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Su di me

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I miei difetti

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Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. nessuna
  2. nessuna
  3. nessuna

Tre cose che odio

  1. le persone fastidiose
  2. Le persone frustrate
  3. le persone che fanno vittimismo

CANNIBALISMO D'AMORE (prima parte)

Chissà dietro a quegli occhiali scuri, che sguardo poteva celarsi, non vedevo nemmeno le sue mani, ma solo il suo sorriso.
Un sorriso tenero da adolescente, alla ricerca del suo giocattolo perduto, stranamente però questa creatura dall'aria così fanciullesca, stava fumando una sigaretta seduta all'esterno del locale.
Entrai e velocemente la radiografai, era bellissima, di un’età che non so definire, eppure qualcosa aveva colpito la mia attenzione.
 Dal suo corpo uscivano disegni di piume d'anima, colori vellutati, giochi di luce intorno a lei. Estremamente affascinante, pensai. Volevo conoscerla, catturare tutto ciò e farlo mio. Volevo stringere nelle mani ciò che emanava, divorare lei e tutto il suo essere,volevo averla dentro di me così.
Dentro al mio stomaco, dentro alle mie carni.
Pensai che nemmeno la conoscevo, ma il mio cervello aveva già messo in moto, quell'ingranaggio affascinante del cannibalismo d'amore.
Perchè una sconosciuta? Ma per me non lo era.
 

CANNIBALISMO D'AMORE (seconda parte)

La mia mente ricordava di averla già conosciuta... Un'altra vita? Un'altra epoca? In quale tempo lontano? Dove? Quando? Come?
Sotto le mie narici il suo profumo, il suo odore dolciastro, l'inebriante e incantevole profumo della sua pelle dopo aver fatto l'amore con me.
Ma ne ero così sicuro? Ricordavo perfettamente? Precisamente? Eravamo amanti? Amici? Due donne? O una donna ed un uomo?
La mente in quel momento si divertiva a giocare con i miei ricordi imprecisi e tiepidi, eppure era come se avevo gia toccato la morbidezza di una pelle liscia e vellutata,di avere sulle labbra il gusto del suo piacere appena baciato, accarezzato, toccato, e lasciato all'aria di quella stanza. La stanza della mia mente.
 

La pelle splendidamente ambrata, non poteva essere che di una donna, tanto sensuale ed elegante…. Affascinante.
I miei emisferi litigavano, giocavano a nascondino, chi la voleva maggiormente? Destro? Sinistro?
Tutto il mio corpo desiderava, ogni centimetro del suo.

CANNIBALISMO D'AMORE (terza parte)

Senza confini.
Senza misura.
Un sogno! Bere ogni sua goccia…
Il mio oggetto e soggetto d'amore era mio.
Quale perversione d'amore più affascinante di questa?
Avere dentro di te, l’essenza di un altro essere umano.
Farci l'amore come e quando desideri come e quando lei desidera.
Le tue mani che sono le sue, le tue labbra che sono le sue, il tuo stesso corpo fuso con il suo, tutto amalgamato in un solo essere.
Simbiosi di DNA, sangue e linfa vitale.
Lo stesso battito cardiaco.
I tuoi occhi, gli stessi suoi.

Avrei potuto guardarla, osservarla per sempre, ricordare per sempre quando l'accarezzavo, la sentivo, l'abbracciavo.
Un pensiero pazzesco, erotico da rabbrividire, sensuale e profumato come un dolce appena sfornato che sa di vaniglia e cardamomo.
Tutto ciò per averla vista seduta a quel tavolo.
Pensieri strani avevano preso forma, amore, desiderio, voglia scandalosa e incessante.
Non sapevo chi fosse, non sapevo il suo nome.
L'avevo solo guardata ma sapevo che ora sarei andata a prenderla...

