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LabileAurora

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LabileAurora 05 gennaio

 

 

La dama in realtà cosa aveva visto? Dopo essermi tormentato a lungo con questo interrogativo, le mie riflessioni mi hanno portato a concludere che l’incredibile esperienza vissuta da quella donna sia stata opera del desiderio. Un desiderio che da tempo stava crescendo dietro di lei. Gli antenati dovevano aver gettato nel suo nobile cuore i semi di una passione inappagabile, che in quel fertile humus erano presto germogliati; poi a un passo dalla manifestazione della Madre quei germogli traboccanti di vita non avevano potuto far altro che schiudersi.

Lo schiudersi dei fiori è la nascita della vita. Quando fiorisce il loto, nel lago avvolto dalla nebbia profonda i pesci dormono, e sulle larghe foglie tonde riposano insetti dalle diafane ali azzurre. Nessuno ode lo schiudersi del loto, ma il suono che si leva dal fluttuante fiore fugace echeggia come una campana nei lontani villaggi al di là dei fiumi e dei monti. Qualcuno lo scambia per il batter d’ali dei polli nella stia, o per il primo vagito di una vita umana che apre gli occhi verso il cielo azzurro. E gli uomini credono in quell’inganno per tutta la loro esistenza, finché non riascoltano quel suono in punto di morte, finché non ascoltano per la seconda volta il suono del fiore di loto che ha attraversato monti e fiumi, e finalmente comprendono il vero significato della vita.

La dama era salita sulla maestosa torre con la forza di un bocciolo che sta per schiudersi. Il desiderio era sbocciato e si era lanciato contro quella visione pura a sacra. Se il suo prorompente desiderio non le fosse volato incontro, quella donna non sarebbe mai apparsa. Per l’eternità nel cuore della dama sarebbe rimasta nascosta solo l’idea di un colore sfumato e informe.

Nel sorriso della donna della visione c’era qualcosa di misterioso e di irresistibile, il pericolo disegna spesso questo sorriso enigmatico sulle labbra degli uomini. Quella donna si era avvicinata rapida e decisa per fuggire da un inevitabile abisso, ma in un batter di ciglio era scomparsa. Ma no! Cosa dico. Chi aveva sfiorato l’abisso era stata proprio la dama Hiroaki: la giovane donna doveva aver visto distintamente il confine fra cielo e terra, come quel prete che aveva conosciuto in passato aveva visto con i propri occhi le profondità delle tenebre.

Per questa pericolosa esperienza che gli esseri umani raramente affrontano, dopo circa sei mesi la dama ritornò nella pace divina.

Yukio Mishima - La foresta in fiore

 

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LabileAurora 02 gennaio

 

 

In queste pagine del diario il tratto del pennello è incerto, e vi sono molte righe strambe e disordinate. A differenza degli altri giorni in cui le espressioni si allineano fredde e precise, in queste pagine le frasi non sembrano appartenere a lei, sembrano essere sbocciate come “piccoli fiori”.

L’unica persona a cui raccontò di questo miracolo fu un prete spagnolo di vecchia conoscenza, il quale non riferì mai a nessuno altro l’episodio, né tantomeno ne fece uno strumento di evangelizzazione, dimostrando di essere un uomo di grande virtù.

Yukio Mishima - La foresta in fiore

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LabileAurora 01 gennaio

 

 

Ma ora la dama aveva paura, e se quella non fosse stata altro che un’allucinazione? Cominciò a pentirsi dell’attimo in cui si era così profondamente concentrata sull’osservazione.

“Ah, se avessi chiuso gli occhi e mi fossi inginocchiata a pregare. Allora non avrei avuto dubbi, la verità si sarebbe manifestata con sembianze immacolate.”

La gioia prese di nuovo il posto del pentimento e il suo corpo, come sempre accadeva ogni volta che avvenivano questi repentini cambiamenti d’umore, si gonfiò come una vela al vento. Alla fine si inginocchiò e la sua preghiera volò in tutte le direzioni come uno stormo di colombe.

La nuova preghiera è la rivelazione dell’energia vitale. Il corpo della giovane dama, leggero ed evanescente, si era tramutato in pura energia. Al termine della sua lunga preghiera, la donna ritornò alla realtà come se si fosse svegliata di soprassalto, e guardò intorno impaurita. Le nuvole pregne di pioggia dall’orizzonte si avvicinavano alla cima della torre a velocità impressionante; la dama osservava stupita il paesaggio che sembrava tingersi di inchiostro leggero. Ebbe la sensazione di sentire alle sue spalle una piccola melodia, si voltò e vide un’ape che volava emettendo il suo languido lamento. Sospeso alla grondaia c’era un’alveare, solo ora si accorgeva delle numerose api che volavano sullo scenario sfumato del mare…

