Gli abusi sessuali sui minori da
parte di operatori umanitari e peacekeeper sono frequenti, e gli
sforzi per proteggere i bambini inadeguati. Negli ultimi anni le
accuse di abusi sessuali a peacekeeper delle Nazioni Unite e
operatori umanitari sono aumentate, e l'Onu sta cercando di fare
luce sull'accaduto in paesi come Haiti, la Liberia, la Costa
d'Avorio e la Repubblica Democratica del Congo. Secondo lo studio
i bambini vittime degli abusi da parte di adulti che lavorano per
la comunità internazionale sono prevalentemente orfani, o
separati dai genitori, o con famiglie che dipendono dagli aiuti
umanitari. A prevalere per numero sono le bambine rispetto ai
maschi e l'età media delle vittime è di 14-15 anni anche se il
rapporto attesta di abusi anche ai danni di bambini di 6 anni.
Numerose le forme di abuso descritte dagli intervistati: le più
frequenti sono commenti, frasi dal pesante e volgare contenuto
sessuale, cioè "abusi verbali" (testimoniati dal 65% degli
intervistati); segue il sesso "coatto" (secondo il 55% degli
intervistati), a cui i minori sono indotti magari in cambio di
cibo, soldi, sapone, in rari casi di beni "di lusso" come il
cellulare. Frequenti anche le molestie (attestate dal 55% degli
intervistati). Benché meno frequente (denunciato dal 30% degli
intervistati) la violenza sessuale di singoli ma anche di gruppi
su minori emerge come la più temuta.