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io_e_Freud

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Mi descrivo

“Dottore, ero seduto e mangiavo bretzel con degli amici quando ho sentito la mia anima abbandonare il corpo per andare a fare una telefonata. Per chissà quale motivo, ha telefonato alla segreteria regionale del Partito Socialista trovando sempre occupato. La mia anima è poi ritornata nel mio corpo e vi è stata per circa altri venti minuti, sperando che nessuno suggerisse di giocare a Trivial pursuit..

Su di me

Situazione sentimentale

-

Lingue conosciute

-

I miei pregi

-

I miei difetti

-

Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. nessuna
  2. nessuna
  3. nessuna

Tre cose che odio

  1. nessuna
  2. nessuna
  3. nessuna

Freud: Va bene, mi parli della sua infanzia, forza. Io: Dunque, il 1963 è stato l'anno della fine del boom economico, del disastro del Vajont, dell'assassinio di Kennedy, della morte del Papa Buono, dell' arresto di Nelson Mandela, della creazione della Coca Cola Zero e della mia nascita.. Insomma tutta una serie di tragedie. Appena nato fui rapito da una tata barbuta che mi tenne 20 giorni nella lavastoviglie di suo cognato. Chiese come riscatto un contratto decennale come traduttrice di barzellette sporche in lituano. Nei successivi 5 anni di vita l’ unico vero amico per me era il tirabaffi di mio padre. Poi mio padre si tagliò i baffi e io caddi in una depressione profonda. Per surrogare la perdita mi creai un amico immaginario di nome Thorbrand Von Grunheide Shepherds, che era convinto di essere il rabbino di Cracovia e sostenva che gli avessi rubato il soprabito. Aveva la caratteristica di parlare di sé in terza persona e diceva: “tu gli hai rubato il soprabito!” E io: “A chi?” E lui: “A me!”. Esasperato, dopo due anni di accuse, gli sparai con una fiocina da pescatori professionisti e mi tenni il soprabito. Prima di morire mi guardò e mi disse: “Maledetto, lo hai ucciso!” E io: “Ma a chi?” E lui: “A me!”. Dopo il distacco forzato da Thorbrand Von Grunheide Shepherds, mi presi due anni di riflessione infantile, durante i quali, per ammazzare il tempo, mi dedicai all’ attività di vice ministro dell’ agricoltura.

IO E FREUD

Freud: Mi racconti il suo sogno.. Io: Mi sognavo che stavo giocando a poker con un golden retriver. Improvvisamente il sogno cambia e vedo mio nonno che sta per essere investito da un camper nel mezzo della strada, dove sta ballando un tango figurato con una bambola gonfiabile. Cerco di gridare, ma quando apro bocca l’unico suono che ne esce è la sigla del TG4 e mio nonno viene investito. Freud: Continui. Io.: Mi sveglio in un bagno di sudore, corro a casa di mio nonno e gli chiedo se abbia intenzione di ballare il tango figurato con una bambola gonfiabile. Mi dice certo che no, anche se aveva pensato di travestirsi da danzatrice del ventre per ingannare gli esattori del fisco. Tranquillizzato, vado a casa, ma più tardi mi informano che il vecchio è scivolato su un tramezzino di tonno ed è precipitato dal Pirellone. Freud: I sogni premonitori sono troppo frequenti per essere sottovalutati come pure coincidenze. Un uomo sogna la morte di un parente e quello muore. Io: Non tutti sono così fortunati. Mio cugino sognò di vincere la lotteria nazionale. Quando si svegliò, il suo letto era stato pignorato con lui sopra…. Dottore, perché se ne va?

Freud: Va bene, mi racconti di questa sua esperienza. Io: Allora, io, mio fratello e il vice-sindaco di Busto Arsizio andammo a casa di Madame De La Saint-Bruyère, in realtà un travestito grossetano di nome Gianernesto Pellizzati, sedicente medium, che ci fece sedere intorno alla tavola e ci disse di tenerci per mano. Era presente anche la signora De Angelis, nota alle cronache per aver sostenuto che nella sua vita precedente era stata una protesi ortopedica. Mio fratello non riusciva a trattenere la ridarella, e Madame Madame De La Saint-Bruyère gli dovette sbattere sulla testa l’opera omnia rilegata di Vittorio Sgarbi. Si spensero le luci, la medium tentò di mettersi in contatto con il marito della De Angelis che era morto alla prima della Scala, perché la sua barba aveva preso fuoco. Ad un certo punto si sentì una voce che la signora riconobbe come quella del marito defunto. La voce si fece più chiara e si percepirono le parole. “La pizza è con le acciughe o senza? “. La De Angelis svenne. Mio fratello invece rinvenne. Sono assolutamente convinto dell’ autenticità di questo fenomeno. Il registratore sotto la gonna di Madame De La Saint-Bruyère è un particolare irrilevante. Miio fratello dopo la commozione cerebrale iniziò ad asserire di essere il dentista personale di Dario Argento. Alla fine della seduta la tavola cominciò ad alzarsi. E non fece solo quello. Ad un certo punto, dopo essersi alzata, si scusò con i presenti e se ne andò a dormire. Dottore, non se ne vada di nuovo, la prego!

Freud: Va bene, mi parli almeno di suo padre. Io: Mio padre si rese conto all’età di dieci anni di avere “poteri straordinari” quando riuscì, stando a letto e concentrandosi, a far saltare di bocca la dentiera di suo zio Annibale. . Quando il marito di una vicina mancò da casa per tre settimane, mi padre disse di cercarlo nel circolo dei reduci del Carso, dove effettivamente fu trovato, mentre stava lavorando a maglia. Mio padre era capace di concentrarsi sul viso di una persona e di imprimerne l’immagine su di un comune foglio A4 ma, a dire il vero, non riuscì mai a convincere i soggetti a sorridere. Nel 1961 fu chiamato ad aiutare la polizia a catturare lo strangolatore di Gallarate, un mostro che lasciava ogni volta una cassata alla siciliana sul petto delle vittime. Annusando semplicemente un fazzoletto, poi riuscì a condurre la polizia da tal Piotr Arcadj Durmikin, bidello armeno di una scuola per tacchini audiolesi nel foggiano, il quale disse che era lui lo strangolatore e se per piacere potevano restituirgli la tessera del fan club di Scialpi. Qualche settimana dopo lo strangolatore armeno si suicidò ingerendo un comodino quando gli venne comunicato che nel 1961 Scialpi non era ancora nato. Poco prima della morte mio padre sostenne di poter indovinare qualsiasi carta da gioco pensata da Bruno Vespa. Dottore lasci stare quel mattarello, per favore…
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