Negli ultimi quindici
mesi ho lavorato sodo, all'estero, molto lontano da qui. Forse
avrei dovuto trovare il tempo per tornare, di tanto in tanto.
Forse se l'avessi fatto non ci sarebbe stato bisogno di chiedere
a Marta, stamattina, chi fosse quel tipo che fumava uno dei miei
pregiatissimi sigari, spaparanzato nudo sul mio letto. Domanda
piuttosto imbarazzante, per me e per lei, ma non potevo tenermela
dentro, perché se c’è una cosa che mi secca è constatare che
qualcuno abbia messo mano alle mie scatole di sigari in mia
assenza, ergo senza il mio
permesso.
Questo imprevisto ha
guastato tutto, peccato. Avevo pensato di farle una sorpresa, ero
arrivato a casa con i fiori e un solitario in tasca, senza
avvisarla del mio ritorno. E invece la sorpresa l'ha fatta lei a
me. "Per favore, Mario, evitiamo scenate", mi ha
detto.
Scenate? Non ci penso
nemmeno, non sarà per un sigaro, che affronterò mai un civile
confronto con una specie di carrarmato bipede come quel fumatore
a scrocco di Cohiba. No, nessuna scenata, mi sono accomodato
sulla mia poltrona, in salotto, ho tirato fuori il solitario
dalla tasca e mi sono ubriacato di luce rigirandolo tra le dita,
fino quasi a
consumarlo.
P.S. Il raccontino è mio
ma non è autobiografico. E soprattutto non mi chiamo
Mario.