Un bellissimo Monologo di Barbara Giorgi scritto per Franca Rame
e che la mia amica Carla mi ha fatto conoscere dedicandomelo.
Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete
chiamarmi Strega. Perché tanto la mia natura è quella. Da
sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo
calcio che ho tirato al mondo. Sono una di quelle donne che
hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno
la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che
parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne
che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza
dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la
bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della
lavanda e pure dell’erba gramigna!
Per cui sono Strega.
Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra,
sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli
schemi, sono a-normale… sono io! Sono Strega perché sono fiera
del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle
ingegnere della mia vita. Sono Strega perché so usare la testa,
perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della
parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e
possente. Sono Strega perché spesso dò fastidio alle
Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo
Medioevo di tribunali mediatici e apatici. Sono Strega perché i
roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci
dentro.