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Mi descrivo

di bell'aspetto. giovanile sia dentro che fuori. adoro il mare sia in estate che in inverno. sono un amante accanito dei libri. li divoro. mi piace avere amici con cui parlare e discutere. Non sono qui per ricevere ma per dare quello che posso...

Su di me

Situazione sentimentale

sposato/a

Lingue conosciute

-

I miei pregi

Tranquillo fin troppo, sereno, non reagisco e non offendo anche se dovrei.

I miei difetti

Non reagisco mai d\'impulso ad eventuali offese o davanti a seri problemi. Mando tutto giù senza replicare. Vorrei ma non ci riesco.

Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. liberta'
  2. mare
  3. salute

Tre cose che odio

  1. indifferenza
  2. violenza
  3. falsita'

I miei interessi

Vacanze Ok!

  • Spiagge incontaminate

Vacanze Ko!

  • Avventura
  • Passioni

    • Viaggi
    • Lettura
    • Sport

    Cucina

    • Piatti italiani

    Libri

    • Narrativa
    • Gialli

    Sport

    • Calcio e calcetto
    • Tennis

    Film

    • Commedia
    • Thriller

    Libro preferito

    Il linguaggio segreto dei fiori.

    Meta dei sogni

    Isole tropicali in generale, Africa equatoriale

    Film preferito

    C\'era una volta in America

    Verso la tempesta....

    Stringimi le mani
    non mento
    guardami negli occhi
    leggimi dentro
    vedi il deserto
    e il sole
    e un mare in tempesta...
    voli di gabbiani
    stanchi del vento
    uomini soli
    trafitti
    dal freddo
    donne in un angolo
    a piangere un affetto...
    stringimi le mani
    leggimi dentro
    guardami negli occhi
    lo sai che non mento.

    Il mare.......

    Ed è qualcosa dal quale non puoi scappare.....Il mare.....

    Ma soprattutto il mare chiama.

    ...Non smette mai, ti entra dentro,

    ce l'hai addosso, è te che vuole.

    Puoi anche far finta di niente,

    ma non serve.

    Continuerà a chiamarti.

    ....Senza spiegarti nulla,

    senza dirti dove,

    ci sarà sempre un mare,

    che ti chiamerà.

    Alessandro Baricco

     

    Brindisi: la strage.

    Ora si faranno i conti su questo ultimo avvenimento di cronaca. badate bene
    partiamo da fatti certi: una ragazzina morta, un altra in fin di vita e
    diversi feriti. I nostri cari amati politici inizieranno a sparare sulla Croce
    rossa, inizieranno a diramare comunicati di solidarietà con la citta di
    Brindisi, poi con il Ministro, poi con la giunta della città, poi con la
    scuola e poi a condannare il gesto con le più belle parole possibili e tutto
    con tono da Romanticismo.
    Poi i toni, le parole, i gesti e i modi cambieranno: ci si chiederà dov'era la
    città mentre mettevano le bombe, cosa faceva il preside, le forze dell'ordine
    erano a presidiare posti insignificanti, e il ministro, il governo.....che
    facevano tutti mentre i ragazzi morivano. E così inizieranno ad alzare la voce,
    ad ingigantire i modi e i gesti e a buttarsi fango addosso tutti i partiti fra
    loro e contro il governo, contro il ministro e contro il presidente Monti e
    Napolitano.

    Brindisi: la strage.

    E noi, si noi, il popolo che assiste inerme silenzioso a questa nuova
    sconfitta della vita, della libertà, della democrazia. Si noi che diremo che
    faremo, staremo ancora una volta ad assistere a questa ennesima disputa
    dialettica dei nostri governanti senza poter dire nulla e senza fare nulla.
    Noi staremo ancora una volta in silenzio, prima per rispetto della vita che si
    è spenta per alcuni giovani, e poi per rispetto a noi stessi, per rispetto a
    noi stessi che in tutta questa evoluzione di attentati, di suicidi, di morti
    bianche siamo gli unici ed i soli a pagare.
    Si siamo sempre noi che paghiamo per tutto ciò che la politica non fa o fa
    male: noi ci suicidiamo per le tasse sempre maggiori, i nostri figli muoiono in
    attentati rivolto ad intimidire lo stato, le nostre aziende chiudono per
    mancanza di liquidità in questa fase di recessione, le fabbriche chiudono e gli
    operai ne pagano le conseguenze.
    Questa volta spero e anzi non voglio rimanere in silenzio, voglio gridare la
    mia rabbia nei confronti di tutti questi uomini che riescono ad arrivare a fine
    mese senza problema, che riescono a concedersi vacanze da sogno, che riescono
    ad avere conti segretati in Svizzera, che riescono ad avere figli allevati da
    scuole di prim'ordine e magari all'estero potendoselo permettere, che riescono
    ad addormentarsi senza il pensiero di cosa farò domani per sfamare la mia
    famiglia, per difendere i miei figli, il mio negozio, la mia attività.

