Perdersi sulle ali della libertà, ecco cosa cercava. Una domenica
mattina, con il sole appena nato a illuminare il mondo, la moto
rombava sotto di lui, un cavallo d'acciaio che lo portava lontano
dalla merda della settimana.
La strada si stendeva davanti, un nastro nero che tagliava la
campagna italiana, tra i campi di grano e le colline dolci come
il pane appena sfornato. La libertà, quella vera, la sentiva nel
vento che gli sferzava il viso, nel motore che ruggiva come un
animale selvaggio, libero di correre senza catene.
La settimana era stata un ammasso di schifezze: lavoro,
responsabilità, persone che ti succhiano l'anima come
sanguisughe. Ma qui, su questa moto, tutto ciò svaniva. La mente
si liberava, come un uccello che si scrolla di dosso la gabbia.
Non c'erano più i colleghi con le loro lamentele, i capi con le
loro pretese, non c'era più il traffico, le scadenze, la
monotonia.
La strada saliva, si inerpicava su per le colline, e lui sentiva
il cuore battere all'unisono con il motore. Ogni curva era una
sfida, ogni rettilineo una fuga. La libertà non è una meta, è un
viaggio, un moto perpetuo lontano dal conosciuto, dal
prevedibile, dalla routine che ti avvolge come un sudario.
Le case, le chiese, i paesi che attraversava erano solo ombre,
fantasmi di una vita che non gli apparteneva più. Ogni chilometro
percorso era un passo verso l'ignoto, verso qualcosa di puro e
incontaminato. Il paesaggio scorreva come un film, ma lui non era
uno spettatore, era il protagonista, il regista della sua vita.
E poi, il momento di grazia, quando tutto si mescola: il cielo
azzurro, il verde della natura, il nero dell'asfalto. Tutto
diventa un'unica cosa, un unico respiro. La libertà non è più un
concetto, è una sensazione, un brivido che ti attraversa da cima
a fondo, che ti fa sentire vivo, finalmente vivo.
Ma come ogni fuga, anche questa aveva una fine. Il sole saliva,
il tempo scorreva, e la realtà chiamava. Però, in quel breve
momento di eternità, aveva vissuto, aveva assaporato la vita
senza filtri, senza maschere. E forse, solo forse, quella libertà
rubata a una domenica mattina sarebbe bastata a sopportare la
merda della settimana entrante.
Tornando indietro, con il sole già alto e il mondo che riprendeva
i suoi ritmi, lui sapeva. Sapeva che quella libertà, quella
sensazione di volare, non sarebbe mai stata dimenticata. Era un
pezzo di lui, un frammento di verità in un mondo di menzogne. E
mentre spegneva il motore, con il cuore ancora in gola, pensava:
"Ancora una volta, ancora una domenica, ancora libero."