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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Qualche giorno fa, eravamo in un ristorante, forse, meglio definirla trattoria, la mia compagna ironicamente, sempre stata ironica e pungente, se ne esce con un’espressione verbale a mio parere infelice, non è la prima volta e in egual modo non è la prima volta che sento una donna definire un'altra donna in questo modo.

 

In un tavolo vicino sedeva un’altra cliente, una donna ben oltre la sessantina, capelli corti neri, maglione nero aderente con evidente scollatura alquanto audace, minigonna (molto mini) blu elettrico, calze rigorosamente a rete nere, tacco a spillo, credo, 12, al collo stretta una collana di perle, le labbra cosi rosse che nella luce soffusa del ristorante riflettevano come melograni appesi al ramo di un albero novello, gli occhi piccoli, quasi, non si intravedevano sotto l’eccessivo ombretto, molto eccessivo.

 

La mia compagna vedendola passare tra i tavoli, esclama:
Sembra una puttana!

 

La mia compagna non è cattiva, è la donna più generosa che conosco, lo premetto non perché lei è la mia compagna, ma perché è vero. Questo apprezzamento le nasce spontaneo, perché per lavoro gli capita, spesso, di aver a che fare con prostitute. Lei è un’educatrice e si prende cura di bambini che hanno subito abusi e violenze e molto spesso queste creature sono figlie della strada, di donne che per ragioni che non voglio descrivere si prostituiscono.
Negli anni ne ha viste tante, e pregiudizio o no, il loro modo di vestire è quello, appariscente, estremamente provocante, indecente, volgare.

 

Lo ammette lei stessa, a volte prova un contrastato risentimento che è un groviglio di emozioni, pietà, biasimo, rabbia, per queste donne, per la loro debolezza nel non fare nulla per difendere le figlie. Per amore del loro uomo, un amore malato, un amore pericoloso, permettono che le figlie subiscono violenze oltre l’immaginazione, e lei dentro si arrabbia, chi non si infurierebbe, ma deve essere professionale e accogliente.

 

Quando le capita di vedere donne vestite in un certo modo, comportarsi e parlare in cui certo modo, quella frase esce.

 

È un pregiudizio? Probabilmente sì, ne sono, però, colpevole pure io, perché anche io l’ho pensato, semplicemente la mia compagna ha avuto ed ha il coraggio di esclamarlo, io per riservatezza non lo dico.

 

Non so se quella donna seduta in quel tavolo fosse o no una prostituta, come dici il proverbio l’abito non fa il monaco, i modi di certo, però, ci identificano e definiscono.

 

Puttana!!!

 

Lo si dice spesso, per offendere, inveire, oltraggiare, nei momenti d'ira mi è uscita anche a me qualche frase:
Figli di puttana”, classica.

 

Mi chiedo, le puttane meritano questa fama?

 

Si sa! È il lavoro più antico del mondo, mi chiedo però, da dove deriva questo velo di pregiudizio? Se sia giusto averlo?

 

Mi è venuta in mente la storia di una prostituta raccontata dalla tv anni fa.

 

“È la bocca di rosa di via Salaria. Si chiama Susanna, ha 52 anni e fa la prostituta. Si muove in bicicletta e ogni giorno raggiunge la sua postazione pedalando sulle due ruote.
[…]
Abbiamo scoperto che la strada l’ha salvata dalla depressione e le ha permesso di crescere i suoi figli. Il suo è uno spaccato di vita duro ma anche sorprendentemente gioioso. Contro ogni avversità.
[…]
“Da piccola ho fatto le mie prime tournée teatrali come ballerina a 14 anni. Me ne andai in Francia con la compagnia di Vittorio Biagi e poi partecipai ad alcune audizioni. […] Poi ebbi un grave incidente di macchina e lì finì la mia carriera di ballerina”. […] Poi un giorno mia mamma mi prese e mi disse: Ora vieni a lavorare con me al negozio di stampe e rilegature. Ci passai cinque anni ma assumevo psicofarmaci per stare tranquilla. Mi mancavano la vita folle, le luci, la danza. Poi un giorno pensai di andare per la mia strada e cercai lavoro in discoteca come cubista. Mi allenavo già nelle palestre e avevo sempre amato l’esibizionismo. Anche quando ero ballerina mi piaceva provocare gli uomini. Sono nata molto calda, con la voglia di piacere ai maschi”.  […] “Chiamai un impresario. Mi mandarono ad Alba Adriatica. Partii col trenino. Da lì si aprì il discorso uomini e prostituzione e capii che non mi dispiaceva affatto. Con il boa, la musica di sottofondo e le scarpe coi tacchi mi sentivo a mio agio. Ero naturale e mi piaceva. Mi dissi: Perché no? Poi c’era anche il discorso dei soldi che faceva gola. Gli uomini si innamoravano, mi invitavano a cena, mi facevano regali."

 

Questo è un parte di un articolo che RomaH24 ha dedicato a questa donna.
Al di là di qualunque giudizio sono incontrovertibili alcune affermazioni. “si aprì il discorso uomini e prostituzione e capii che non mi dispiaceva affatto.

 

L’articolo continua:

 

[…]
Susanna è molto affezionata ai suoi clienti. “Appartengono a tutti i tipi: sposati, separati, single. Vanno dai 18 ai 70. Sanno che in me trovano una donna diversa, ho un carattere dolce e delicato, piena d’amore e passione. Qualcuno mi manda pure i messaggi sul cellulare: Sei una grande donna, mi dicono. Voglio uscire dalla depressione come te, mi ha scritto uno una volta”.
Due anni fa però un cliente romeno l’ha massacrata di botte e ora si porta appresso la paura: “Mi ha violentata e derubata, lasciandomi legata mani e piedi. Credo che quel giorno mi abbia salvato la Madonna. Da allora la mia vita è cambiata. Adesso la gente che non mi convince la scarto, ma in generale mi vogliono tutti bene, anche la polizia che ormai mi conosce e sa tutto di me, incluso dove vivo”.
[…]

 

Ora! Fatevi una domanda, questa donna è vittima o colpevole della vita che ha scelto? Perché tanto c’è di quel pregiudizio che circonda la parola puttana nella sua vita. L’uomo e la donna hanno un riflesso, un'idea della prostituta, della puttana, che per correttezza etimologica ha un significato ben preciso, per chi non lo sa la parola deriva del francese putain, caso obliquo di pute «donna di facili costumi», come dicevo uomo e donna hanno un’idea ben precisa che è inscindibile da alcuni sentimenti, volgarità, depravazione, lussuria, avidità. La puttana è un pericolo è sempre stata un pericolo per le altre donne, perché è altrettanto incontrovertibile che l’uomo cerca la puttana perché in casa non trova qualcosa, molto spesso una volgarità e violenza che non vuole vedere nella donna che ha accanto. Una puttana dice sempre sì, è nata per dire sì, l’uomo pretende il sì. Questa è la più grande colpa della prostituta aver reso il sì una scusa per la violenza.

