

Ecco che allora il cuore non solo è parte viva dell’essere, ma assume una capacità di esaminare, elaborare impulsi e reagire di fronte ad ogni evento in modo diverso.Altra caratteristica è la ricchezza e qualità che il cuore assume in sé e sa rappresentare, è il non essere indifferente alle aspettative e desideri dello spirito.

Ogni volta che l’occhio fotografa e la mente interiorizza un’immagine, il cuore prontamente fornisce una risposta immediata.Allora amare, significa a volte commuoversi, a volte piangere, a volte sospirare, ma sempre esprimere speranza.

Assumere, infine, il positivo atteggiamento di chi, comprese le dinamiche della vita, facendo proprio il senso di umanità che si sprigiona dentro un umano pensante, esternare sentimenti tutti volti a confermare la partecipazione vera, concreta e reale ad ogni evento.

In altri termini, vivere col cuore significa manifestarne tutti gli effetti, che non sono espressione di debolezza, ma la grande, infinita capacità di comunicare il sentimento più bello, più profondo e più fortificante dell’essere:

L’AMORE.

 

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diego2020200 più di un mese fa

... E NON CI SONO PIU' ....

 

Trema la terra, instabile il cammino,

all’improvviso non si vede nulla

la polvere invade la strada,

Forte il fragore di qualcosa che rimbomba al suolo

L’ombra che oscurava la stada non si vede più.

Il cielo regala sempre nuovi squarci di luce.

Tutto sta crollando, la gente viene ingoiata

In montagne sempre più grandi di macerie.

Non rimane più nessuno.

La strada ha perso il suo segno,

non rimane più nulla.

Qualcuno riesce ancora a correre

Non sa nemmeno dove, quasi impazzito.

Continua il fragore non si vede nulla,

Volti emaciati, imbiancati,

non riescono nemmeno a domandarsi

cosa sta succedendo, si è perso il senso della vita.

Si è perso il senso della realtà.

Tutto è divenuto un ammasso di macerie

Di fronte al sole che le ricopre adesso con la luce.

Ora si capisce il dramma che li circonda,

che li ha avvolti ed inghiottiti.

Le mani deboli e fragili cominceranno a scavare.

A rimuovere inutilmente tutto.

Qualche voce, dall’inferno grida e cerca aiuto.

Ma quanti non ci sono più.

Solo Dio sa chi sono e dove sono,

per gli altri rimarrà solo la fatica dell’innutile ricerca.

 

 

 

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diego2020200 più di un mese fa
    1.  

       

       IL TEMPO

Ti cambia il tempo, cresci,

vorresti che fosse cosi anche per l’anima.

A volte cerchi spaurita un po’ di solitudine,

ma poi insegui quel bisogno d’affetto.

Una mano da stringere,

sentir palpitare il cuore,

oltre i soliti battiti così automatici e banali,

che misurano il tuo tempo di ogni giorno.

Vorresti vincere il desiderio forte,

a volte prorompente

di sensazioni tutte da vivere.

Ma il cuore è un padrone severo

e ti accorgi di non esser abbastanza forte

da allontanarli o solo non pensarli.

La verità ha un costo cosi elevato,

che spesso ti accorgi

di non potertela permettere.

Allora perché non dimenticare, andare oltre,

ricordare perché non ritornino

gli stessi pensieri,

perché il passato non si ripeta ancora,

ma siano nuovi sogni a coglierti,

ad accompagnarti dalla notte al giorno.

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diego2020200 più di un mese fa
    1.  

      TU NELLA SERA

Tardo il pomeriggio di quel giorno,

s’incamminava lento verso sera,

seduti a parlare, a far ritorno

al dolce tempo della nostra primavera.

 

Sogni e speranze di un lungo cammino

che ci hanno attraversati come una saetta,

sentendoti a me sempre vicino,

 il tempo, a volte, non aveva fretta.

 

Sguardi, sorrisi, baci con passione,

ovunque per noi docile alimento,

insieme nell’attesa di una guarigione,

spegnersi dei nostri cari, provar tanto sgomento.

 

Abbiamo camminato ma non siamo stanchi,

convinti che la strada è lunga, forse infinita,

e vogliamo, dobbiamo ancora andare avanti,

 insieme continuerem nell’altra vita.

 

Allora non conta se il sole scende giù,

verso la sera che già ci copre e oscura,

sei mia per sempre, non ti lascio più,

la nostra via è la stessa, stretta ma sicura.

 

So che mi sei accanto, sento i battiti del cuore,

cerco la tua mano e la stringo piano,

abbracciato a me un miracolo d’amore.

Sommesso, tenue un verso: ancor ti amo !

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diego2020200 più di un mese fa

      Una finestra aperta

un libro appoggiato sul davanzale,

d’una finestra aperta,

dove le pagine scorrono mosse dal vento.

Quasi portando via anche quelle parole

scritte tempo fa.

Una tazza di caffè appoggiata ad un cuscino disfatto.

Non c’è nessuno, fuori è tutto bianco

una leggera coltre di neve rende il colore tutto uguale.

Non legge più nessuno, tutti sanno parlare

Non ci sono più misteri da scoprire,

i valori sono diventati un mito,

i fatti ascoltati in chiesa son diventati una leggenda.

Non c’è più nulla per cui credere o sperare.

I sentimenti, valori d’un tempo, sono divenuti una cosa passeggera

Bisogna saperli godere un attimo, poi si deve cambiare.

La nuova regola è il cambiamento, niente è duraturo

Cosi ti accorgi che tutto è diventato breve.

Lo spazio d’un mattino.

