Durante il simposio, prende la parola anche il
commediografo Aristofane e dà la sua opinione sull'amore narrando
un mito. Un tempo - egli dice - gli uomini erano esseri perfetti,
non mancavano di nulla e non v'era la distinzione tra uomini e
donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due:
da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà,
trovando la quale torna all'antica perfezione.
(...) Io però parlo in generale degli
uomini e delle donne, dichiaro che la nostra specie può essere
felice se segue Eros sino al suo fine, così che ciascuno incontri
l'anima sua metà, recuperando l'integrale natura di un tempo. Se
questo stato è il più perfetto, allora per forza nella situazione
in cui ci troviamo oggi la cosa migliore è tentare di avvicinarci
il più possibile alla perfezione: incontrare l'anima a noi più
affine, e innamorarcene. Se dunque vogliamo elogiare con un inno
il dio che ci può far felici, è ad Eros che dobbiamo elevare il
nostro canto: ad Eros, che nella nostra infelicità attuale ci
viene in aiuto facendoci innamorare della persona che ci è più
affine; ad Eros, che per l'avvenire può aprirci alle più grandi
speranze. Sarà lui che, se seguiremo gli dèi, ci riporterà alla
nostra natura d'un tempo: egli promette di guarire la nostra
ferita, di darci gioia e felicità. (Platone, Simposio)