Ieri ho scritto di memorie e ricordi, anche oggi, voglio ricordare e ricordando fare a pezzi un frammento di vita.
Fare a pezzi! In effetti i ricordi sono frammenti del nostro passato, emblemi di un fare antico che oggi si è perso nel pensiero veloce, nei bit processati da una collettivita sempre in movimento.
Oggi, voglio descrivere la filosofia del ricordo, la filosofia del fare a pezzi.
Sapete dove la filosofia del fare a pezzi prende forma e vita? Nel mosaico.
Ieri, sfogliando un pò di foto, ho ritrovato, le immagine di una gita a Piazza Armerina.
Questo piccolo comune è famoso per la presenza sul suo territorio di una villa romana, la Villa romana del Casale e per la presenza di una serie spettacolare di mosaici.
Non vi sto, qui, a raccontare, la storia del mosaico, anche se mi piacerebbe descrivervi i secreti di questa tecnica meditativa. Il passare a rassegna nella mente le nozioni tecniche, mi riportano alla memoria la scuola ed un fare appassionato.
Il mosaico è meditazione, è precisione, è ricerca, quella ricerca interiore che traccia un legame tra luce e buio. Quando si crea un mosaico la storia diventa una raccolta di frammenti che sono luce e buio del nostro passato.
C’è una differenza tra l'oggi e quel che stato, ossi ieri, una differenza fondamentale. Ieri, l’arte, la scienza e la religione erano un'unica cosa. Creare arte era un modo di esprimere la vita nella sua interezza. Fede e conoscenza si intrecciavano con la quotidianità e la creatività era solo un comportamento del tempo.
Oggi, tutto è scisso e i sentieri sono divisi, come frammenti scollegati che non verrano mai uniti.
Questo credo abbia portato e porti le nostre anime a sentirsi frammenti di un’integrità contemplata, ma mai raggiunta.
Dio o scienza? arte o fede? conoscenza o credenza? mente o cuore?
Abbiamo diviso la nostra essenza in parti, l’abbiamo fatta a pezzi, per cosa poi? Per poter prendere posizione, per poter colpevolizzare una parte e assolverne l'altra.
Abbiamo creato divinità con lo scopo di armare un’idea e abbiamo creato tradizioni con lo scopo di accumulare favori e compiacimenti.
La crudeltà più grande è nell’aver trasformato la libertà in un catena fatta di specchi opachi. Siamo diventati l’uno agli occhi dell’altro, uguali, volti indefiniti. Basta, poi vedere, immaginare, creare, una differenza nel riflesso per legittimare una condanna, che diventa trincea e infine guerra interiore.
Mi chiedo? Nasciamo a pezzi, frutto del distacco materno o ci frantumiamo nel tempo, ricordo dopo ricordo?
Perché se è così, la via d’uscita potrebbe essere (alla fine) ricomporre il mosaico della nostra vita.
Penso a mio padre e una riflessione si accoda alle parole appena scritte. Tra i nuovi mali dell’era moderna (un male in realtà esistente, ma in espansione) vi è la malattia di Alzheimer-Perusini, detta anche morbo di Alzheimer. L’evoluzione biologica ha condannato l’essere umano ha dimenticare.
La mente ridotta in frammenti, totalmente, incapace di unire un pezzo all’altro.
La via d’uscita ad alcuni umani viene negata. Perché?
Esiste una parte di filosofia che tende a metabolizzare gli eventi, il male che subiamo, il male che facciamo, quello che evitiamo o ignoriamo, non si disperde, né svanisce, mai, lo teniamo in noi, resta in noi e lo trasformiamo e come un cancro infetta la nostra energia, la nostra vita.
Ed è lunga, poi, la strada per la purificazione, per non sentire più la colpa e il dolore.
“Un uomo che ha commesso un errore e non lo ha riparato, ha commesso un altro errore.”
Confucio
La consapevolezza di avere un’anima a pezzi è acquisita da anni, chi ha letto i miei pensieri passati, sa come mi sono definito, sa quale mostro barocco ho scelto.
La cosa che non so? È, se riuscirò, alla fine, a trasformare ogni singolo frammento in una tessera capace di accogliere un’altra tessera e un’altra ancora, chissà?
Per molti potrebbe risultare incomprensibile quello che ho scritto, ma non necessariamente dovete capire.
L’anima è come uno specchio, come tale non riflette, mai, lo stesso riflesso. Che significa? Che se mostro la mia anima ciò che vedrete sarà sempre un riflesso di voi stessi, di ciò che vedete, lo specchio non mostra, mai, quello che c'è oltre. Questo perché (ne sono convinto) la nostra percezione degli altri è sempre e comunque filtrata dalla nostra logica e dalle nostre emozioni.