    Brindisi: la strage.

    Si siamo stufi di tutti i manager, i politici, i capi di stato e di governo,
    di tutta la politica. Siamo stufi di tutti coloro che ci negano la dignità di
    uomini e dignità di figli di questa Italia per cui i nostri nonni hanno
    combattuto per la sua unità mentre loro dopo solo qualche decenno si sono
    sbranati per dividersi le parti.
    La morte di questi giovani ci deve vedere protagonisti per una lotta contro
    qualsiasi ladrocinio, contro qualsiasi violenza, contro qualsiasi sopruso,
    contro qualsiasi speculazione, contro qualsiasi bugia. Siamo stanche di bugie e
    di promesse. Queste ragazze pagano il prezzo per l' egoismo di tutti gli uomini
    politici e non che dirigono i fili di questa nostra vita. La morte di queste
    ragazze possa donare la vita a tutte le altre che in questa vita  non
    credono più.

    UN AMICO......

    Un giorno, quando ormai era già vecchio, Abramo mentre era seduto su una roccia vide sopraggiungere un Angelo. Egli pensò all'Angelo della Vita, ma quando questi lo raggiunse si accorse che era l'Angelo della Morte. Allora gli disse: Io sono amico di Dio. Quale amico vorrebbe la morte di un proprio amico? Allora l'Angelo della Morte gli rispose: E quale innamorato non vorrebbe abbracciare il proprio amore? Abramo colpito da queste parole gli rispose: Oh... Angelo portami con Te....... 

    DA MIA MADRE.........

    La morte non è niente,sono solamente passata dall'altra parte:è come se fossi nascosta nella stanza accanto.Io sono sempre io e tu sei sempre tu.Quello che eravamo prima l'uno per l'altra lo siamo ancora.Chiamami con il nome che mi hai sempre dato,parlami con lo stesso modo affettuoso,non cambiare il tono di voce, non assumere un aria triste.Continua a ridere come ridevamo insieme.Prega, sorridi e pensami!Pronuncia il mio nome senza nessuna tristezza,la nostra vita è la stessa di prima,c'è l'Amore fra noi che non può spezzarla.Non sono lontana da te,con tutti Loro ti sono più vicina di prima.Rassicurati va tutto bene.Asciuga le tue lacrime e non piangere,se mi ami: IL TUO SORRISO E' LA MIA PACE.
    (Sant'Agostino)

    Lettera ad un primario II

    Avete, e continuerete a farlo perché la morte, quella degli altri badate bene, non suscita in voi ormai più nulla, anzi è la modalità più veloce e meno pesante per raggiungere il vostro budget, dicevo avete e continuerete a farlo ridotto ad un mero e proprio rapporto di affari il vostro rapporto con i vostri pazienti.Non esiste l’umanità, l’amore, la devozione, la figura del malato come quella di colui che soffre o di colui che rappresenta la vostra sfida da vincere contro la malattia, la figura di Cristo ammalato.

    No, ormai per voi, forse non per colpa vostra ma da voi comunque accettata, il malato è immediatamente il cliente da ricevere ma una volta ricevuto già porsi della condizione di attendere l’altro e poi l’altro e poi l’altro e niente più.

    Sono rimasto molto amareggiato nella vicenda che riguarda mia madre da voi giunta viva ed uscita morta. Io mi sarei sentito sconfitto, miserabilmente vinto dalla mia incapacità di fare il mio lavoro, d’altronde il medico dovrebbe guarire non farsi sconfiggere dalla morte.