Adesso mi prendo tutto il tempo... (01)

Adesso mi prendo tutto il tempo che mi ci vuole, come davanti ad un sorriso non ci sono parole, come dentro un cuore che palpita l’inizio d’un’altra storia d’amore.Adesso mi prendo tutto il tempo che mi ci vuole, un battito d’ali, un germoglio di fiore dentro quel seno che mi lasci intravedere e che bolle e come una faccia di bimbo distante ci si affoga l’odore. Da vera maestra affini la voglia perché possa pensare d’accarezzarti la pelle e spalmarti il calore avendo certezza che li tocco e li posso toccare. Adesso mi prendo tutto il tempo che mi ci vuole, dietro la tenda m’aspetti e fingi d’indugiare, perché le tue unghie  appaiano esperte, perché la tua mano che sale trattenga la stoffa dello spacco che s’apre. Fingi e amante inesperta vuoi sembrare abbassi lo sguardo perché io non possa temere il giudizio e tu lasciarti andare per esser convinta che i che so che  aspetti e li tocchi e li puoi toccare. Adesso mi prendo tutto il tempo che mi ci vuole sotto questi occhi imprecisi che fanno fatica a capire, quanta voglia s’annida sotto una gonna di madre, sotto una bellezza che scade, quanta ne affiora sulle labbra che schiudi, come un fiore che a primavera rinasce, che d’inverno poi muore.

Adesso mi prendo tutto il tempo... (02)

Adesso mi prendo tutto il tempo che mi ci vuole, nel ricordo pungente di donne avide, di donne che dicono di amare e son pronte a giurare l’amore pur di avere un uomo ai piedi,  di sessi veloci che non mi lasciavano odore. Sotto il tuo dito che lento si muove ed orbita attorno al tuo seno vestito, come se dentro questi cerchi avessi davvero trovato l’amore o l’illusione che un viso da ragazzino ma che sai essere uomo ti hanno fatto sbocciare. Trattieni il respiro e mi guidi la voglia, assecondi lo sguardo negli orli di stoffa, nelle pieghe di pelle dove al tatto non conosco ancora il sapore, la forma d’un sesso di donna che vuole scoprirsi con me. Chissà se pensi che trovo troppo grandi i tuoi seni? Troppo bianchi per affogarci l’amore, i pensieri distratti che si lasciano andare dentro bretelline più acerbe, gambe più giovani che non vuoi coprire.

Adesso mi prendo tutto il tempo... (03)

Adesso mi prendo tutto il tempo che mi ci vuole, che importa se sono un ripiego, se il tuo nylon che veste le gambe sa di signora e profuma di te, se i  capelli che hai tagliato  sono leggeri e ti fanno sembrare ribelle, se i tacchi che porti non l’ho visti nemmeno. Mi gonfia l’attesa e questo mi basta, mi riempie le ore per guardare la luna, per sperare che almeno domani potrai liberare il tuo seno.  Sopra questa terrazza ci divide una strada, una qualunque di macchine e nuvole, entra ed esce, s’avvicina e si ritrae come se ogni volta fosse l’inizio, come se il tempo trascorso finora l’avesse passato da qualche altra parte. Ti vedo che fai capolino, che scosti la tenda e gioisci se vedi che guardo il tuo seno. Hai lo stesso mio fiatone, la stessa premura di non prevaricarti la voglia, di non anticipare di un niente il destino che stringe, che ora m’insegue dove fiorisce il piacere, che ora tralascia come se non fosse mai entrato.

Adesso mi prendo tutto il tempo... (04)

Adesso mi prendo tutto il tempo che mi ci vuole, qualcuno ti sta già chiamando, esce in balcone e ti prega d’entrare. E’ bello quest’uomo! Chissà se ne hai fatto già paragone, se in un sera d’inverno ci hai scambiato le facce, il petto più muscoloso che in un sogno proibito li tocchi e li può toccare. Lo vedo che mi guarda, che sotto le ascelle stringe un cannocchiale, che magari vorrebbe sapere il tuo e il mio pensiero, che ha già visto il tuo sesso che nudo s’aspetterebbe di meglio, che umido sente lo sguardo che ora fissa la tua parte migliore. Sarà che ci torno ogni sera, che di giorno nulla m’accade per essere altrove, quando l’imbrunire mi rende insolente la voglia e due occhi m’aspettano ed io mi lascio spogliare. Sarà che continui a guardarmi e lui ritorna a chiamarti ed io chiudo la tenda, che magari m’aspetto uno squillo, uno qualunque per sentirmi un fremito tra le gambe e la gola, tra la pazzia e la voglia che stanotte vorresti essere mia. Ma tra poco abbasserai la serranda, tra poco scomparirai nello stesso oblio dove sto andando, dove soltanto un lenzuolo mi copre e mi dà calore. Adesso mi prendo tutto il tempo che mi ci vuole.

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