 

Quando la mia compagna si lascia andare a quella frase, io di solito, rispondo, sempre, che potrebbe esserci di più in quella donna, anche se è difficile da scorgere.
Un giudizio severo, spesso non altrettanto duro quando è rivolto ad un uomo. Sarà la maternità, la santità che la tradizione cattolica ha velato attorno alla donna, ma è un fatto che la donna subisce un giudizio molto più severo di quello dell’uomo. Che sia meritato o non meritato, questo è un altro discorso.

 

 

Questo è l’ultimo post che inserirò in bacheca. Per motivi personali ho, già, da qualche mese rallentato il numero di inserimenti, la vita, qui, deve coesistere con la vita reale, ritengo inutile in questo momento il doppio inserimento, quindi dedicherò il mio tempo solo al blog.

 

Buona giornata a tutti.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Un’amica in un commento ha messo in evidenza una verità.

 

Un paio di settimane fa ho espresso un'osservazione alla mia compagna che al momento ha provocato una benevola ilarità, in realtà la natura dell’osservazione è tutto tranne che benevola.
L’osservazione in questione riguardava un fatto, nella settimana che ho portato fuori Frida, ho conosciuto e scambiato una parola con tante persone, merito di Frida ovviamente. Ora! In questo non c’è nulla di speciale. Quindi dove sta la particolarità? Nel fatto che ho conosciuto più persone in quella settimana che in 48 anni di vita vissuta, il che può far sorride, in realtà, però, è triste.

 

L’amica nel commento ha scritto che nel mondo reale, a causa delle rispettive riservatezze, probabilmente ci saremmo cordialmente evitati.

 

Ed è vero.

 

Nei post inseriti ho spesso, per non dire sempre, puntato il riflettore sulla solitudine è un ripetersi all’infinito, un loop temporale che imprigiona il mio comportamento.

 

“Gli umani dedicano la loro vita a ripetere cose, gesti e comportamenti che chiamano abitudini.”
Luis Sepulveda

 

Abitudini, la riservatezza può esser un’abitudine?
La curiosità è l’arma che combatte l’abitudine, che smorza la routine, ed è, anche, ciò che ci sprona a confrontarci con chi abbiamo accanto.
Quante volte capita di dire o sentirsi dire, cosa ti incuriosisce? O cosa ci incuriosisce? Ammetto non tante volte, mi è capitato però.
Se camminando per strada mi accorgo che il negozio che ho davanti vende articoli per le belle arti, 9 volte su 10 entro, anche se nella maggior parte delle volte non compro nulla. Curiosità e interesse si uniscono, ed è irresistibile la vetrina, nulla accade, però, se incrocio lo sguardo di un altro essere umano.

 

Iniziative.

 

"Non puoi attraversare il mare semplicemente fissando l’acqua."
Rabindranath Tagore

 

Il lavoro interiore per accertarsi e accettare la vita che si è costruito, è profondamente solitario e doloroso, perché è una lotta incessante tra quel che riesco a fare e quel che non ho il coraggio di fare.

 

Non so voi, credo, però, sia nella natura umana farsi domanda, porsi interrogativi, io me ne faccio tanti. Vi è mai capitato di pensare di voler esser diversi da quello che siete?
Non dico voler somigliare ad un altro uomo o donna, quando mi trovo al centro commerciale spesso vorrei avere il portafoglio dello sceicco del Brunei :-) il punto è che non riesco mai a sentirmi completo, non parlo di coppia, ma di integrità e opportunità. Sono riservato, così riservato che, per usare una metafora molto conosciuta e intelligente, dei tanti treni che mi sono passati davanti, ne avrò preso tre, forse quattro. Dici niente!!! Quattro so’ tanti. Rispetto alle decine che ho perso? No!
Ho scelto i treni più sicuri, più affidabili. Chissà invece dove portavano gli altri? Quelli senza destinazione, quelli che a vederli suscitavano paura e meraviglia per quando erano lunghi ed esotici.
Cosa avrò perso? Chi non avrò incontrato?

 

Il lavoro interiore per trasformare queste domande, da rimpianti alla vita giusta che meritiamo, che amiamo e rispettiamo, è lungo e non privo di spine. Un lavoro che mi porta a scrivere che sì, nella realtà, cara amica, non ci saremmo neanche sorrisi, intenti a guardare il grigio asfalto o persi in un’analisi d’insieme che fonde l’orizzonte, la vita, però, trova sempre un modo per renderla meritevole, per renderla all’altezza delle nostre aspirazione e desideri. Ed ecco che qui, nella penombra della società, in questa stazione in mezzo al nulla, ci si ritrova ad aspettare il prossimo treno e aspettando si scambia qualche parola, si leggono manifesti e lettere che sono i nostri pensieri e le nostre osservazioni.

 

Metaforicamente parlando la vita è e sarà, sempre, quell’attimo di consapevolezza che vive tra un gesto diventato passato e un pensiero strappato a quel lontano orizzonte chiamato futuro.

 

La poesia è prepotente nella mia mente e riesce a soffocare tutto il cinismo e la diffidenza che esiste nel mio cuore, credetemi non sarebbe difficile trasformare questi pensieri in un’ondata di pessimismo e disfattismo. Il mondo sgorga acque nere ogni secondo di respiro, per fortuna ho la facoltà di scegliere quale titolo proporvi.

 

Una delle poche scelte che la vita mi concede e me le tengo strette. Un treno può esser perso, tutti i treni possono essere persi, nessun essere vivente ha, però, la forza e il potere di impedirmi, di impedirci di scendere dal marciapiede e seguire i binari.

 

Io l’ho fatto tante volte, non vedo il treno, ma quel che esso passa sì.

 

 

In fin dei conti sono le orme che lasciamo dietro di noi che ci identificano, le tracce che lasciamo nella sabbia della vita che danno senso al cammino.

 

Buona inizio di settimana a tutti.

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

In questi giorni la mia compagna, con estremo piacere, ha recuperato dei giorni di ferie. Ieri siamo usciti insieme a Frida, ci siamo ritirati alle 23:30.

