Grazie a chi ha capito che gli abbracci mi fanno paura, perché non si sa mai, mi ci potrei perdere, e allora si limita ad accarezzarmi il cuore e certe volte i capelli. Grazie a chi mi saluta ogni volta che arrivo da qualche parte, perché così per un attimo smetto di sentirmi invisibile e quasi mi convinco di esistere. Grazie a chi, prima di dirmi addio, mi ha detto che era l’ultima volta che. Così ho potuto dare i baci che dovevo, ho potuto stringere un po’ più forte. Così mi ha lasciata libera di cercare un po’ di felicità altrove. Grazie a chi mi ha offerto un bicchiere di vino, anche dieci anni fa. Grazie a chi non mi ha mai guardata dicendomi “da te non me lo aspettavo”. Grazie a chi non si è mai aspettato niente da me e poi è rimasto stupito. Grazie a chi ha avuto il coraggio di chiedermi scusa, a chi ha avuto il coraggio di lasciarmi andare quando ha capito di non avere più niente da parte per me. Grazie a chi crede talmente tanto in qualcosa da far tornare la voglia di crederci anche a me. Grazie a tutti quelli che mi hanno detto “ce la farai”, perché non ci ho mai creduto. A tutti quelli che mi hanno detto “non ce la farai mai”, perché mi hanno dimostrato quanto sono potenti i miei sogni, quanta forza mi porto nascosta dentro. Grazie a chi mi ha baciato senza conoscermi, tra una birra e un ballo, restituendomi un po’ di leggerezza. Grazie a chi mi ha insegnato che posso essere felice senza sentirmi in colpa. Grazie a chi ha mescolato la sua vita con la mia anche solo per il tempo di una canzone, che non tutto quello che finisce è inutile. Anzi. L’importante è che ci abbia attraversato. Grazie a chi mi ha scelto, che magari una sera poteva fare tutt’altro e invece poi è venuto da me. È bello cavarsela da soli, ma anche essere la scelta di qualcuno non lo voglio più sottovalutare. Grazie agli sconosciuti sui treni che mi hanno fatto compagnia in tutti questi anni con le loro storie, con i loro silenzi, con le loro lacrime difficili da nascondere dietro gli occhiali da sole. Grazie a chi mi ha letto un pezzo del suo libro preferito, a chi ha cantato a squarciagola con me, grazie a chi mi ha tenuta nella sua vita per come sono e non per come pensava che fossi.
(Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore)