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CuorDiPoetaETempesta

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CuorDiPoetaETempesta più di un mese fa

Vorrei ricontrarti in un giorno d'inverno,
quando il sole bacia la terra coperta di neve,
o quando il cielo è così azzurro
che ti fa piangere il cuore,
o quando l'aria così gelida
che ti entra dalla pelle
o il vento così perfido
che scherza con la tua sciarpa.
Vorrei infilare i miei pensieri
tra il maglione e il tuo collo
e riempirmi del tuo profumo
per trattenere qualcosa di tuo.
Resterei così, con gli occhi chiusi,
le mani e un po' di cuore nel tuo cappotto
a lasciarmi abbracciare.
O lasciarmi inzuppare dal tuo volto,
perchè vorrei ricontrarti in un giorno di inverno,
in un giorno non giorno,
con fiocchi di neve sul nostro rivederci
assurdamente felice...

 

 

 

sono stato naufrago, per un po'

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Come i pensieri
senza madre, figli dello stesso padre
bagnati dalla stessa pioggia 
ed incollati alla lingua
che sbattono insistenti
contro una porta chiusa,
quelli che al buio
ti fanno compagnia, o la guardia,
sono compagni o secondini;
quando ormai l'alba è morta,
i fiori addormentati nei loro colori,
la terra stanca sotto la notte
che cade lieve a consolarci,
o a ricordarci del nostro martirio.
Ed io sogno una improbabile rinascita. 
La spiga sotto al martello
 

 

 

 

Sono come l'inverno (Clicca qui)

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Mi piace guardarti,

disegnare la tua pelle di mattina,
toccare le guance, colorare le labbra,

assaggiare i tuoi seni.

Prenderti sul tavolo della cucina,

Il tuo corpo, la mia colazione preferita.

Il collo sembra il burro, le tue labbra marmellata di ciliegie.
Affondo i denti, e sento quel profumo di biscotti e miele.

Sono goloso di te, nutrirmi del tuo intimo, lo sai e ti piace

Ti porto con me sino alle porte del tramonto
lasciandoci alle spalle respiri sospesi
e voglie soddisfatte di concederci.

Lasciamo fuori il tempo e la pioggia

E facciamo in modo che sia sempre mattina

Portami in cucina,

portami con te…

 

 

 

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Lenzuolo di seta la mia pelle sulla tua,

nel nostro piccolo spazio grande quanto un abbraccio.

Me su di te, il toccarti tra cosce,

quel brivido che assaggio dalla tua bocca,

che mordo dai tuoi seni sono latte e miele.

E i tuoi gemiti....

Sfiorare ogni tuo piacere mi scuote il cuore

Labbra di ciliegia, le mie su di te,

cercano frementi i tuoi respiri.

Io dentro te, il comprendere

che ti voglio, di quella voglia che ti piace farti raccontare, descrivere in ogni tuo movimento.

Lasciati possedere,

che è nostro appartenersi,

godi di me, fino all'ultimo istante.

Vieni.

 

 

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Striscia questa frizzante allegria
della quale voglio bendarmi
le costole e gli occhi,
come fossi tu a cingermi
con le braccia, le mani
e tutto ciò che le circonda.
Abbranca le gambe nude
e ti reclama sin sui fianchi;
e tu non sei affatto uno scherzo,
non sei una stella storta
che sorge ad ovest, anzi,
ti vivo come un piacevole formicolio
sul mento, e sul petto…
Sai ormai come macchio la notte
dei miei stessi pensieri,
come inciampo in me stesso
nel tentativo di riconcorrerti:
perché ti voglio raggiungere!
Perché ti voglio con me
nel tempo lungo un istante…

 

 

 

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Come è questa incantevole meraviglia, 
di come certe meraviglie ti straripino l'anima,
che il tuo sguardo sia sognante
anche se bagnato dal freddo,
o quando la neve ti cade dal cuore
scendendo fin negli scarponi.
Contemplo la tua figura
farsi avvolgere in questa immensità, 
o i tuoi occhi disciogliersi
al pari delle nuvole di fiato...
In questo momento ti respiro,
respiro la medesima meraviglia.
E ora mi sembra di saperti capire,
capisco la magia
e mi sembra possibile poterti vivere.

 

 

 

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Non ti restituirò mai le carezze
o gli abbracci, anche se pochi, ma sentiti…
Né tu mi restituirai le parole
che abbiamo tessuto su trame fitte fitte,
tali da farci impigliare, come reti di pescatori.
Non ti renderò le immagini di noi,
di sera, mentre assaporiamo un dolce,
ci perdiamo in mille chiacchiere
intinte in un bicchiere di vino,
o in un thè degustato al caldo…
Non ti restituirò l'odore buono
che mi porto appresso, dopo averti abbracciato,
e non ci restituiremo le mani che hanno toccato
e sfiorato e gioito.
E non ti renderò i miei occhi che traboccavano di te,
perché così dimentico le mille idiozie
che abitano il mio inquieto esistere.

 

 

 

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Nella notte mi intingo 
in  pensieri vigliacchi 
che mordono i polsi, 
il collo e l'anima, 
li vorrei incastonare  
tra righe di un libro 
o meglio fra le pieghe della pelle. 
Indosso la luce degli occhi, 
quella più luminosa, per guardarti,  
vorrei mi portassi tra gli arcobaleni 
che profumano di temporali estivi 
ubriacandomi di sole e di baci buoni, 
giusto il tempo per addormentarmi, 
giusto il tempo per imparare a sognare.
 

 

 

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E le parole sanno dove abiti, 
riescono a scivolarti dentro, 
lentamente fino al collo come carezze 
o alle labbra come baci. 
Hanno viaggiato a lungo 
alla ricerca dei tuoi stessi occhi, 
gli stessi che hanno imparato a guardare. 
Partono dalle mie mani 
che hanno scoperto mondi nuovi 
e hanno lasciato alle spalle deserti e sassi. 
Ed ecco che così fiorisce di nuovo il giorno, 
come un tenero calore sotto la mia bocca... 
 

 

 

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Quante vite corrono sui fili
telefonate lunghe quanto i silenzi,
per un po' anche la mia
si è fatta equilibrio da sè
senza avere l'indole del circense:
respiri, pianti, sorrisi e sogni,
ghirigori di pensieri come quadri di Mirò,
contorti, ritorti e curvi su se stessi
ed un andirivieni di passi da consumare
le suole, le scarpe ed i piedi,
per restare a mani vuote
come gusti di noce senza gheriglio:
Eppure tra questi frammenti ancora
voci si confondono sullo sfondo,
rumori conosciuti, il traffico, una campana:
ci si è fatti più vecchi, penso,
ci si è fatti più scoglio che mare,
ma le domande e le risposte
sono sempre le stesse.
E mi impongo di andare via
e non voltarmi indietro più.
 

 

 

 

 

 

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