 

Sono le 07:10 in questo momento, di solito sono in strada con Frida per i bisogni. Stamattina come di consueto ho aperto la porta e sono uscito, di norma Frida mi segue ed esce, puntualmente, subito dopo, oggi si è avvicinata mi ha guardato uscire e dopo è tornata in cuccia :-D ancora stanca per la passeggiata di ieri :-D

 

Dopo la montagna è toccato al mare. Ieri, lungo il tragitto per andare in un piccolo paese dove era stato organizzato uno street food, abbiamo attraversato tutto il litorale etneo: Giardini Naxos, Taormina, Letojanni, Sant’Alessio Siculo ecc. ecc. tutte bellissime località di mare. Potevamo non fermarci per presentare il mare a Frida?

 

Eccola in spiaggia.

 

 

Non c’era, quasi, nessuno solo qualche famiglia, tra queste una mamma con un bambino di 10 anni che ha, subito, fatto amicizia con Frida.
La mamma del bambino ha raccontato alla mia compagna che il piccolo era affetto da un forma leggera di autismo, una forma che lo rendeva incapace di distinguere il bene dal male e di conseguenza incapace d'essere diffidente, si vedeva chiaramente la sua diversità, perché si comportava come Frida, mostrando una spontaneità e un affetto uniche e Frida non è stata da meno. I cani, come molte altre creature diverse dall’uomo, sono capaci di capire chi gli si pare davanti, si è comportata con molta tenerezza e dolcezza facendosi toccare e strapazzare come mai prima o come solo io e la mia compagna facciamo. I cani capiscono e riconoscono le disabilità, capiscono quando la loro guida sta male e a loro modo se ne prendono cura.

 

L’autismo.
L’autismo non è una malattia, è un disturbo e riguarda la sfera del neurosviluppo che coinvolge linguaggio, socialità e comunicazione. Il disturbo è caratterizzato da interessi ristretti e comportamenti ripetitivi, nelle forme più gravi. Sono in tanti ad esserne affetti, tanti piccoli mondi che vivono nel silenzio e la maggioranza non riesce ad avere accesso ad una appropriata valutazione. Per questo motivo, vivere nello spettro è una condizione complessa sia per chi ne soffre che per i famigliari.

 

Personalmente ne so qualcosa, la sindrome di asperger, una forma particolare di autismo, molto difficile da diagnosticare.

 

“Sono strano, è quello che dicono tutti. A volte non capisco di cosa parlano le persone e questo mi fa sentire solo anche se c’è altra gente intorno a me.”
Keir Gilchrist 

 

La solitudine del diverso, c’è differenza tra sentirsi soli ed esser soli.

 

“È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo.” Verso tratto dalla favola: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda.

 

È importate questa distinzione, perché esser soli, vivere l’isolamento con la natura della propria mente, non è sentirti soli, soffrire di solitudine, sentire il disagio sgorgare dalla pelle, le mani tremare e il cuore cercare disperatamente una fuga, è ben diverso, è un sentirsi diverso da chi ci sta accanto.
Qualcuno dirà: siamo tutti diversi.
Ed è vero! Tutti siamo diversi. La differenza è nel modo in cui la società, l’individuo ci guarda.

 

“La differenza genetica più importante tra le nevrosi e le psicosi: la nevrosi sarebbe l'effetto di un conflitto tra l'Io e il suo Es, mentre la psicosi rappresenterebbe l'analogo esito di un perturbamento simile nei rapporti tra Io e mondo esterno.” Sigmund Freud.

 

Osservando il mondo, i suoi comportamenti, i nostri comportamenti, non posso non pensare che la nostra società sia pervasa nella sua diversità, quella che ci distingue, da una paura intrinseca, una psicosi che ci rende, indifferenti e al tempo stesso generosi, paurosi e al tempo stesso violenti.

 

Gli occhi di un cane, vedono in modo diverso, perché diverso è il suo cuore.

 

«Ho paura! Mamma!» stridette Fortunata.
Zorba saltò sulla balaustra che girava attorno al campanile. In basso le auto sembravano insetti dagli occhi brillanti. L'umano prese la gabbiana tra le mani.
«No! Ho paura! Zorba! Zorba!» stridette Fortunata beccando le mani dell'umano.
«Aspetta. Posala sulla balaustra» miagolò Zorba.
«Non avevo intenzione di buttarla giù» disse l'umano.
«Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali» miagolò Zorba.
La gabbianella spiegò le ali. I riflettori la inondavano di luce e la pioggia le copriva di perle le piume. L'umano e il gatto la videro sollevare la testa con gli occhi chiusi.
«La pioggia. L'acqua. Mi piace!» stridette.
«Ora volerai» miagolò Zorba.
«Ti voglio bene. Sei un gatto molto buono» stridette Fortunata avvicinandosi al bordo della balaustra.
«Ora volerai. Il cielo sarà tutto tuo» miagolò Zorba.
«Non ti dimenticherò mai. E neppure gli altri gatti» stridette lei già con metà delle zampe fuori dalla balaustra, perché come dicevano i versi di Atxaga, il suo piccolo cuore era lo stesso degli equilibristi.
«Vola!» miagolò Zorba allungando una zampa e toccandola appena.
Fortunata scomparve alla vista, e l'umano e il gatto temettero il peggio. Era caduta giù come un sasso. Col fiato sospeso si affacciarono alla balaustra, e allora la videro che batteva le ali sorvolando il parcheggio, e poi seguirono il suo volo in alto, molto più in alto della banderuola dorata che corona la singolare bellezza di San Michele.
Fortunata volava solitaria nella notte amburghese. Si allontanava battendo le ali con energia fino a sorvolare le gru del porto, gli alberi delle barche, e subito dopo tornava indietro planando, girando più volte attorno al campanile della chiesa.
«Volo! Zorba! So volare!» strideva euforica dal vasto cielo grigio.
L'umano accarezzò il dorso del gatto.
«Bene, gatto. Ci siamo riusciti» disse sospirando.
Da: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda

 

Chi comprende questa differenza è sulla buona strada. Qual è strada? :-)

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

30 Aprile.
Ieri nel mio paese si è festeggiata e si continuerà a festeggiare fino all’1 - tempo permettendo - la Primavera. Nella piazza principale i turisti hanno potuto ammirare e visitare tante bancarelle con gli immancabili prodotti degli artigiani locali, la sera si è, poi, goduto delle melodie di un concerto, un violinista che ha deliziato i presenti con una serie di melodie famose.

 

Da venerdì Frida è libera di uscire e interagire, la mattina l’abbiamo portata in un parco della città, provvisto di area recintata per far correre il proprio amico a 4 zampe. Tutto bene.

 

La sera, io, la mia compagna e Frida siamo poi andati in piazza. I cuccioli attirano, sempre, l’attenzione, è stata protagonista di moltissime attestazioni d’affetto, soprattutto da parte dei più piccoli, che sono privi a quell’età di ogni pregiudizio.

