Il mio è un mondo a sé. Quello che provocano i miei comportamenti è
una specie di ansia rassicurante: ansia perché non danno risposte
ma mettono in crisi aspettative; rassicurante perché è come se
qualcuno svelasse, finalmente con onestà, che qualsiasi risposta
sarebbe illusoria. L'unico senso allora è divertirsi col non-senso
della contraddizione. È così che si fa pace col mistero. Mi piace
giocare con l'inarrivabilità della conoscenza. Davanti ad essa di
solito si sorride: è uno stato un po' più acceso della pace che
danno certi comportamenti di certi personaggi, quelli che troviamo
"belli", e un po' più calmo del divertimento che si proverebbe
davanti a un bambino che fa qualcosa di teneramente infantile. È
una reazione che sta più o meno a metà tra quei due mondi. Un velo
al di là della realtà, ma non più lontano. Il luogo giusto per
guardare le realtà in modo più nitido e, scoprendone l'essenza
insensata e parziale, per liberarsi da essa. Un luogo che si
raggiunge decostruendo il "linguaggio”, visivo, parlato e mentale,
cui siamo abituati: ciò che ci intrappola alla nostra idea di
realtà.