    Lettera ad un primario IV

    L’aspetto del vostro lavoro che non mi è chiaro è quello del rapporto con il paziente! Con quale sentimento si avvicina ad un malato quando fa il suo lavoro? Me lo chiedo da spettatore di questa vicenda che mi ha visto coinvolto, ma anche da spettatore di tutte le altre del suo reparto.

    Mai, dico mai, ho visto nei suoi occhi e in quelli degli altri, medici ed infermieri che fossero, quell’amore , quella pazienza e quella carità che si dovrebbe trasmettere guardando gli occhi di coloro che soffrono. L’amore caro dottore per coloro che soffrono, la pazienza cari dottori, la carità cari infermieri, non la routine, no i vostri problemi riversati su di loro come se loro non ne avessero, no l’arroganza di che guarda dall’alto ma l’umiltà di chi si pone al livello del malato e dei suoi parenti poveri o ricchi che siano, semplici cittadini o figli di personaggi illustri……

    Lettera ad un primario V

    Dovevate assisterla, curarla e invece avete tamponato le urgenze: non dimentichi che noi abbiamo chiamato il cardiologo non voi, lo abbiamo chiamato due volte perché da voi non era partita ancora nessuna segnalazione. Non avete mai chiamato o chiesto consulenze neurologiche,e lei nel frattempo si è presa diverse infezioni nel suo reparto. Ma mi scusi che modo di gestire un paziente, un ammalato è mai questo? Mia madre ha avuto un allergia a chissà che cosa e voi avete aspettato che vi avvisassimo noi intervenendo chiamando un dermatologo giunto dopo quasi un giorno, ha contratto la candida chissà come (forse l’igiene non viene fatto con le dovute precauzioni nel vostro reparto), ha avuto diarrea per una settimana, ha avuto febbri e infezioni che voi non siete stati in grado di evitare. La sua risposta la immagino: erano le sue condizioni, vero? Ma chi cura chi nel suo reparto? E per fortuna noi eravamo sempre presenti 24 ore su 24 vicini a mia madre nonostante gli sguardi contrari di Voi medici e l’irritazione di alcuni suoi infermieri, davamo fastidio perché eravamo attenti ai suoi bisogni e alle sue necessità, cosa che se avessimo delegato a Lei e ai suoi collaboratori l’avrebbe portata alla morte chissà quanto tempo prima.

    Lettera ad un primario VII

    Comunque caro proff. Io la ringrazio perché in questi giorni ho rafforzato il mio amore verso il malato che era vicino a mia madre,verso l’uomo che soffre solo relegato in letto, mi ha insegnato a capire ancor di più che l’uomo è una creatura di Dio, è immagine di Dio di quel Dio che voi non avete riconosciuto e che continuate a non riconoscere nei pazienti che si affidano con fiducia nelle vostre mani.

    Caro proff. c’erano centinaia di persone ai funerali di mia madre, la Cattedrale di B. era stracolma di gente che ha amato mia madre alcuni anche senza conoscerla e che piangevano per lei. Ma caro proff. Non piangevano per la sua morte, no, piangevano di gratitudine, di gioia perché da oggi hanno un nuovo Santo che dal Paradiso li potrà assistere. La ringrazio proff. Perché Lei ha fatto di mia madre una Martire e se avesse avuto occasione di ascoltare le parole del sacerdote che la conosceva avrebbe capito cosa significa amare. Mia madre era amore, amore incondizionato per tutti figli ed amici, conoscenti e non, buoni o cattivi. Ecco chi era mia madre una donna che ha vissuto la sua vita con la Santità nel cuore e credo che da lassù Lei non potrà fare altro che amarla.

    Lettera ad un primario VIII

    Io ora caro professore la saluto e la ringrazio ancora anche a nome di altre centinaia e centinaia di persone per aver contribuito con la sua scarsa responsabilità a fare di mia madre una martire dei giorni nostri e chissà forse una Santa e le raccomando una sola cosa insegni ai sui allievi e alla sua equipe che l’uomo o la donna che giace nel vostro letto d’ospedale non è un numero ma è l’immagine di Cristo sofferente e che prima di essere malato, COSA CHE NON HA VOLUTO LUI O LEI, è un uomo con la sua storia, con la sua vita e con la sua dignità. SI CARO PROFF. CON LA SUA DIGNITA’ E PERCIO’ VA RISPETTATO , AMATO E FIN DOVE E’ POSSIBILE GUARITO…………….

