Non mi pento di niente
Dalla donna che sono, mi succede, a volte, di osservare, nelle
altre, la donna che potevo essere;
donne garbate, laboriose, buone mogli, esempio di virtù, come mia
madre avrebbe voluto.
Non so perchè tutta la vita ho trascorso a ribellarmi a loro.
Odio le loro minacce sul mio corpo la colpa che le loro vite
impeccabili, per strano maleficio mi ispirano;
mi ribello contro le loro buone azioni,
contro i pianti di nascosto del marito, del pudore della sua
nudità sotto la stirata e inamidata biancheria intima.
Queste donne, tuttavia, mi guardano dal fondo dei loro
specchi;alzano un dito accusatore e, a volte, cedo al loro
sguardo di biasimo e vorrei guadagnarmi il consenso universale,
essere "la brava bambina", essere la "donna decente".
In questa contraddizione inevitabile tra quel che doveva essere e
quel che è,
ho combattuto numerose battaglie mortali, battaglie a morsi, loro
contro di me
- loro contro di me che sono me stessa - con la psiche dolorante,
scarmigliata,
trasgredendo progetti ancestrali, lacero le donne che vivono in
me che, fin dall'infanzia, mi guardano torvo perchè non riesco
nello stampo perfetto dei loro sogni
Non mi pento di niente, come disse Edith Piaf: ma nei pozzi scuri
in cui sprofondo al mattino, appena apro gli occhi, sento le
lacrime che premono, nonostante la felicità che ho finalmente
conquistato, rompendo cappe e strati di roccia terziaria e
quaternaria,
vedo le altre donne che sono in me, sedute nel vestibolo che mi
guardano con occhi dolenti e mi sento in colpa per la mia
felicità.
Gioconda Belli