L'uomo viene gettato nel mondo e deve accettare
di vivere con angoscia la sua esistenza. Ora qualcuno mi potrà
dire: ma perché alcuni sono presi dall'angoscia e altri no? Non è
facile rispondere. Certo si può dire che forse c'è un problema di
sensibilità, per il quale, per esempio, alcune persone non si
fanno mai delle domande. Vivono tranquillamente una vita
all'esterno, si accontentano di quello che succede, e la loro
vita scorre. Nessuno può biasimare questa modalità. Ma ci sono
invece poi delle persone che si fanno delle domande. E siccome a
queste domande non si può mai rispondere, proprio la mancanza di
risposta può generare l'angoscia. E allora l'angoscia diventa uno
strumento significativo. Io punto molto su questi aspetti, perché
la persona sofferente crede di essere la persona più disgraziata
del mondo: in realtà quella sofferenza diventa quella spina che è
nel fianco, oppure che è dietro la nuca, ci impedisce di dormire
e quindi ci spinge verso la conoscenza, ci spinge a capire cose,
che altrimenti non avremmo mai capito. Una persona angosciata,
secondo il mio punto di vista, ha un tipo di nobiltà che la
persona che non conosce angoscia, non ha mai avuto né potrà mai
avere. Naturalmente è un tipo di nobiltà che la persona
angosciata ha: questo tipo di nobiltà ha un prezzo molto alto. Io
non potrei dire se vale la pena o non vale la pena di pagarlo,
però so che bisogna pagare questo prezzo. Anche perché poi, in
fondo, le cose veramente importanti nella vita non vengono mai
date con uno sconto, hanno sempre un prezzo. E forse noi, che
siamo angosciati, dovremmo anche essere pronti a pagarlo.
Tratto da A. Carotenuto