    IL PICCOLO PRINCIPE.

    E quando ti sarai consolato, sarai contento di avermi conosciuto.

    Sarai sempre mio amico.

    Avrai voglia di ridere con me.

    E aprirai a volte la finestra, così, per il piacere....

    E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo.

    Allora tu dirai:

    "Si,  le stelle mi fanno sempre ridere!" e ti crederanno pazzo......

     

    Lettera ad un primario I

    Caro prof...... ,

    sono il figlio della signora M. M. che è stata in cura presso il suo reparto, come ben sa, per circa due mesi. Sono affranto dal dolore per la perdita della mia mamma , ma abbastanza lucido per esprimere tutta la mia rabbia nei suoi riguardi e nei riguardi di tutta la equipe.

    Mi dispiace ammettere ciò che io non avrei mai potuto immaginare ne era nella mia idea di medico e cioè che noi, poveri esseri umani e poveri ammalati , siamo sottoposti dalle strutture sanitarie a diventare dei veri e propri numeri sui quali fare dei calcoli, sui quali applicare formule di pura contabilità di magazzino quale la “rotazione” , essere inseriti nei vari contesti di budget di reparto e se tutto va bene ok altrimenti avanti un altro. Purtroppo sono stato tradito dalla Vostra idea di medicina, dalla Vostra idea di professionalità, dalla vostra moralità quale essere umani e non solo medici.

    Lettera ad un primario III

      Mi sarei chiesto immediatamente: cosa posso aver sbagliato, cosa avrei potuto fare di più per evitare di essere sconfitto, quali armi avrei potuto richiedere a chi come me fa quel lavoro, da cosa mi sono lasciato prendere mentre la visitavo dall’uomo che avevo davanti o dal numero che gli era stato assegnato.

    Invece voi eravate presi dal numero della paziente, dalla sua turnazione con la prossima.

    Vi siete, lei per primo dal primo momento, dai primi giorni, lasciati prendere da qualsiasi aspetto economico della situazione, dall’inizio Lei caro professore non ha fatto altro che parlarmi del budget del suo reparto, non dei problemi di salute di mia madre ma dal budget….. ma guardi dottore e professore che mia madre ha pagato tasse e che tasse per quasi tutta la sua vita e quindi avrebbe avuto tutto il diritto di essere curata attingendo ai fondi della sanità che lei rappresenta, non lo dimenticate mai.

    Lettera ad un primario VI

    Caro proff. perché è questo che più importa oggi essere un proff. essere un uomo di comando, che gestisce il potere ma senza le armi per farlo, e non mi riferisco alle sole armi economiche ma alle armi della pazienza, della attenzione, della carità, dell’amore…. Caro professore mia madre l’avete lasciata morire voi purtroppo per me e per i miei parenti. Chi ha deciso di farle la P.E.G.? nonostante il giorno prima avesse avuto 37,5 di febbre e forse avesse perciò una infezione già in corso, nonostante avesse appena superato l’allergia sul corpo. Chi ha deciso di farle la P.E.G. nella sua stanza, che di sterile non aveva nulla, noi lo abbiamo visto in che tipo di igiene e sterilità vivono i pazienti nella stanza che Lei chiama sub. Forse non sarebbe vissuta tanto ancora come mi diceva sempre Lei vista la sua situazione cardiaca e neurologica, per noi sarebbe stata la naturale conclusione della sua vita e non la forzata decisione di esseri umani. Sa cosa mi hanno chiesto immediatamente dopo il suo decesso gli infermieri della sala rianimazione dove è deceduta? DOVE LE HANNO FATTO LA P.E.G.? Si proprio così: DOVE LE HANNO FATTO LA P.E.G.? Si risponda da solo………e ringrazi il cielo che nessuno della mia famiglia Le ha causato o le causerà problemi per questo.

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