Libero senza libertà.
La piattaforma che ci ospita ha scelto un nome
sbagliato; chiamarsi 'Libero' ed essere un regime totalitario,
sede di dispotica ingiustizia è un ossimoro o una presa in
giro.
Sto scrivendo questo articolo in un nuovo blog perché l'indirizzo
di posta di riferimento a quello
precedente è stato bloccato dalla tirannia di cui sopra.
Un così severo provvedimento dovrebbe esser figlio di una colpa
grave, di un qualcosa che faccia di utente, un delinquente
meritevole di condanna a morte 'sociale'.
Di cosa mi sia macchiato non lo so e, probabilmente non lo sanno
neppure coloro i quali hanno presa una tal decisione, ciò
nonostante, prendendola.
A ragione, affermo che non lo sappiano perché non sono in grado
di precisarmela.
Nascoste dietro il 'muro di gomma' sono le non risposte e le
ragioni di qualche personaggio che, nascostamente, nasconde una
verità che non ha il coraggio di portare alla luce.
Io penso che nulla di peggiore possa esistere, per un essere
umano, che venir condannato da innocente.
Chi è colpevole, almeno, può farsi una ragione per una punizione
che deve patire; può chiamare in causa una sua negligenza, un suo
errore, incolpare la sfortuna o l'infausto destino. L'innocente,
viceversa, non può neppure pensare di essere stato sfortunato
perché il fato non c'entra quando si scontra con il perfido
libero arbitrio di qualcun altro.
Al mio precedente profilo era associato qualcosa di mio; un
patrimonio intellettuale che, poco importa se fosse stato di
altissimo pregio o di infimo livello, quello che conta è che non
potesse essere scippato neppure se l'autore fosse stato il
peggior assassino, figuriamoci se costui fosse senza colpa
alcuna.
La proprietà intellettuale non c'entra nulla con una punizione,
nessuno si può arrogare il diritto di cancellare l'espressione di
libertà che appartiene ad ogni singolo individuo.
A tal proposito ricordo a chi lo ignora o a coloro che se ne
fregano, l'articolo 21 della Costituzione Italiana che recita:
'Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio
pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione'.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o
censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato
dell'autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1]nel caso di delitti,
per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o
nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva
per l'indicazione dei responsabili.
Non penso che ci sia possibilità alcuna per Libero di negare la
libertà sancita dalla Costituzione senza andare contro una legge
dello Stato.
Ci sono, inoltre, rei di gravi delitti che scrivono dei libri dal
carcere e non mi pare che ci siano norme in grado di vietare loro
di portare quelle pagine o dei personali pensieri oltre le sbarre
di una prigione.
Tutto questo, avviene in questo mondo fatto di sbarre virtuali,
ivi ci sono i bavagli e non mancano neppure delle palesi
ingiustizie che, chiunque abbia visitato, anche solo per qualche
momento la chat non può non avere notate.
La domanda che, a questo punto mi vorreste porre, so che sia
questa e me la pongo da solo per poi darvi la risposta che da me
attendete: 'Ma perché, a fronte di questa dittatura non ne resti
fuori?'
Perché quando si rivolgono a me, i signori di Libero mi
definiscono ' Gentile cliente'.
Per cui, se sono un cliente significa che usufruisco di un
servizio in cambio di un prezzo.
Non c'è un esborso in denaro, questo è vero ma, è sicuro che,
solo per il fatto che nessuno faccia niente per niente, come è
notorio che, tutto al mondo abbia un prezzo, quel prezzo, in
altra forma, io lo abbia pagato fin dal primo momento in cui ci
sono entrato, lo stia tuttora pagando e continuerò a pagarlo a
fronte di un servizio che, a questo punto mi è dovuto.
Il vivere civile si basa su regole e non può passare il concetto
che le debbano rispettare solo coloro che non le dettano, come
non è accettabile che ne venga aggiunta una non scritta che
esprime il pensiero tanto caro al Marchese del Grillo ed, a
quanto pare, anche alla comunità in questione.
Un utente o un cliente, per dirla come la dicono loro, ha dei
diritti che non debbono essere lesi, così come non deve essere
calpestata la sua dignità e la sua integrità morale
oltraggiandola tramite un'ingiusta accusa.
Questo mio non è uno solo un comprensibile sfogo a fronte di una
situazione grottesca patita, ma è anche il desiderio di far
emergere le contraddizioni di un mondo falso e distorto.
A questo proposito porto ad esempio il proverbio che recita:
'Male non fare, paura non avere'.
Come non comprendere la falsità di un'affermazione, forse figlia
di altri tempi e aliena a questa che società in disgregazione
Come non comprendere che oggi sia proprio l'innocente che debba
temere qualcosa da una giustizia che non è più tale e da esseri
umani che fanno dell'arroganza e della prepotenza il loro unico
scopo di vita.