 

Mi ha colpito una ragazzina valdostana (in vacanza in Sicilia), poteva avere 10 anni, che si è, letteralmente, innamorata di Frida.
C’era, in verità, già un amore latente verso questa razza. La ragazzina sapeva tutto, la mamma le aveva imposto la condizione di informarsi su tutte le razze prima di prenderle un cane e lei l’ha presa in parola, sapeva tutto di ogni cane che passava. La sua scelta era, però, rivolta alla razza a cui appartiene Frida, anzi, voleva lo stesso colore di manto e lo stesso sesso, che dire è stato tenero vedere quella piccola bambina, perché tale era ancora, guardare e coccolare Frida.

 

L’innocenza dei bambini si accompagna ad una spontaneità che troppo presto viene persa a favore di una malizia che è inopportuna nella maggior parte dei casi.

 

“La spontaneità è una posa difficilissima da mantenere.”
Oscar Wilde

 

Wilde aveva ragione! Esser spontanei, oggi giorno, è difficile, lo è per me, sempre stato difficile.
È nella mia natura pensare prima di parlare o fare qualunque gesto, il bello è che non ottengo mai quel che la mente progetta e costruisce.

 

Da queste incongruenze, forse, nascono gli impacciati e gli imbranati, quelle anime particolari, che sembrano pesci fuor d’acqua anche in mezzo all’oceano.

 

2 Maggio.
Il pensiero che avete appena letto doveva esser pubblicato il 30 Aprile, ma non mi è stato possibile ultimare la condivisione, quindi ho deciso di unire quel che avevo scritto il trenta con il pensiero di oggi, inserendo però la distinzione temporale.

 

Oggi parlerò della giornata di ieri - 1 Maggio.

 

Siamo stati in pineta, io, la mia compagna e Frida.

 

In qualche pensiero passato ho espresso la mia preferenza per la montagna rispetto al mare, al contrario della mia compagna che adora il mare.

 

Non so spiegarvi la sensazione, ma è palese per me, chiaro come un riflesso, quando sono in un bosco sento la mente aprirsi, come se mi trovassi in un mondo alternativo.
La mente inizia a raccontarmi storie, ogni filo d’erba, ogni albero, dal più gracile al più alto, diventa protagonista di una visione che è fantasia, arte e poesia.

 

So che non esistono, ma ogni tanto immagino che nascosto dietro un muschio o un fungo appeso alla bruna corteccia di un albero, mi osservi un folletto.

 

Vi regalo quello che ho visto:

 


“l grazioso popolo dei boschi
mi riceve cordialmente,
i ruscelli ridono più forte quando arrivo.”
Emily Dickinson

 

 

E naturalmente Frida:

 


Che ha corso, come se ha corso, e rosicchiato, rosicchiato tutto, avrà fatto a pezzi una decina di pigne, e mangiato cose che non doveva mangiare, per fortuna è abbastanza selettiva ma se vede del pane, con pezzi di salsiccia buttati senza riguardo, che può fare la piccola cucciola? È un banchetto irresistibile, sono riuscito a togliere quasi tutti i pezzi prima che lei si fiondasse come un fulmine, un pezzo non sono riuscito, però, a strapparglielo dalla bocca.
La furbetta afferra è corre. :-) purtroppo non c’è gara per me. :-)
Il prossimo comando da insegnarle sarà non toccare cibo in strada, spero di riuscire a farglielo entrare nella sua testolina prima che diventi troppo grande.

 

“Non cercare la voce nei pesci né la virtù nelle persone male educate.”
Plutarco

 

Carte, bicchieri, bottiglie, come al solito l’essere umano, mostra la sua maleducazione lasciando spazzatura in un luogo verde, la rabbia sale perché, poi, i cestini ci sono, basterebbe avere un pò di cura e attenzione. Non riuscirò mai a comprendere certi atteggiamenti.

 

Mi sono accorto anche di una cosa non molto piacevole :-)
Non ho più l’età per certe cose.
La maggior parte delle famiglie si era radunata all’ingresso della pineta, dove erano allestite le strutture per il barbecue, i bagni e le tavole con panche, io, la mia compagna e Frida ci siamo spostati cercavo una zona più riparata dove liberare Frida. Abbiamo cercato di salire il monte, a metà abbiamo mollato :-) troppo ripido e privo di sistema di scorrimento, vent’anni fa avrei continuato :-)

 

Per oggi è così.

 

Buona giornata a tutti.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

“In tre tempi si divide la vita: nel presente, passato e futuro. Di questi, il presente è brevissimo; il futuro, dubbioso: il passato, certo.”
Lucio Anneo Seneca

 

Guardando i post precedenti, mi sono ritrovato a scorrere le pagine a ritroso fino al primo post.
4 parole contro le 943 dell’ultimo.

 

TUTTO INIZIA DAGLI OCCHI

 

Questo il primo pensiero condiviso. Da questo mi è nata una lugubre considerazione. Se tutto inizia (a mio parere) dagli occhi, tutto, dove o come finisce?
Mi verrebbe da scrivere da un sospiro.

 

“Ero a Venezia sul Ponte dei Sospiri; un palazzo da un lato, dall’altro una prigione; vidi il suo profilo emergere dall’acqua come al tocco della bacchetta di un mago”
Lord George Gordon Byron

 

 

Considerato oggi il ponte dell’amore o il ponte degli innamorati, la leggenda vuole che scambiandosi un bacio sotto il suo arco su una gondola nel momento preciso in cui il Campanile di San Marco fa sentire le sue campane, si assicura il proprio amore all’eternità!

 

Il Ponte dei Sospiri è uno dei luoghi più romantici di Venezia. A dispetto del nome i sospiri a cui fa riferimento non sono, però, i sospiri degli innamorati.

 

Ai tempi della serenissima il ponte dei sospiri veniva attraversato dai condannati o dai detenuti in attesa di giudizio. Trascinati a volte in catena dagli uffici dei tribunali di Palazzo Ducale alle Prigioni o viceversa, i sospiri erano, in realtà, i lamenti per le dure condanne che questi dannati ricevevano dalla giustizia del Doge.

 

Perché vi sto raccontando tutto questo?

 

Non certo per descrivervi la bellezza architettonica, che di certo vale, del meraviglioso ponte veneziano.

 

Ci sono luoghi che sono unici per bellezza e storia e poi ci sono luoghi che entrano nell’anima perché raccontano solo noi.

