SONO UN TROLL E ME NE
VANTO
In maniera graduale ma inesorabile, a partire dalla fine
degli anni '40, con la conclusione della seconda guerra mondiale
che ci ha resi schiavi degli americani, gli usi e i costumi di
questi ultimi vanno imponendosi sempre di più nel nostro
paese.
Dopo meravigliosi doni come i Mc Donald's, i Blockbuster, i film
tutti uguali, i reality show e il politically correct,
dal nuovo continente è arrivato, con la rete Internet, anche
l'insieme di leggi moraliste, imbecilli e bigotte - in stile
prettamente americano - ad essa collegate, con relativa
terminologia.
Non contenti di aver contribuito significativamente a renderci un
enorme gregge di pecore, i simpatici amici d'oltreoceano vogliono
completare l'opera estendendo tale controllo mentale anche al
mondo virtuale, l'unico "luogo", per così dire, in cui ci
rimaneva ancora la libertà di essere noi stessi, di giocare, di
lasciarci andare, di scaricare le tensioni della vita, di
esprimerci liberamente senza essere guardati male o giudicati
pazzi.
Così adesso neanche su Internet si è più liberi di scherzare come
ci pare; per chi non lo sapesse, i piccoli Troll sono
stati trasformati in un'etichetta dispregiativa usata per
contraddistinguere chi credesse ancora nella libertà di pensiero
e di espressione.
Io di sicuro non sono una creatura mitologica e non mi nascondo
nelle foreste per evitare la luce del sole. Tuttavia, se essere
un Troll significa pensare col proprio cervello e non
chinarsi alla schiavitù degli americani cedendo alle loro
tattiche di controllo della mente, allora
IO SONO UN TROLL E ME NE VANTO