Quel giorno, il maestro entrò in aula in silenzio.
Appoggiò lentamente i libri sulla cattedra, si guardò intorno… e attese.
La classe era un caos: risate, chiacchiere, telefoni nascosti sotto i banchi. Nessuno si accorse nemmeno di lui.
«Silenzio, per favore», disse con voce calma.
Nessuna reazione.
«Silenzio», ripeté, questa volta più deciso.
Ancora nulla.
Alla terza volta, il tono cambiò. Non era rabbia, non era stanchezza. Era qualcosa di diverso.
Una presenza che, lentamente, fece calare il silenzio nella stanza.
Quando finalmente ebbe l'attenzione di tutti, il maestro si alzò in piedi. Guardò ognuno negli occhi, uno per uno, e poi parlò.
—Ho passato una vita tra i banchi, davanti a centinaia di volti come i vostri. E sapete cosa ho capito?
Che in ogni classe, in ogni gruppo, c’è solo un piccolo numero di studenti — pochissimi — che faranno davvero la differenza.
Parlo del 5%.
Un brusio sottile attraversò l’aula. Il maestro continuò.
—Quel 5% diventerà la scintilla che accende qualcosa. Sono quelli che penseranno in grande, che avranno il coraggio di cambiare, di migliorare ciò che li circonda.
Non parlo solo di voti. Parlo di visione. Di cuore. Di impatto.
Si fermò un momento, quasi per dare tempo a quelle parole di depositarsi.
—E il resto?
—Il resto passa —disse senza giudizio, ma con una sincerità tagliente—. Passano gli esami, passano nella vita. Fanno il minimo, vivono con il minimo. Non lasciano tracce.
Vivono senza mai davvero svegliarsi.
Un silenzio teso scese sulla classe. Nessuno osava parlare.
—Non importa il titolo che avrete: dottore, avvocato, insegnante, imprenditore…
Ogni cento persone, solo cinque faranno qualcosa che cambia davvero il mondo.
Poi fece un mezzo sorriso, malinconico.
—A volte, mi chiedo chi siano, quei cinque. Vorrei saperlo subito. Ma non si può.
È la vita che lo rivela, col tempo.
Nel frattempo, io continuerò a insegnare come se ognuno di voi fosse parte di quel 5%.
Perché tra chi fa finta di ascoltare… c’è sempre qualcuno che sta ascoltando davvero.
E per quel qualcuno, vale la pena dare tutto.
Un lungo silenzio seguì. Ma non era più vuoto: era pieno di pensieri, di domande, di qualcosa che si muoveva dentro.
Scuola – L'applicazione di leggi per la tutela della persona prevede arresti e anni di reclusione per genitori e studenti che aggrediscono e picchiano insegnanti, dirigenti scolastici ed educatori. Negli ultimi mesi, si registra una deprecabile escalation di episodi di minaccia, aggressioni e atti persecutori ai danni del personale scolastico (come avviene in quello sanitario). La cronaca, a questo riguardo, è “vergognosa”.
Non restringo il discorso alla sfera scolastica e non è questa la sede per analizzare le ragioni sociali alla base di tutto questo, ma mi chiedo perché andare al lavoro debba essere percepito come un'esperienza da affrontare con timore,come se si andasse in trincea.
Quando si smette di comunicare e si ricorre alla violenza, qualcosa (forse più di qualcosa) non funziona. È grave!