 

C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l’età.
Quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare.
Alda Merini

 

Ricordo, quasi tutti, i luoghi del mio amore. Ricordo il luogo dove le ho dato il primo bacio, il luogo dove lei, finalmente, dopo tanti no, ha risposto sì, ricordo il primo luogo dove la macchina nel buio ha sostato. Difficile, è, ricordare il momento in cui, l’amo, è sbocciato, la consapevolezza di quel momento, se devo usare le parole di Seneca, è una certezza che unisce i tempi dell’anima.

 

Accorgersi di esser innamorati, è accorgersi di non esser più soli.

 

Ogni tanto ho bisogno di ricordare che la vita è anche poesia.

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Ieri è capitato quello che io e mia sorella speravamo non accadesse.
Era già da un pò che stava palesando un atteggiamento ribelle e contestatario, in fin dei conti fa parte della crescita contestare i genitori.
Mio nipote, da inizio anno maggiorenne, ha palesato com’è naturale per la sua l’età, l’età in cui si iniziano a prendere decisioni e seguire ideali, una posizione di pensiero, oggi, purtroppo molto in voga. Colpa, probabilmente, anche della sua attività sportiva, il pugilato.

 

Ieri c’è stato un acceso dialogo, sulle sue posizioni che stanno, sempre più, andando verso un estremismo nazionalista.
Colpa della madre a detta sua, troppo “inclusiva”.
Come spesso accade la vittima diventa o rischia di diventare carnefice, lui che da bambino veniva preso in giro, oggi prende in giro e critica chi è diverso da lui.

 

È arrivato a dire - secondo me per pura provocazione, troppo giovane per comprendere il senso profondo dell'affermazione - che è, fascista, ma non il fascista criminale e razzista, quello moderato, perché all’interno del fascismo c’erano anche i moderati che non accettavo la violenza gratuita fine a se stessa. È il fascismo che ha lasciato del buono, quello che adottava un metodo autoritario che oggi manca a detta sua, il fascismo che considerava la violenza come necessaria solo in alcuni casi. Questo mi fa capire che il suo è un pensiero indotto da una nicchia di idealisti, forgiati da un contesto fortemente agostico e nichilistico.

 

Da tutto questo ci siamo resi conto che il ragazzo è ottuso.

 

“È una caratteristica delle menti istruite accontentarsi del grado d'esattezza consentito dalla natura dell'argomento e non cercare l'esattezza laddove solo l'approssimazione è possibile.”
Aristotele

 

Non è mai l’ignorante che fomenta l’odio ideologico, è l’istruito che non va oltre la sua condizione di comprensione, che si ferma all’approssimazione ideologia di una verità, creando inevitabilmente danni e divisioni. Chi crede di sapere tanto da escludere il sapere insito nella sua opposizione, trasforma un’idea in un’arma.

 

Comprendo che è giovane e che la maturità porterà altre posizioni, ma riflettendoci, ieri, mi sono dovuto arrendere al fatto che il fascino del forte (per non dire male) è, in alcuni casi, irresistibile.

 

Per chi è stato un debole, rivalersi, può diventare come una droga, un effetto allucinogeno che può dare dipendenza.
Il mondo diventa il nemico su cui scatenare, rabbia e frustrazione.

 

Più è diverso il riflesso più è acuta la cuspide che punge.“Sei grassa”, non è un insulto è, solo un evidenza, un fatto, che non può portare a definirmi bullo, “io non me la prendo se mi dicono ottuso”. Ecco cosa pensa la gioventù d’oggi, questi i ragionamenti sfiorati ieri con mio nipote.

 

Ad un certo punto gli esempi cambiano, prima sono i genitori, dopo le celebrità, poi …. Bisogna con intelligenza e dialogo contrastare ogni esempio che possa nuocere, ma anche qui è questione di prospettiva, per me la Meloni è un brutto esempio, per altri è invece la guida da seguire.
È tutto relativo. Il buon senso? Un punto di vista.

 

Stamattina sono uscito con Frida una passeggiata, oramai è quasi libera e può godersi le belle giornate. Mentre passeggiavamo abbiano incontrato una signora con un cane e poi un’altra ancora, quest’ultima ha detto una frase che rispecchia gli esempio sbagliati che girano e che il tempo ha reso verità da usare come giustificazione per la paura, il pregiudizio e perché no anche la violenza.
La signora ha riconosciuto in Frida la razza pitbull, ed ha sorridendo detto, che si è fermata solo perché era cucciola, se era adulta non si sarebbe fermata, anzi, avrebbe cambiato strada, non si fida dei pitbull, ne ha visto uno uccidere un altro cane.

 

Ho cercato di spiegare insieme all’altra signora che non è il cane, “cattivo”, ma il padrone, il pitbull come ogni altro cane se educato con amore non attacca nessuno. E anche fosse non sarebbe da meno certo dell’essere umano, che a violenza non è secondo a nessuna razza.

 

Il pitbull è riconosciuto come un esempio di violenza e brutalità, e lo è.
È l’esempio della violenza e della brutalità che un uomo ha nel cuore. Il pitbull è l'esempio di quello che l'uomo può infliggere ad una creatura innocente e incapace di far male.

 

“Quelli che rendono impossibili le rivoluzioni pacifiche rendono le rivoluzioni violente inevitabili.”
John Fitzgerald Kennedy

 

Era una soleggiata giornata primaverile. Come ogni sabato Giulia si recò dalla nonna materna per accompagnarla a fare una passeggiata lungo la spiaggia. All'anziana donna faceva bene camminare e respirare l'aria di mare, e Giulia adorava passare del tempo con sua nonna con la quale spesso si confidava.
Quella mattina la giovane ragazza era molto triste per aver rotto con il suo fidanzato la sera precedente.
Parlando del suo stato d'animo con la nonna, chiese: "Come si fa a mantenere un amore e farlo durare?”
La nonna guardò la nipote e le rispose: "Raccogli un po' di sabbia e stringi il pugno…"
Giulia strinse la mano attorno alla sabbia e vide che più stringeva, più la sabbia gli usciva dalla mano.
"Credo di capire cosa vuoi dire, nonna. La sabbia scappa" - disse la ragazza.
"Ora tieni la mano completamente aperta..." - aggiunse la nonna con un sorriso.
Una folata di vento portò via molta della sabbia rimanente.
La nonna sempre sorridendo disse: "Adesso raccogli un altro po' di sabbia e tienila nella mano, mantenendo la mano aperta come se fosse un cucchiaio…".
Giulia fece quanto suggerito e capì.
La sabbia non sfuggiva dalla mano ed era allo stesso tempo protetta dal vento, perché la mano era sufficientemente chiusa per custodirla e sufficientemente aperta per lasciarle la sua libertà.
"Ecco come far durare un amore”

 

La storia potrebbe esser all'apparenza slegata dalla prima parte della mia riflessione, ma nulla è slegato dalle mani che accudiscono, proteggono e insegnano.