Yukio Mishima - La foresta in fiore

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LabileAurora 29 dicembre

 

 

Era confusa, non c’erano dubbi che vedeva quella donna per la prima volta, eppure era convinta di averla già incontrata. Avrebbe voluto osservarla meglio, ma il viso era celato dai riflessi del sole. A un tratto, per un mutamento della luce, il volto della donna si fece chiaro e sul petto un piccolo oggetto appuntito emanò un intenso bagliore. L’intuizione folgorò la dama. Quel volto guardava nella sua direzione con un vago sorriso. Provò un senso di vertigine, e un attimo dopo non vide più niente. Un dolore acuto s diffuse lentamente nel suo cuore. Quella donna era la Madre Santissima, e l’oggetto che aveva visto brillare sul suo petto era il crocifisso, istintivamente toccò la croce che aveva al collo. Immaginò di trovarsi dall’altro lato, su quella lontana montagna e di osservare da lì la propria figura, inconsciamente la sua immagine si sovrappose a quella della Madre. Tremò per l’arroganza del suo cuore e volle subito inginocchiarsi per chiedere perdono, ma c’era qualcosa che glielo impediva. Non riusciva a fare nulla, si sentiva completamente vuota, l’emozione l’avvolgeva spogliandola di tutto il resto. Un’emozione in cui non c’era né gioia né dolore, un’emozione che era pura energia vitale.

Gli esseri umani possano avere per un attimo la percezione totale delle cose. Un’esperienza spaventosa e meravigliosa al tempo stesso, per cui non possono che sentire una profonda riconoscenza. Tuttavia in quell’attimo sublime, pur potendo osservare “tutto” non ne afferrano il senso. C’è bisogno di tempo perché gli strati profondi della loro coscienza diano significato all’apparenza delle “cose viste”.

Yukio Mishima - La foresta in fiore

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LabileAurora 28 dicembre

 

 

La dama ricordava. Un giorno di primavera dell’anno precedente, quando il marito stava ancora bene, erano andati insieme alla servitù a raccogliere erbe vicino alla cavità della montagna. L’erba tenera stava appena spuntando e sulle soffici e delicate foglie delle piante si vedevano chiare le sottili venature. Il prato  che rivestiva la superficie della cavità era tappezzato di fiori e, a poca distanza da esso,  si scorgeva una piccola cascata dove accorreva solo un filo d’acqua. Da qualche parte doveva essere nascosta una fresca sorgente. Ma da quel punto in poi il sentiero si faceva molto pericoloso, e seppure a malincuore dovettero ritornare, Man mano che questi ricordi si facevano più forti, lei fissava attentamente la lontana cavità, che da quella distanza sembrava una minuscola nicchia.

Il suo sguardo rivelava una preghiera angosciosa. Una preghiera limpida in cui lei stessa non era cosciente, una preghiera brevissima e potente capace di smuovere la volontà di Dio. Il desiderio con uno splendido battito d’ali si levò dalla sua anima e volò lontano.

In quel momento in mezzo ai luminosi gigli della cavità, la dama vide una massa bianca e indistinta che splendeva con la stessa energia dei fiori. Sembrava un tronco d’albero, ma ondeggiava flessuosa. La donna concentrò lo sguardo su di essa ed ebbe la sensazione che si avvicinasse. Il sole estivo inondava l’atmosfera, dalla verde e afosa valle fin sulla cima dell’alta collina era tutto un abbagliante e caldo luccichio. La dama aguzzò ancor di più lo sguardo e in un batter di ciglia quella massa si fece più chiara. L’immagine era confusa, ma sembrava una donna dai capelli lunghi e lucenti che indossava una lunga veste bianca. Accanto a quel candore abbacinante si intravedeva una luce bianca, piccola come un punto: era un giglio che stringeva nella mano. Una donna con abiti così nobili ed eleganti non si sarebbe potuta incontrare neanche nella capitale, cosa ci faceva mai in quel recesso di montagna? Ma la dama era così affascinata da quella visione che la sua mente non fu neppure sfiorata da simili domande.

