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gattosilvestro_77

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Mi descrivo

Sono come tante altre persone: né migliore né peggiore. Non sopporto "fare di ogni erba un fascio" e adoro " l'abito non fa il monaco". Il mio motto è: "La speranza è l'ultima a morire". Odio l'aridità del denaro e le persone tirchie ed egoiste. Aggiungo anche i ruffiani e i leccaculo!!

Su di me

Situazione sentimentale

single

Lingue conosciute

Francese

I miei pregi

sono buona e generosa

I miei difetti

debole, insicura, influenzabile, ingenua

Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. chi mi sa stare accanto senza condizioni
  2. Le canzoni dei Nomadi - Danilo
  3. I bambini e il gelato al bacio

Tre cose che odio

  1. gioielli, potere dei soldi
  2. Silvio Berlusconi
  3. chi non condivide

I miei interessi

Vacanze Ko!

  • Tour organizzato
  • Cucina

    • Piatti italiani

    Libro preferito

    Un calcio in bocca fa miracoli

    Meta dei sogni

    Australia e Nuova Zelanda

    Film preferito

    Salvate il soldato Ryan

    IL MIO PAESE

    Grandi risaie e filari di pioppi
    e all'orizzonte montagne maestose
    non si può dire che sia il paradiso
    ma è il paese dove son nato.
    La gente è chiusa e un poco scontrosa
    ma quando ama sa amare davvero ci sono senz'altro dei posti migliori
    ma è il paese dove son nato.
    Fiumi e canali sono le sue vene
    e il cielo azzurro è la sua mente
    sudore e fatica sono il suo corpo
    è il paese dove son nato.
    Ricordi antichi sono le memorie
    pane e lavoro sono le speranze
    non si può dire che ci sia molto
    nel paese dove son nato.
    Ma se l'orizzonte è tutto d'oro
    e la mia gente canta durante il lavoro
    mi sento nel cuore un grande amore
    per il paese dove son nato.

    Il Castello di Este (Pd)

    Prato della Valle (Padova)

    MARIA nella BOTTEGA del FALEGNAME

    Maria:
    “Falegname col martello
    perché fai den den?
    Con la pialla su quel legno
    perché fai fren fren?
    Costruisci le stampelle
    per chi in guerra andò?
    Dalla Nubia sulle mani
    a casa ritornò?”

    Il falegname:
    “Mio martello non colpisce,
    pialla mia non taglia
    per foggiare gambe nuove
    a chi le offrì in battaglia,
    ma tre croci, due per chi
    disertò per rubare,
    la più grande per chi guerra
    insegnò a disertare”.

    La gente:
    “Alle tempie addormentate
    di questa città
    pulsa il cuore di un martello,
    quando smetterà?
    Falegname, su quel legno,
    quanti corpi ormai,
    quanto ancora con la pialla
    lo assottiglierai?”

    Maria:
    “Alle piaghe, alle ferite
    che sul legno fai,
    falegname su quei tagli
    manca il sangue, ormai,
    perché spieghino da soli,
    con le loro voci,
    quali volti sbiancheranno
    sopra le tue croci”.

    Il falegname:
    “Questi ceppi che han portato
    perché il mio sudore
    li trasformi nell’immagine
    di tre dolori,
    vedran lacrime di Dimaco
    e di Tito al ciglio
    il più grande che tu guardi
    abbraccerà tuo figlio”.

    La gente:
    “Dalla strada alla montagna
    sale il tuo den den
    ogni valle di Giordania
    impara il tuo fren fren;
    qualche gruppo di dolore
    muove il passo inquieto,
    altri aspettan di far bere
    a quelle seti aceto”.

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