 

Che sia un ragazzo o un cane, che sia una singola voce o un popolo intero è nel modo in cui noi tutti accogliamo le parole e con le parole le emozioni, che si forgiano idee di pace.

 

 

Buon 25 Aprile a tutti.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Ringrazio ancora una volte le amiche per i commenti ricevuti, commenti che danno generosamente una visione di quello che sono e di cosa significa interagire. In un mondo finto tutto questo è reale e vero.

 

Ora, potrei continuare la riflessione, costruendo ancora sul pensiero passato, ma rischio e rischiamo di rimanere incatenati ad un sentimento cupo, cercherò, dunque, di non prolungarmi troppo.
Il senso di quello che mi è stato scritto è racchiuso, alla fine, in quel sentimento che è l’amore, la chiave di volta di ogni riflessione.

 

Nelle risposte ai commento ho scritto in due occasioni di come mi ha stupito leggere che l’odio non sia un sentimento che le amiche hanno vissuto o sentono di riconoscere.
Non condanno, impietosamente, chi perde la via, perché di fondo penso che c’è, sempre, una ragione alla follia e all’odio, la cattiveria in alcuni casi può essere una deforme essenza della natura di un essere umano, ma nella maggior parte dei casi è, un insieme di fattori che condizionano le nostre vite.
Il riscatto è una virtù che ha un valore immenso alla pari dell’amore e del bene assoluto. Le seconde possibile sono la via per guarire, perché chi fa del male in fin dei conti è malato, ferito nell’anima.
Mi stupisce, come ho scritto, leggere che non si è provato sentimenti che possono portare il cuore a odiare, perché tutti prima o poi restiamo feriti e ci ammaliamo, come si ammala il corpo.
Chissà, magari, la maggior parte degli essere umani non hanno mai avuto motivi per sentire nel cuore questo sentimento, portandolo, invece, a veicolare qualcosa di meno riprovevole e più auto infliggente. Ho scritto che la natura dell’odio porta inevitabilmente a cercare espiazione, per questo si cerca di far bene, per non cadere in quel che è dolore, l’odio, in fin dei conti, non è altro che una forma di dolore, che infliggiamo a noi stessi.
Ecco volevo sottolineare solo questo.

 

“Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici.”
Khalil Gibran

 

L’odio lascia profonde cicatrice, come il dolore che esso infligge. È il dolore che rende forti un’anima, la differenza, forse, è in quella profondità d’animo, in quella oscurità, che spezza lo spirito e anestetizza dalla sofferenza. Rimango dell’idea che la cattiveria è una porta e vi entra chi non sente nulla, chi non prova più dolore o mai ne ha provato.

 

Ora, non voglio come ho scritto all’inizio rimanere incatenato a questo pensiero, vorrei mutarlo ed evocare qualcosa di luminoso, cosa non facile visto quel che viviamo.
Persino la terra trema, ogni parte di questo mondo si scuote, come se una mano materna volesse farci fermare da quel che perseguiamo.
La storia insegna, a volte, i disastri hanno fermato guerre, unito fazioni, creato civiltà.
Oggi neanche la distruzione totale mette paura.
Ho sempre criticato il pensiero di chi per un bene supremo intimava e inculcava la paura (le chiese sono maestre in questo), oggi, il pericolo mi sa è proprio non provare paura.

 

“Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo di un'ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice. Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9:00. Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo. Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita.
Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e medicargli la ferita.
Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta. L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie.
Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall’Alzheimer.
Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi.
Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni.
Ne fui sorpreso, e gli chiesi: "E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei”?
L'uomo sorrise e mi batté la mano sulla spalla dicendo:
"Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei”.
Dovetti trattenere le lacrime... avevo la pelle d'oca e pensai:
"Questo è il genere di amore che voglio nella mia vita”.
Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.

 

Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.

 

La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia.”

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

“La miglior vendetta? La felicità. Non c'è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice.”
Alda Merini

 

Commentando il post di un’amica che parlava di come a volte la cronaca ci racconti le cruenta gesta di insospettabili uomini e donne, ho scritto di vendetta.
La vita, ho scritto, ci da spunto per riflettere, la vita ci da la possibilità di creare le nostre occasioni, opportunità, non solo buone, positive, ma anche cattive, negative.
Alla fine, è un pensiero come un altro.
Un tizio si alza la mattina, va a lavoro, passa le sue ore tranquillamente e forse noiosamente e senza che sia stato premeditato si trova, improvvisamente, a discutere con un collega, ed ecco che un sentimento di disagio si insinua nel suo cuore e nel tempo, piano piano, rancore e odio si fanno strada.
L’idea di vendicarsi si fa viva nella sua mente, nelle migliori delle ipotesi, dispetti, piccoli e magari innocui dispetti, l’indifferenza sarebbe la migliore speranza, invece si creano i presupposto per far male, perché fare male a chi odiamo, fa bene a noi.

 

Non sono ipocrita, ho raccontato la mia vita senza mai cercare di passare per buono, sono umano, un umano problematico e come tale ho un lato oscuro. Ci sono state persone che ho odiato profondamente, da bambino il controllo sull'emozioni non è semplice e non ho avuto a volte il cuore che un essere umano illuminato deve avere.
Una volta durante il servizio militare, un periodo fortemente stressante, mi sono ritrovano con un pezzo di vetro in mano pronto ad usarlo contro un altro commilitone. Ero un ragazzo silenzioso, solitario, facile preda di chi spavaldamente vuole affermare il dominio e il potere. Il branco, è legge di natura, sceglie sempre il più debole. Ed io sono sempre stato all’apparenza il più debole. Quella volta fui pronto, o meglio ero pronto ad usare il pezzo di vetro se il tizio non si fosse fermato. La mente nel panico cerca vie d’uscite e se non ne trova, se la parola non esce, se non si è capaci di difendersi minacciando con la voce, la mente sceglie altre strade, strade che non lasciano spazio al compromesso. Sono sempre siciliano, le minacce all’arma bianca le ho viste fin da piccolo. Stereotipo? Sì, c'è sempre un fondo di verità negli archetipi. Mio nonno pace all’anima sua, girare con un coltello a serra manico, come tutta la sua generazione. Ho dovuto scrutare profondamente in me, per liberarmi da quel tipo di paura, aprire la mente, leggere, seguire i giusti esempi, ascoltare e scegliere le giuste filosofie, non violenza, amore per il prossimo.
Credetemi non è facile seguire quelle parole, sostenere quegli esempi, e non sempre si vuole essere un esempio.