Yukio Mishima - La foresta in fiore

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LabileAurora 26 dicembre

 

 

Guardando in basso, i muri bianchi e i muri ricoperti di tegole e intonaco, che circondavano il perimetro del castello, si confondevano intersecandosi tra loro. Gli alberi splendevano alla luce del sole e dal fogliame dei ciliegi si sentiva il canto sordo delle cicale. Il verde che ricopriva tutta la montagna creava una delicata armonia fra i colori tenui e il luccichio delle foglie. Nei pressi della cima il vento soffiava impetuoso e la luminosità degli alberi si spezzava sibilando. In un’ampia cavità della montagna gli alberi si facevano radi, e la luce riverberava abbagliante sull’erba e sui pochi tronchi. Le macchie candide che si vedevano sparse qui e là in mezzo al prato luminoso dovevano essere gigli. L’aria era limpidissima, soffiava una brezza profumata e tutto ciò che splendeva al sole restava immobile come un istante di paradiso. La dama aveva la sensazione di riuscire a sfiorare con le mani quelle montagne lontane, e il mare azzurro pallido all’orizzonte. Dentro di lei bruciava silenzioso il profondo orgoglio di poter raggiungere tutte le cose. In questi momenti sul suo volto smunto e pallido apparivano i colori brillanti di una gioia rara. La mano destra, delicata e piena come un cuscino di morbidissima seta bianca, sfiorava lievemente il crocifisso di argento brunito che portava al collo. Era forse quel contatto a donarle quella gioia soprannaturale? 

Yukio Mishima - La foresta in fiore

 

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LabileAurora 25 dicembre

 

 

Ordinò alla cameriera di restare nella camera e uscì nel corridoio scuro e gelido illuminato appena da una luce fioca proveniente dal soffitto. Salì per una vecchia scala che emetteva freddi scricchiolii, guardò in alto e vide una luce chiara come quella del paradiso.

Giunta in cima alla torre, si sporse dal parapetto e si trovò finalmente di fronte alle sembianze e all’atmosfera della stagione. Il sole cocente riverberava allegro sui pilastri e sul muro ricoperti di polvere, conferendo perfino a questi elementi inanimati un aspetto gioioso. In lontananza, nella parte bassa del castello, si intravedeva il portale. Da quel punto, su una dolce pendenza che arrivava sino al mare, la città allineava i neri e bassi tetti sovrapposti che brillavano al sole rovente come oggetti di lacca. Sembravano i relitti di un’inondazione che traboccavano dalle strette strade e si riversavano con furia selvaggia in ogni direzione. Alla periferia della città si vedeva il mare scuro e calmo, al di sopra del quale il cielo era così nuvoloso che non si riusciva a scorgere la linea dell’orizzonte. Le nuvole sature di pioggia si ammassavano uniformi solo in quella zona, simili a uno strato di umida terra sabbiosa. Alla dama sembrò di udire lontano il rombo di un tuono: il cielo rifletteva il suo spirito malinconico e avvilito. Aveva la sensazione che l’estendersi di quelle dense nuvole avrebbe ingrandito le sue sofferenze. La donna distolse lo sguardo dallo scenario, si allontanò dal punto in cui si trovava e si avvicinò alla parte opposta del parapetto. Poiché il castello era situato in un’ampia valle, da quella posizione si scorgevano alcune placide montagne. Una di queste si ergeva in lontananza proprio di fronte al belvedere, con accanto una dolce collina che, più bassa, le si addossava come ci si accoccola vicino a un intimo amico.

Yukio Mishima - La foresta in fiore

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LabileAurora 08 dicembre

 

 

Io so dove sono nascosti i miei desideri. Essi sono come un fiume che scorre veloce, qualsiasi punto della sua corrente muta di continuo. Gli uomini non fanno in tempo a guardarlo che esso è già cambiato. I loro sguardi non possono fermarlo perché è eterno. I miei desideri devono essere lì, dove si sono sempre nascosti i desideri dei miei antenati. Cosa abbastanza insolita, i miei avi appartengono sia alla classe militare sia all’aristocrazia. Quando mi recavo con mio padre e mia madre nei luoghi di origine della mia famiglia, lungo il percorso del treno, un incantevole fiume appariva e scompariva come se volesse proteggere il nostro viaggio. Ah quel fiume, io lo capivo. Capivo il segreto messaggio che trasmetteva dagli antenati a me: i tuoi desideri non sono morti, si celano da qualche parte. E in quel luogo recondito fioriscono come rose in un’antica siepe di bambù. Per mia nonna e mia madre il fiume dei desideri scorreva sotto terra. Per mio padre era diventato un piccolo ruscello. Per me… ah, se si trasformasse in un grande fiume impetuoso, maestoso come una tessitura di damasco, solenne come un canto celebrativo degli Dei.

Yukio Mishima - La foresta in fiore

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LabileAurora più di un mese fa

 

 

 

 


Han Kang - L'ora di greco

 

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LabileAurora più di un mese fa

 

 

Se la neve è silenzio che scende dal cielo, la pioggia forse è un'interminabile catena di frasi.

Parole che cadono sui marciapiedi, sui tetti dei palazzi di cemento, sulle pozzanghere nere, e rimbalzano.

Lettere della mia lingua madre avviluppate in gocce d'acqua nere.

Tratti dritti e rotondi, sfuggenti.

Virgole e interrogativi che si incurvano.

 

Han Kang - L'ora di greco

 

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