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I miei difetti

Pigrizia

Amo & Odio

Tre cose che amo

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RITORNO A CASA

Quelle chiacchiere invadenti duravano ormai da più di venti minuti e Piera già non ne poteva più. Oh, insomma! Che si togliesse dai piedi questa seccatrice! Chi era? Chi l'aveva cercata? Figuriamoci! Piera era così insofferente quando qualcuno la disturbava durante il tragitto fino a casa! Quelli in cui sedeva sulla vettura, accanto al finestrino, erano per lei momenti preziosi, dediti alla meditazione, alla riflessione, al pensare agli affari suoi, al fantasticare, e non voleva certo che qualcuno la disturbasse attaccando discorso. Ciò era tutt'al più sopportabile da parte di una persona conosciuta, da parte di qualche compaesano che talvolta incontrava durante il ritorno a casa, ma gli sconosciuti no! Proprio no! Non voleva neppure sentirli gli sconosciuti! Soprattutto quelli un po' matti. E questa qui, poi? Questa... Come si chiamava?... Ah, sì, Roberta... Beh, questa Roberta le si era attaccata addosso non appena Piera aveva messo piede sulla vettura e si era seduta. La sconosciuta aveva preso posto in uno dei due sedili di fronte a lei e aveva cominciato a chiacchierare, ad emettere una straordinaria ed interminabile quantità di parole... Dapprima si era presentata con nome e cognome e poi,... poi aveva aperto bocca e non l'aveva più richiusa: una valanga di parole... CONTINUA QUI //digilander.libero.it/mara.alei/racconti_in_giornate_di_pioggia_leggi_opera.htm

DALLA NOTTE ALL'ALBA

"Occupato", rispose Elena quando sentì bussare alla porta della toilette, "Un attimo, ho quasi fatto." Mise con cura l'abito che si era appena tolto e il resto del suo abbigliamento nella grossa borsa da viaggio, dopo aver piegato ogni cosa facendo attenzione a non sgualcire nulla. Intanto si era rivestita rapidamente dei nuovi abiti: un paio di jeans e un maglione di lana verde, calzini bianchi e scarpe da ginnastica, anch'esse bianche. Si infilò per ultimo il cappotto nero e uscì dal bagno, lasciando il posto ad una signora che era in attesa. Elena era contenta della sua scelta: quel bar del centro era sempre molto affollato e aveva, nonostante ciò, dei bagni assai puliti. Lo aveva scelto proprio perché la numerosa clientela le consentiva di entrare e di uscire indisturbata, senza farsi notare. Uscì sul marciapiede gremito di folla. Tutta quella gente il sabato pomeriggio approfittava della giornata libera dal lavoro per fare spese nei numerosi negozi distribuiti sui due lati della via più famosa della città. La giovane si guardò intorno, indecisa sulla direzione da prendere, poi s'incamminò a caso. Elena era una ragazza di circa 25 anni, alta, longilinea, bruna... CONTINUA QUI //digilander.libero.it/mara.alei/racconti_in_giornate_di_pioggia_leggi_opera.htm

IL CIECO

Quando iniziai la professione di giornalista ero piuttosto giovane, mi ero laureata da poco e avevo molti sogni nel cassetto. Immaginavo con piacere che avrei girato il mondo, avrei conosciuto tanta gente, avrei vissuto situazioni che un altro lavoro non mi avrebbe consentito di vivere. Sarei entrata nella mente e nel cuore degli uomini e avrei carpito le loro emozioni, le avrei fatte mie per poi riproporle ai miei lettori. Conservavo ancora molto di quel mio entusiasmo quando, una mattina del 13 febbraio di alcuni anni fa, il direttore del mio giornale mi chiamò e mi incaricò di fare un'intervista. Pochi giorni prima era accaduto uno spiacevole fatto di cronaca, come ce ne sono tanti, forse un po' più strano degli altri, più insolito. In un piccolo paese della provincia di Roma, a ***, un giovane, a detta di tutti dal carattere molto introverso e scontroso, aveva fatto raccapricciare non pochi dei suoi concittadini, cavandosi gli occhi con un punteruolo nel bel mezzo della piazza del paese. Subito soccorso, il ragazzo fu portato al reparto oftalmico del più importante ospedale della capitale. I migliori specialisti si prodigarono per salvargli gli occhi: tutto fu tentato, ma inutilmente. Il ragazzo, con il suo gesto irrazionale, aveva compromesso del tutto la vista: era diventato cieco, completamente cieco. Un gesto inspiegabile, compiuto probabilmente in un momento di follia... CONTINUA QUI: //digilander.libero.it/mara.alei/racconti_in_giornate_di_pioggia_leggi_opera.htm

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