 

L’amica scrive alla fine:
“Forse se fossimo più attenti e disposti ad ascoltare, certi tristi accadimenti si potrebbero evitare.”
Attenzione, ascolto. Mi chiedo però, ci frega davvero? C’interessa davvero quel che succede al nostro vicino?
A volte leggo o ascolto episodi di cronaca e mi dico, fosse capitato a me sarebbe stato diverso, fosse stata mia sorella, mio figlio, avrei fatto carte false per non arrivare a quella situazione.
Una donna che viene molestata, o un bambino bullizzato, una madre, un padre, un fratello, una sorella ce l’ha. Posso mai immaginare, pensare, che non vedano, non sentano?
O davvero alla fine non frega nulla di nessuno, quando c’è da scegliere tra la nostra vita e la vita degli altri, si sceglie, davvero, di voltare le spalle?

 

Un'altra amica nella sua bacheca ha scritto all’inizio del suo bellissimo pensiero questa frase:
“Io amo, ed è sentimento gratuito."

 

Ecco che l’amore viene a darci la speranza a fasciarci il cuore e la mente. Nel suo verso l’amica dona una parola: gratuito.
Un amore gratuito è, un amore che non chiede nulla in cambio, non vuole nulla, solo dare, e dare, ed è questo l’amore che può fare la differenza, dare speranza. Nella retorica di una speranza vive la verità.

 

“Io non pretendo di sapere cosa sia l’amore per tutti, ma posso dirvi che cosa è per me: l’amore è sapere tutto su qualcuno, e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni altra persona. L’amore è la fiducia di dirgli tutto su voi stessi, compreso le cose che ci potrebbero far vergognare. L’amore è sentirsi a proprio agio e al sicuro con qualcuno, ma ancor di più è sentirti cedere le gambe quando quel qualcuno entra in una stanza e ti sorride.”
Albert Einstein

 

Einstein da voce al suo cuore e dona la sua verità, che è anche nostra, in fin dei conti l’amore è questo, lo descrivereste in altri modi? Direi di no. Ma come possiamo far sì che questo amore esista nel nostro cuore, anche quando siamo nelle situazioni che ho sopra descritto?

 

Come possiamo far esistere l’amore, là, dove è fertile l’odio, la vendetta, la paura?

 

Se poteste dare voce all’odio, cosa gli chiedereste?

 

Io: Odio come posso fermarti?

 

Odio: Non puoi fermarmi, puoi, però, cambiarmi. Sai, oggi, mi chiami odio, ieri, mi chiamavi amore. Basta crederci, basta sentire nel cuore il desiderio di fare bene.

 

E parola dopo parola, mi perdo.

 

 

Vorrei ringraziare per gli spunti di riflessione, le amiche: bluicee e Surfinia60.
Ringraziarle e pregarle di scusarmi per non aver chiesto per l’uso nella mia bacheca dei loro pensieri.

 

Ne approfitto per ringraziare anche, è doveroso, per il tempo che mi dedicano: elyrav, OggiGiornoRingrazio, prefazione09, stelladelsud16.

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

In un commento un’amica ha scritto:
“Mi chiedo a volte da dove sia scaturita l’idea di creare un essere ‘intelligente’ come l’uomo, in grado di manipolare le leggi della natura a proprio piacimento, conferendogli quello che viene appunto chiamato ‘libero arbitrio’?”
Continua la sua riflessione attribuendo all’uomo la giusta etichetta di “mostro”.
Un mostro che si arroga il diritto di decidere chi vive e chi muore.

 

Rispondere alla domanda è certo straordinariamente complesso. Quale caos o mente ha potuto dare vita ad una creatura così contraddittoria?
L’evoluzione è, la naturale risposta, la complessità o difficoltà sta, invece, nell'immaginare la naturale associazione tra uomo e natura, come se l’uomo non fosse capace di essere parte della natura che lo ha creato. Con lui l’armonia che vive tra tutte le cose viene meno.

 

Leggerezza e pesantezza.

 

Definizione di leggerezza:
L’esser leggero, qualità di ciò che è leggero (che ha cioè poco peso). Agilità, sveltezza, anche scioltezza, facilità, spontaneità. Poca serietà, incostanza, volubilità, riferito alla persona o agli atti.

 

Definizione di pesantezza:
L’esser pesante, qualità di ciò che è pesante. Scarsa agilità, mancanza di scioltezza nei movimenti. Mancanza di facilità, di spontaneità. L’essere, il risultare noioso a causa di eccessiva serietà, pedanteria, prolissità.

 

È importante anche in un luogo come questo definire la propria identità, anzi, forse è proprio in posti come questo che si può riuscire a superare quell’etichetta di mostro che abbiamo tutti appesa al collo. Il mostro ha tante facce, ed ogni faccia mostra un subdolo e credule comportamento, metterci la faccia e mostrarsi nei contenuti, nei pensieri, frantuma parte di questa maschera e concede a chi partecipa a questa agora virtuale un’occasione, a volte breve, a volte lunga, di essere circondati da individui intelligenti. Un profilo privo di contenuti è un profilo inutile e non dona né leggerezza, né pesantezza.

 

Il peso di un argomento ne definisce la sostanza è garantisce partecipazione. Oggi si partecipa alla vita di tutti, grazia alle rete le informazione sono veicolate e il libero arbitrio ci concede la scelta di entrare nelle vite di chi ci circonda, entrando spesso e volentieri con la maschera del mostro (Haters).
Questa è la libertà concessa all’uomo dall’evoluzione, l’uomo non è un mostro per legge di natura, come lo è ai nostri occhi un’animale feroce, l’uomo sceglie coscientemente di essere un mostro.

 

La domanda sollevata dell’amica è la stessa domanda che si pongono da secoli la filosofia e la sociologia.
Come può l’evoluzione aver permesso lo sviluppo di una creatura capace di autodistruggersi?
Il peso delle domande che ci facciamo espande la nostra conoscenza e ci obbliga a porci davanti alle nostre illusioni e costruzioni mentali.

 

Ri-cito nuovamente Hawking: “Il più grande nemico della conoscenza non è l'ignoranza, è l'illusione della conoscenza.”

 

Sono d’accordo con il grande scienziato, l’ignoranza è un nemico che può far enormi danni, ma mai quanto l’illusione di sapere. Ed è questa illusione che ci eleva rispetto alle altre specie e ci condanna all’arroganza e alla superbia, quell'arroganza e superbia che pone la conoscenza a verità e la verità a condotta. Per una presunta verità calunniamo, per una presunta verità trasgrediamo, per una presunta verità combattiamo, per una presunta verità discriminiamo, per una presunta verità uccidiamo, per una presunta verità inganniamo, questa ultima verità è la maschera che indossano molti utenti in questa comunità.