 

Tazza Di Caffè E Del Libro Aperto Con Il Plaid Caldo Sul Davanzale Bianco  Contro Il Paesaggio Della Neve Dall'esterno Fotografia Stock - Immagine di  vivere, libro: 134983416

 

 

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diego2020200 più di un mese fa
  1. LA CLESSIDRA

Guardiamo quella clessidra sempre più antica

dove ogni tanto cade un granellino.

Rimaniamo abbracciati le labbra unite

Mentre le lingue si cercano

Per regalarsi sapori sempre nuovi

I corpi già uniti vogliono catturare ogni palpito

quasi a voler giocare con il tempo.

scrittrice senior che lavora con la clessidra in primo piano
 - Foto, immagini

 

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diego2020200 più di un mese fa

Pensando al nuovo anno mi viene in mente la stupenda opera di Giacomo Leopardi, di cui riporto un frammento del testo:

“Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere”:

Venditore: Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?

Passeggero: Almanacchi per l'anno nuovo?

Venditore: Sì signore!

Passeggero: Credete che sarà felice quest'anno nuovo?

Venditore: O illustrissimo, sì, certo.

Passeggero: Come quest'anno passato?

Venditore: Più più assai.

Passeggero: Come quello di là?

Venditore: Più più, illustrissimo.

Passeggero: Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?

Venditore: Signor no, non mi piacerebbe.

 

Dialogo intenso che evidenzia l’umana insoddisfazione, ma era pessimista solo Leopardi?

Il pensare al nuovo anno rischia di aumentare la dicotomia fra l’immaginario e il reale. L’immaginario suggerisce una vita serena, lontani dalle malattie e dai problemi, una famiglia nella quale ritrovare tutti gli affetti e la condivisione di tutti quei valori più sani e genuini.

Guardando fuori si vorrebbe un mondo più buono, senza guerre, senza la fame nel mondo, senza catastrofi, insomma una globalizzazione della bontà in ogni sua espressione migliore.

Oggi la realtà è più cruda, più complessa e meno tranquillizzante. I problemi economici del paese influiscono sullo stato d’animo, cresce l’ansia, il futuro pare incerto, giacché poco possiamo fare per cambiarlo di fronte alle speculazioni delle banche centrali e nazionali che vogliono comprare tutto, anche quel poco che è rimasto.

Di fronte a COVID19 che sembra esser divenuto la nuova peste del secolo, che sta uccidendo quei pochi rigurgiti di libertà a cui eravamo abituati e che ora ci vediamo sottrarre lentamente in nome di reali o presunti rischi.

Le guerre continuano, i bambini continuano a morire di fame e per le malattie, le statistiche che nessuno ormai legge dicono che nel primo trimestre di quest’anno il mondo ha perso oltre 30.000 bambini. L’effetto serra aumenta con cicloni e disastri sempre più forti ed estesi.

Non si fa prevenzione perché costa, è più comodo annunciarla in ogni incontro internazionale e nazionale o in occasione di ogni campagna elettorale che ormai non ascolta più nessuno. La gente, infatti, non si sente più coinvolta nemmeno per andare a esprimere il proprio voto e aumenta l’assenteismo.

Meglio attendere le catastrofi e i morti, così si spenderà di più a favore di pochi e a scapito di molti.

Magari costruendo di nuovo sulle macerie come le case, le strade e le chiese, edificando di nuovo sulle macerie umane, c’è anche il rischio che cresca ancora di più il PIL con la gioia di tutti coloro che speculano sulle sofferenze inflitte ad altri.

Stanno scomparendo importanti certezze come il traguardo della pensione, anzi, stanno cadendo altri traguardi non meno importanti.

Il lavoro ed i diritti che lo hanno accompagnato per decenni, pensando che fossero definitivamente acquisiti, ma che oggi la realtà dimostra che di acquisito non esiste più nulla in nome di quel “mercato” troppo spesso invocato ma di fatto sconosciuto o in possesso solo di pochi sempre più pochi.

Tutto diventa più precario e si vive di più grazie a molti medicinali che fanno arricchire le case farmaceutiche. Si predica l’uso dei salutari vaccini che la storia ha dimostrato non aver salvato l’umanità. I vaccini nel passato sono arrivati quando le condizioni di vita erano già migliorate, ma qualcuno ha pensato di arrogarsi meriti che di fatto non ha avuto.

Si convive con malattie frustranti e, a volte, molto dolorose. Troppo pessimisti o troppo realisti ??

Allora sorge, all’improvviso, la terza via quella dei sogni misurati e della concretezza positiva.

Ma c’è qualcosa a cui non si vuol rinunciare? Quel qualcosa che nasce dagli affetti più cari, ancora e sempre, dalla famiglia, dunque, fino a giungere ad una vita serena senza sprechi, né manie di grandezza, vivere, insomma, in una società che non calpesti la dignità dell’uomo, del cittadino, del lavoratore.

In fondo non si chiede nulla di nuovo, ma solo correggere gli errori dell’anno passato o, addirittura del passato recente, migliorare, migliorarsi senza pensare a rivoluzioni filosofiche o civili.

Insomma, godere di quello che si è guadagnato onestamente, cercando di condividerlo con i familiari, poter donare qualcosa a chi ha bisogno, ai veri disagiati, non umiliando la solidarietà e la sussidiarietà. Forse lo si è detto anche in passato, ma non si è avverato. L’anno prossimo è quello giusto? Forse dobbiamo solo crederci di più.

 

Alla fine del viaggio non avremo incontrato la verità, forse maggiore consapevolezza di chi siamo e, magari, vorremmo essere. Se dovessimo usare il verbo “dovremmo essere” allora dovremmo pensare che sarebbe necessario intraprendere un altro cammino o un cammino diverso.

……….. ma questa è un’altra storia !!! …………

 

 

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