Il lamento dell'acqua
Un giorno il sultano e il suo visir andarono a fare una
passeggiata nei boschi. Giunti a una radura, raccolsero un po’ di
legna e fecero un bel fuoco su cui, per ristorarsi, fecero
bollire dell’acqua presa dal fiume.
Mentre l’acqua bolliva, la sentirono cantare e piangere.
“Cosa dice l’acqua?” chiese il sultano al visir. Ma questi non
seppe che rispondere. Il sultano si adirò: “Se non sarai in grado
di dirmi cosa dice l’acqua, ti farò tagliare la testa. E ora vai,
hai quaranta giorni di tempo per scoprirlo”.
Il visir si allontanò impaurito e preoccupato. Dove poteva trovare
qualcuno che gli svelasse le parole dell’acqua? Decise di vestirsi
da derviscio e cominciò a girare per tutta la regione. Nei paesi la
gente lo accoglieva sempre bene, gli offriva da mangiare e da bere,
ma appena si azzardava a chiedere cosa dicesse l’acqua, tutti lo
guardavano come se fosse un pazzo.
Un giorno un taglialegna gli fece preparare un pranzo da sua
figlia. La figlia preparò dodici uova, una pagnotta e una brocca
d’acqua e disse al padre: “Padre mio, dà queste cose che ho
preparato al derviscio, e digli: ‘l’anno contiene dodici mesi, la
luna è piena e il mare è colmo”.
E così fece il taglialegna quando diede le offerte al derviscio. Ma
questi rispose: “Ringrazia tua figlia, e dille che l’anno contiene
undici mesi, la luna non è piena e il mare non è colmo”.