E' tutto pronto, sono pronta. Un po’ tesa
perchè sto per aprire la porta ad uno sconosciuto, mai visto
prima. Squilla il cellulare, rispondo, pigio il pulsante che apre
il portone del palazzo…
Apro e accosto la porta dell’appartamento e vado ad adagiarmi sul
letto, legandomi la benda attorno agli occhi e attendo. Entra,
saluta, si avvicina, mi bacia, riconosco la sua voce.
Almeno questo.
Sento dei movimenti: forse si sta togliendo la giacca, forse
tutto, non lo so e rapidamente sento il suo respiro su di me.
Immobilizza i miei polsi… Sono in sua balia…
Potrebbe succedere qualunque cosa, ormai non posso vedere, nè
scappare.
Mi tocca, mi palpa, esplora tutto il mio corpo, bacia ogni lembo
della mia pelle.
Ha un concetto singolare di dominazione: vuole abusare -
consensualmente - del mio corpo, sapendomi remissiva, docile,
sottomessa ai suoi piaceri. Un corpo a sua completa disposizione.
Non usa strumenti punitivi, non fruste, non cinghie, nulla. Solo
le mani e la bocca.
… l’adrenalina è ai massimi livelli… è lui a gestire e disporre
nei modi e nei tempi. Rallenta, accelera, si ferma.
Sussulto, scalpito, mi mordo il labbro, tremo, vibro.
Ora devo mostrargli gratitudine, omaggiarlo come si conviene,
come una ancella serve il suo padrone, un padrone generoso che si
fa rispettare non incutendo paura, ma concedendo pezzi di
piacere, un piacere gestito e comandato da lui, ma che di sicuro
arriva e io lo so, perchè me lo ha dimostrato. Ed ora mi toglie
la benda.
Gli sorrido, è un uomo piacente e dall’aspetto rassicurante, sono
contenta, sollevata. Non un vero bondage, a mio avviso, ma un
gioco di accondiscendenza. Io abusata e lui abusante… tutto
qui.