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Intensità e Nostalgie
che si intrecciano
si abbracciano
vorticano
schiumano.
Sentire freddo
e caldo.
Andare alla deriva
e sentirsi al riparo
in porto.
In fondo è un grande mare emozionale. Reale, virtuale, ideale, le diverse accordature di una musica che spinge a proiettarsi nell'altrove. Tendiamo a cristallizzare nell'altro sentimenti come amicizia e amore elevandoli a totem immutabili come sculture. Quando dovremmo aprire varchi in cui fluire liberamente nella condivisione in un escursus rigenerazionale.
Qualcuno vorrebbe trasformare questo mare in un marasma.
Ai ripetitori di mantra che portano con se tutti i vizi del reale non resta che rovesciare il paradigma.
Una notte di alcuni anni fa feci un sogno strano. Era una scogliera a picco sul mare, imboccai un sentiero e scesi delle scalette, scoprii una banchina incastonata tra le rocce, baciata dalle acque.
Incurante del rischio mortale mi distesi, il respirò rallentò fino a che non mi addormentai.
Ero deciso a lasciarmi andare.
Un’onda mi prese, come una grande mano mi sollevò posandomi in acqua, quasi a volermi preservare da qualcosa. Seguì una discesa interminabile verso il fondo, quasi fossi all’interno di un ascensore di cristallo a funzionamento idraulico, fino a quando non mi trovai adagiato a terra, che ancora respiravo.
Non ricordo altro, eppure questo frammento è rimasto conficcato dentro. Una scheggia di mare dal finale aperto.
Osservo, resisto, qualche volta mi abbandono quando ho bisogno di riposare e raccogliere le idee. La meraviglia non si rincorre, decide lei come e quando posarsi negli occhi e nel cuore delle persone. Talvolta ti afferra con grazia e arriva a pervaderti con amorevole cura e tu, estasiato, trabocchi di gratitudine.
Osservando il moto delle onde realizzo come il mare mostri in superficie solo una minima parte delle sue magie. Il taglio offerto dallo sguardo è parziale e non rende giustizia alla molteplice immensità di cui ci rende partecipi con i propri ecosistemi, profondità, correnti, chiaroscuri, forme di vita, tesori perduti. Al punto da richiedere di continue immersioni talvolta arrivando fino ad inabissarci.
Allo stesso modo, il credere soltanto a ciò che si vede, per quanto possa rappresentare ai più una valida filosofia di vita, come ogni riduzione ed eccessiva semplificazione che non rende giustizia dell’intricata matassa delle relazioni umane, nel fluire del tempo mostra le sue evidenti falle. Ogni sguardo può essere orientato, influenzato, persino piegato alle proprie personali convinzioni elette a ragioni, ammesso e non concesso che ognuno di noi riesca a vedere davvero tutto di quello che è in atto in un dato momento; non sono pochi infatti coloro che non lasciano trapelare nulla in superficie, o mostrano soltanto quel che gli fa comodo evidenziare, curandosi di tenere ben nascosto il resto.
Dal canto mio posso solo testimoniare come non trovi soddisfazione nel galleggiare in superficie, privandomi della meraviglia delle immersioni nella stratificata marea delle corrispondenze umane. Credere in quello che sento, che si traduce in un credere in quello che vivo, è un’esperienza infinitamente più autentica e appagante, anche nel giorno in cui il Tempo dovesse calare la scure e rimescolare le carte. Posso sbagliare, ma le emozioni raccolte nei momenti vissuti durante questo intraprendere nessuno può rubarle, tantomeno contraffarle.
Le ore in autostrada a lucidar lo Stivale, la vita ti scorre davanti con i suoi bivi, confluenze, diramazioni. Luoghi, scenari, volti, impressioni, ricordi, le emozioni brulicano a velocità alternata, spuntano da ogni dove, braccano come segugi. Le coincidenze saltate, gli appuntamenti persi, le occasioni afferrate, le persone abbracciate. Le notti passate in bianco, le carezze arruffate, gli orgasmi spasmodici, i baci avvolti nelle lacrime. Qualche volta hai avuto l'ardire di sfidare la sorte in storie che eccedevano le tue forze, il mare si è lasciato cavalcare fin quando le onde non ti hanno sbalzato violentemente a riva, lasciandoti esanime. Il cuore frantumato in una miriade di schegge acuminate.
Non sei nato per galleggiare, sprigioni un'energia primitiva che si lascia sedurre, non si fa ingabbiare. Ricorda gli scontri delle placche tettoniche, le eruzioni vulcaniche, il sisma che sbriciola la terra alla ricerca di un nuovo equilibrio, poco importa quanto solido o precario. Questa energia spaventa, molti si allontanano, qualcuno vi si aggrappa e balla con te, sei fatto male però emani luce e calore, scaldi i pensieri e illumini un cammino a cui qualcuno non vuol rinunciare. Nelle intime consonanze.
Tra approdi e derive, siamo storie nelle geografie.
Timoniere o naufrago, conta restare vivi e saperlo raccontare.