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panteradicuori

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panteradicuori più di un mese fa

“Avevo cinque anni. La maestra scrisse alla lavagna: 'Tutti gli uomini sono mortali'. Provai un enorme sollievo, una grande gioia.
Quel pomeriggio, quando sono uscita da scuola, sono corso a casa e ho abbracciato forte mia madre.
"Che fortuna mamma, non morirai mai!" gli dissi, rapito.
"Cosa?" chiese mia madre, sorpresa.
Mi separai appena da lei e le spiegai:
-L'insegnante ha scritto alla lavagna che gli uomini sono mortali.
E tu sei una donna!. Per fortuna sei una donna, dissi e la riabbracciai.
Mia madre mi separò teneramente dalle sue braccia.
-Quella frase, mia cara, include uomini e donne.Moriremo tutti un giorno.
Ero completamente scioccata e delusa.
-Allora perché non ha scritto che: "Tutti gli uomini e le donne sono mortali"? ho chiesto.
Beh- diceva mia madre, in realtà, per semplificare, le donne sono racchiuse nella parola "uomini".
"Racchiuse? Chiesi. Perché?
"Perché siamo donne," rispose mia madre.
La risposta mi lascio’ perplessa.
E perché ci rinchiudono? Ho chiesto.
Ci vuole molto tempo per spiegare, rispose mia madre. Ma accettalo così. Ci sono cose che non sono facili da cambiare.
-Ma se dico "tutte le donne sono mortali"?, rinchiude anche gli uomini?
"No", rispose mia madre. Quella frase si riferisce solo alle donne.
Ho avuto una crisi di pianto.
Improvvisamente ho capito tante cose e alcune molto spiacevoli, come che il linguaggio non era la realtà, ma un modo di racchiudere cose e persone, secondo il loro genere, anche se quasi non sapevo che genere fosse: oltre a servire a fare le gonne, il genere era una forma di prigione".

 

(Cristina Peri Rossi)

 

 

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panteradicuori più di un mese fa

La leggenda dell'Amore cieco

 

Tanto tempo fa la Follia decise di invitare tutti i sentimenti a prendere un caffè da lei.
Dopo il caffè, la Follia propose:
- Si gioca a nascondino?
- Nascondino? Che cos'è? - domandò la Curiosità.
- Nascondino è un gioco. Io conto fino a cento e voi vi nascondete.
Quando avrò terminato di contare, comincerò a cercarvi e il primo che troverò sarà il prossimo a contare.
Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia, che rimasero a guardare in disparte.
1,2,3,... - la Follia cominciò a contare.
La Fretta si nascose per prima, dove le capitò.
La Timidezza, impacciata come sempre, si nascose in un gruppo d'alberi.
La Gioia corse festosamente in mezzo al giardino, non curante di un vero e proprio nascondino.
La Tristezza cominciò a piangere, perché non trovava un angolo adatto per nascondersi.
L'Invidia, ovviamente, si unì all'Orgoglio e si nascose accanto a lui dietro un grande masso.
La Follia continuava a contare mentre i suoi amici si nascondevano.
La Disperazione era sconfortata vedendo che la Follia era già a novantanove.
Cento! - gridò la Follia - Adesso verrò a cercarvi!
La prima ad essere trovata fu la curiosità, poiché non aveva potuto impedirsi di uscire
per vedere chi sarebbe stato il primo ad essere scoperto.
Guardando da una parte, la Follia vide il Dubbio sopra un recinto che non sapeva da quale lato avrebbe potuto nascondersi meglio.
E così di seguito furono scoperte… la Gioia, la Tristezza, la Timidezza e via via tutti gli altri.
Quando tutti finalmente si radunarono, la Curiosità domandò:
- Dov'è l'Amore?
Nessuno l'aveva visto. Il gioco non poteva considerarsi concluso, così la Follia cominciò a cercarlo.
Cercò in cima ad una montagna, lungo il fiume, sotto le rocce… ma dell'Amore, nessuna traccia.
Setacciando da tutte le parti, la Follia si accorse di un rosaio, prese un pezzo di legno e cominciò a frugare tra i rami spinosi, quando ad un tratto sentì un lamento…
Era l'Amore, che soffriva terribilmente perché le spine gli avevano appena perforato gli occhi.
La Follia non sapeva che cosa fare, si scusò per aver organizzato un gioco così stupido,
implorò l'Amore per ottenere il suo perdono e commossa dagli esiti di quel danno irreversibile arrivò fino a promettergli che l'avrebbe assistito per sempre.
L'Amore rincuorato, accettò la promessa e quelle scuse così sincere.
Così da allora: l'Amore è cieco e la Follia lo accompagno' per sempre..

 

 

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panteradicuori più di un mese fa

E la vita mi scorre fra le dita come acqua corrente che passa e va senza lasciare traccia se non un dolce ricordo.....

 

Pantera di ❤️❤️❤️

 

 

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panteradicuori più di un mese fa

IO NON HO BISOGNO DI DENARO

 

Io non ho bisogno di denaro

ho bisogno di sentimenti

di parole

di parole scelte sapientemente

di fiori detti pensieri

di rose dette presenze

di sogni che abitino gli alberi

di canzoni che facciano danzare le statue

di stelle che mormorino

all’orecchio degli amanti.

Ho bisogno di poesia

questa magia che brucia

la pesantezza delle parole

che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

 

​​​​Alda Merini

 

 

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panteradicuori più di un mese fa

-  Ti sei fatta crescere i capelli...
-- Così pare.
-  Ce li avevi corti quando stavi con me.
-- Lo so.
-  Stai bene, comunque.
-- Grazie.
-  Sei proprio bella.
-- Non dovresti dirmelo. Sono la tua ex.
-  Posso dirtelo. Ti ho amato.
Sul suo viso comparve una smorfia:
-- Mi hai amato solo perché sono bella?
-  No, affatto. Ti ho amato perché... in realtà non lo so il perché.
-- Come sarebbe a dire che non sai perché?
-  Che tu eri... non lo so.
Ci fu un attimo di silenzio, poi lei finalmente sorrise: -- Io ti amavo. Tu non l’hai mai capito, ma io ti amavo.
-  Tu non me l’hai mai detto.
-- Hai ragione. Ti ho detto molte altre cose ma non quella.
-  Mi hai detto che ero un coglione, che ti trattavo male, che ero immaturo…
Sbuffò:
-- Dio mio, lo sai che non lo pensavo davvero.
-  E che pensavi davvero?
-- Che eri fantastico. Avevi quel modo tutto tuo di vedere le cose e io amavo quel tuo modo di vedere le cose. Eri adorabile quando mi sorridevi dall’altra parte della strada e quando mi accarezzavi la guancia appena mi vedevi giù di morale. Eri dolcissimo quando mi permettevi di stare tra le tue braccia e sai io odiavo sentirmi piccola ma quando mi stringevi mi sentivo minuscola e stavo comunque benissimo nei tuoi abbracci ed eri straordinario quando stavi ad ascoltare le mie paturnie sconnesse come stai facendo ora…
Si fermò per un istante con le lacrime agli occhi, poi lo guardò e la voce le tremava mentre pronunciava quelle parole:
-  E come ora mi sorridevi. Solo che poi mi baciavi e mi dicevi che andava tutto bene.
Fu un attimo. Un attimo in cui lui la baciò.
E le disse: - Va tutto bene.
Lei fece un respiro profondo e disse:
-- Non avresti dovuto farlo. Sono la tua ex.
-  Sai perché ti ho amato?
-- No.
-  Perché era impossibile non farlo. Eri qualcosa che non riuscivo a capire e quando ci provavo mi perdevo. E quando mi perdevo trovavo i tuoi occhi e loro mi guardavano sempre con un amore sconfinato, non importava quanto io fossi stronzo o quanto ti facessi incazzare o piangere, i tuoi occhi continuavano sempre ad amarmi. Io ti amavo perché eri forte, piccola. Tu pensavi sempre che fossi io a proteggere te e invece eri tu a proteggere me. Io non ti ho mai protetto. E tu non hai idea… non hai idea di quante volte mi sono odiato. Mi sono odiato tutte le volte in cui non ti difendevo e non ti dicevo di amarti. Tu non mi dicevi di amarmi ma io sapevo che mi amavi. Io non ti dicevo di amarti ma ti amavo. Tu lo sapevi?
Il sorriso della donna era triste: -- No.
-  Ma ti amavo. Davvero.
-- Se l’avessi saputo non mi sarei arresa con te.
-  Quindi adesso saremmo ancora insieme?
-- Io sono ancora con te.
-  Ma stai con lui.
-- E tu stai con lei.
-  Ma sono con te.
Lei sospirò: -- Non fa niente. Siamo andati oltre il nostro amore.
-  Non lo so. Siamo ancora qui.
-- Non siamo più quelli che eravamo.
-  Hai ragione. Hai i capelli più lunghi.
Finalmente lei rise. E lui non riuscì a non dirglielo: - Il tuo sorriso è sempre lo stesso, però...
Il suo sguardo si fece serio in quello di lui:
-- Anche la tua capacità di farmi sorridere è sempre la stessa.
-  Vuoi sapere la verità?
-- Sì.
-  Anche il mio amore per te è rimasto lo stesso.
-- Vuoi sapere la verità?
-  Sì.
-- Li vedi i miei occhi?
Si guardarono.
-  Li vedo.
-- Non lo capisci?
-  Che cosa?
-- Hai detto che ti guardavano con un amore sconfinato.
-  Sì.
-- Neanche loro sono cambiati. Ti stanno guardando ancora così.

 

(Walt Whitman)

 

 

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panteradicuori più di un mese fa

Fu nel parco di un manicomio che incontrai un giovane con il volto pallido e bello, colmo di stupore.
Sedetti accanto a lui sulla panca, e dissi: "Perché sei qui?”.
E lui mi rivolse uno sguardo attonito e disse: “È una domanda poco opportuna, comunque risponderò.
Mio padre voleva fare di me una copia di se stesso, e così mio zio.
Mia madre vedeva in me l’immagine del suo illustre genitore.
Mia sorella mi esibiva il marito marinaio come il perfetto esempio da seguire.
Mio fratello riteneva che dovessi essere identico a lui: un bravissimo atleta.
Ed anche i miei insegnanti, il dottore in filosofia, e il maestro di musica, e il logico, erano ben decisi: ognuno di loro voleva che io fossi il riflesso del suo volto in uno specchio.
Per questo sono venuto qui. Trovo l’ambiente più sano.
Qui almeno posso essere me stesso.”
E di scatto si volse verso me e chiese: “Anche tu sei qui a causa dell’educazione e dei buoni consigli?”
Ed io risposi: ”No, sono qui in visita”.
E lui disse: ”Ah, ho capito. Vieni dal manicomio dall’altra parte del muro”.

 

(Khalil Gibran – da “Il mondo dei pazzi”)

 

 

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