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Heazel.

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Io so di non sapere (Socrate)

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Amo & Odio

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Tre cose che odio

  1. nessuna
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  3. nessuna

tarantoalbasulmarpiccol Che meraviglia addormentarsi lasciando cullare i nostri sogni dalla marea...

Dove sei?

Il Gabbiano

C'è un quadro appeso nel salotto della mia casa; è un olio su tela non del tutto nuovo ed ogni volta, che alzo la testa, lo guardo m'incanta.
La mia mente corre a quel tiepido pomeriggio di primavera che cominciò come innumerevoli altri che facevo immancabilmente nei giorni feriali quando, camminando con il cavalletto sugli scogli coperti di sale, immersa nelle riflessioni pensavo che se avessi trovato un posto confortevole capace di darmi l'ispirazione, mi sarei fermata avrei messo la tela per poi raffigurare ciò che vedevo... 

Con i gomiti  appoggiati sul cavalletto spinsi lo sguardo verso gli scogli non molto lontani. In quel momento mi accorsi del gabbiano. 

Su uno scoglio il piccolo si stava procurando quello che sembrava un pezzo di pane, mi spinsi ad osservarlo. Doveva tenere  fermo il pezzo con tutte e due le zampe non sembrava un gabbiano come gli altri chissà da dove era arrivato. Dietro di lui  il mare più in là sulla destra una vecchia casa diroccata.

Quando mi avvicinai, misi la tela sul cavalletto pronta a dipingere quel panorama; il mare calmo e il cielo sereno, la casa, il magnifico gabbiano ed infine le ombre che il sole proiettava sugli scogli. All'improvviso si  voltò.

Per alcuni istanti, immobile, osservò quello che tiravo fuori dalla tasca, un pennerello e, mosso in direzione della tela, con un violento colpo d'ali la fece andare oltre  lo scoglio, poi spiccò il volo di là dal mare. In fretta e con cura scelsi le parole in modo che capisse qualcosa...

<Fermati, mi porti  via con te?...>

Dopo vari giri calò, si posò sul tetto della vecchia casa ed io mi spostai.

Avevo visto cadere la tela... dovevo fissarla in qualche modo... mi affrettai con gesti maldestri alla ricerca degli oli puntai il pennerello e finalmente incominciai.

Ancora una volta vedevo la punta del pennerello solcare la tela, avevo davanti un uccello intelligente, con una mano mi toccai le labbra; gli mandai un bacio.
Finito il lavoro scomparve "mollata" forse per fame o per nostalgia dell'amore.

<Grazie Gabbiano!> gli dissi alla fine non senza una tretta al cuore quando una volta in piedi lo vidi volar via. <Scusa se ho approfittato di te non avrei dovuto...>

Quando presi la tela tra le mani sorrisi felice. Lui era lì, immobile nel suo manto bianco, con le ali grigio perla, gli occhietti neri, l'aria paziente...

Raccolsi tutto e tornai a casa.

Avrei voluto subito dargli un titolo; ricordo che non sapevo quale elemento mettere in evidenza: potevo mettere in risalto il mare, gli scogli, la  vecchia casa o scegliere come soggetto il gabbiano. Dopo aver riflettuto scelsi il gabbiano, perchè trasmetteva felicità ed era libero come avrei voluto essere io.
Ora il Gabbiano è racchiuso in una cornice in legno, dall'alto mi guarda, m'incanta.

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                     © Chiara Heazel

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Licenza Creative Commons

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Guardo il cielo

Guardo il cielo immenso e mi perdo a cercare il tuo volto,

 accarezzare un sogno che chiamano amore...

trovare frammenti da incollare per tornare a sorridere... 

         ©   Chiara (Heazel)

Narcisi e Tulipani

Ogni volta il cuore mi dice che al profumo è legato il ricordo
di qualcosa di straordinariamente bello e prezioso
che un tempo mi apparteneva ma che poi ho perduto.
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H.Hesse
Iris, in Leggende e Fiabe (1919)

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