 

All’inizio visitavo i profili e cercavo di partecipare, oggi, non sento più la necessità come se dopo aver scandagliato l’oceano abbia tracciato la mappa di questo posto e trovato la verità, l’illusione mi ha lasciato l’idea che c’è il vuoto e che a parte una decina (anche meno) di utenti non c’è valore in questa realtà.

 

Scelte e libero arbitrio creano, sempre, conseguenze, anche nelle piccole azioni, anche nella più insignificante considerazione.

 

Sinceramente non penso di aver centrato l’argomento che avevo in mente.
Ha preso una strana pieghe la riflessione, l’intenzione iniziale era rispondere e approfondire il bellissimo commento lasciato dalla mia amica virtuale, non l’unico commento a dire il vero, che si lascia dietro una straordinaria moltitudine di quesiti su cui costruire un pensiero. Poi ho puntato, quasi, involontariamente al valore di quel che si scrive e scriviamo, alla leggerezza e pesantezza dei contenuto che sono poi ciò che ci spinge a partecipare e interagire, in palese critica con chi resta alla porta della propria inutilità, i tanti osservatori che visitano, visitano e visitano senza lasciare nulla. Il pubblico volendo serve, a volte è, persino, necessario per definire il bene e il male di una condotta o di una verità.

 

Che potere ha il singolo senza l’approvazione delle masse?
Questo aspetto stratifica, ancor più, l’essenza dell’essere umano, sublimando un comportamento che lascia senza parole. Un singolo uomo ha il potere di elargire benessere o malessere, ma questo potere è subordinato alla moltitudine, è la massa che lo concede, e allo stesso modo è la massa che lo sottrae.
È sempre una singola voce che semina. Strana creatura l’essere umano.

 

“Più gente conosco, e più apprezzo il mio cane.”
Socrate

 

Secondo voi ha senso quello che ho scritto?

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Ieri la piccola Frida ha inoculato il terzo vaccino, fra 15 giorni potrà esser libera di interagire con il mondo e tutte le creature che lo abitano. Una dolce prigione la sua che sta per finire.

 

Le sue energie sono esplosive e credo sarà impagabile vederla correre.

 

ATTENZIONE CONTENUTO CHE POTREBBE URTARE LA SENSIBILITÀ DI ALCUNI.

 

Ieri parlando amichevolmente con la veterinaria, del più e del meno, si è detto come le mamme a volte per esigenze di sopravvivenza mangiano i cuccioli più deboli. La mia compagna era a conoscenza di questo comportamento, ha avuto gatti in passato, ha visto la sua gatta, mangiare alcuni piccoli, io non avevo idea, ero a conoscenza per esperienza che i pesci rossi se non li travasi in un altro acquario dopo il parto mangiano i piccoli, non pensavo che questo comportamento fosse consuetudine anche per i cani domestici. Sembra che Frida abbia perso due fratellini. La natura è spietata ma lungimirante nelle sue regole, il più forte sopravvive, il debole muore. C’è saggezza in questa legge?

 

Che dire? Saggia o no, questa legge sembra non aver lasciato il cuore degli uomini.
Hai voglia a parlare d’amore e compassione. Qualche giorno giorno fa un tizio ha chiamato mia madre, spacciandosi per un tecnico dell’Enel, dicendole che erano stati costruiti nuovi contatori che facevano risparmiare. Con una modica somma avrebbe risparmiato il 50% sulla bolletta.
Ovviamente falso, mia madre ha risposto che avrebbe chiamato l’Enel per conferma, al che il presunto tecnico ha chiuso la chiamata. Ci provano vigliaccamente e crudelmente.

 

La violenza non è la soluzione mai a nulla, ma una lezione la darei volentieri a questo tizio.

 

Il male, accende il male.

 

“La vera potenza di Dio consiste non nell’impedire il male, ma nel saper trarre il bene dal male.”
Sant'Agostino

 

Ho, sempre, trovato alquanto contorta la teologia cattolica, difficile da capire a volte e difficile da far propria altrettante volte. L’insegnamento di Cristo è saggio, altruistico, moderno e universale. Che si è credenti, agnostici o atei, nessuna corrente religiosa, filosofica e culturale può mettere in discussione il messaggio d’amore alla base della sua eredita, eredita che trascende il paganesimo, l’ebraismo e il cristianesimo stesso, non è Cristo che conta, ma il messaggio d’amore, è sempre stato il messaggio d’amore. Le diatribe su chi ha la verità smettono d’esser verità nel momento che dividono, oserei dire, anzi, nel momento che vengono sollevate.

 

La natura dell’uomo divide, a volte un idea divide.

 

“Fummo costretti ad innalzare per un attimo le nostre menti dalla routine della vita quotidiana ed a riconoscere la presenza di quelle possenti forze della natura che urlano contro l’uomo, attraverso le sbarre della sua civilizzazione, come belve feroci in una gabbia.”
Sir Arthur Conan Doyle

 

Che sia la forza di Dio o la forza della natura, l’uomo non è uno spettatore inerme, ha l’intelligenza e le virtù per cambiare il suo destino.
Ed è questo che lascia attoniti, la sua capacità di declinare, costruire un’idea d’amore è resa fallibile della sua inettitudine della sua decadente logica di conquista.

 

Il forte sopravvive, il debole muore.
Il darwinismo sociale e lotta per la sopravvivenza, che bella cazzata.
Una cazzata con un fondo di verità probabilmente.

 

Una volta, ho letto un articolo, alquanto strano. L’articolo in questione rifletteva su come la terra sia stata testimone della presenza di due uomini totalmente diversi nello stesso momento.
Gandhi e Hitler.

 

L’dea è alquanto bizzarra ma riflettendoci mostra una verità ideologica.

 

“Gli esseri umani sono dotati di libero arbitrio? Se ne siamo dotati, in quale punto dell’albero evolutivo questo si è sviluppato? Forse le alghe verdi-azzurre o i batteri hanno libero arbitrio, oppure il loro comportamento è automatico e rientra nel dominio della legge scientifica? Sono soltanto gli organismi pluricellulari ad avere il libero arbitrio, o soltanto i mammiferi?”
Stephen Hawking

 

Farsi domande crea solo altre domande.
Da Frida sono giunto a Hawking.
Bella acrobazia.

 

Ad un certo punto perdo, sempre, l’iniziale punto di partenza, questo è il punto.
Le stelle mi vengono in mente e con le stelle chiudo.

 

L’unica cosa umana oggi giorno è, l’alieno splendore d’un cielo stellato.

 

 

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