Musa
Dove sei, Musa, che ti sei scordata
di ciò che ti dà tutto il tuo potere?
In canti indegni spendi il tuo furore,
dài luce a inezie, e la tua forza oscuri?
Torna, immemore Musa, ed in gentili
ritmi redimi il tempo speso invano;
canta all’orecchio che ai tuoi lai dà pregio,
e arte alla tua penna ed argomento,
Su, pigra Musa, osserva il dolce volto,
se qualche ruga il Tempo v’abbia incisa;
se sì, tu il declino satireggia,
svergogna ovunque i saccheggi del Tempo.
Prima che il Tempo uccida, dàgli fama:
la falce preverrai, la curva lama.
musa malata
Ahimè, povera musa mia, che cos'hai stamane? I
tuoi occhi vuoti sono popolati di visioni notturne, e vedo sul
colore del tuo volto riflettersi alterni, freddi e taciturni,
follia e orrore.
Il succube verdastro ed il folletto rosa hanno
versato in te, dalle loro urne, la paura e l'amore? E d'un pugno
dispotico e ribelle l'incubo ti ha forse annegata al fondo di un
favoloso Minturno?
Vorrei che esalando odore di salute il tuo petto
fosse frequentato sempre da pensieri vigorosi e il tuo sangue
cristiano scorresse a ritmici fiotti,
come i suoni numerosi delle sillabe antiche ove
regnano volta a volta Febo, padre di canzoni e il grande Pan,
signore delle messi.