✬ڿ✬ È un post di parte, e non so quanti si possano identificare in queste parole.
Io sono cresciuta in un'epoca in cui non c'erano obblighi per allacciare le cinture di sicurezza in auto. Andavamo in bicicletta, vivendo giornate piene di avventure, lanciandoci giù per le discese, senza casco – e a volte anche senza freni! - Sì, qualche volta finivamo a terra con cadute brusche, ma non era un problema: faceva parte del divertimento, della sfida, del modo in cui imparavamo a rialzarci. Le strade sterrate erano prive di auto, solo la natura a fare da sfondo alle nostre scorribande.
Bevevamo acqua da ogni fonte, senza pensare a portare una bottiglietta di minerale pronta all'uso.
La scuola finiva e tornavamo a casa da soli o con qualche amico che condivideva il nostro tragitto, giusto in tempo per pranzare e salutare mamma e papà. Poi passavamo il resto della giornata all'aperto, con una sola regola: tornare a casa prima del tramonto.
Spesso usavamo la scusa di dover fare i compiti a casa di compagni di classe; eravamo sempre in movimento, sempre all'aperto, sempre in gioco. Nessuno possedeva un cellulare per tenerci sotto controllo, e nessuno si preoccupava se eravamo irraggiungibili. La libertà era totale, ovviamente con le dovute raccomandazioni e le conseguenze dirette dei guai che combinavamo. E se i guai erano seri, era raro che incolpassimo qualcun altro o mentissimo; altrimenti, le conseguenze le avremmo subite a casa. (Con qualche scapaccione.)
Si socializzava nelle piazze e per le strade; pochi spiccioli per comprare un ghiacciolo o gelato nei bar. Nessuna geocalizzazione Maps Non c'erano PlayStation, telefoni o altri dispositivi tecnologici. I nostri trofei erano ginocchia sbucciate, lividi e persino ossa rotte. Tuttavia, avevamo qualcosa di molto più prezioso: amici reali.
A scuola, non tutti eccellevano, e chi non veniva promosso ripeteva l'anno senza drammi. Non era necessario uno psicologo per affrontare la situazione; accettavamo il fallimento come una parte naturale della vita. Eravamo educati al rispetto per ciò che ci circondava, per gli adulti, e alla cura degli anziani.
La mia adolescenza ha significato crescita, cambiamento e ha segnato l’inizio di un viaggio turbolento verso l'età adulta. Non avevo spazi limitati, circoscritti e tutte quelle norme riguardo alla sicurezza e al controllo, ho imparato ad usare più la capacità di pensiero che le “regole”. Ma non sono una sopravvissuta; al contrario, le piccole scorribande, il cadere e rialzarsi mi hanno forgiata e proiettata verso l'esterno.
Ho impresso nella memoria anni di gioia e divertimento..•°*”˜𖥸