Le note dei sensi, liberandosi incerte, poi sempre più sicure, volteggiano curve e danzano ad onde sospese nel vuoto. Come note musicali a scale ed a crome si lasciano andare in giochi infiniti e visioni segrete, e rincorrono sogni non ancora vissuti, richiamano canti mai prima ascoltati in  una sensuale  armonia di suoni. E in questo vortice di note e passione, in cui da sempre mi cerco e mi trovo...

Il tuo braccio sulla spalla

diventa pesante,

alimenta un vuoto bisogno di

leggerezza.

le pareti si assottigliano

fino a diventare la cupola

tonda di una conchiglia...

Insieme viviamo

la solitudine di una

bianca salina...

Sono quasi tre anni che non sento più la tua voce,

lontana e melliflua nei rimbombi del telefono,

eppure sempre così calda e sensuale...

Sento il tuo respiro, proprio dentro le mie orecchie,

un respiro musicale, ritmico che viene dal passato,

ma che è sempre stato e sempre sarà presente

nella mia memoria...

Sento quella passione passata, ancora viva,

immutabile, eterea, trascendentale,

che è amore assoluto, talmente puro che

non riesce a concretizzarsi in parole,

ma solo pensieri che corrono veloci e costanti...

Sono entrata
nelle viscere del sogno.
Ho visto una scala

fatta di gradini di pietra.

Erano tanti,
tra due cornici
di ortiche;

mentre salivo

accarezzavo
quell’ortica verde
non più pungente,
nè ruvida né urticante.
Poi, fiori fiori fiori

gialli
dal gambo verde.
strappavo
i gambi e ne succhiavo
l’umore. Tutto era magico.

Non mi immergevo nella meditazione profonda

né cercavo attimi di concentrazione assoluta,

non era una questione di momenti o di luoghi.

Non dipendeva da chi avessi accanto

né da cosa stessi inseguendo

in quei giorni del mio tempo fugace.

Bastava che mi lasciassi trasportare da ogni chimera

cogliendo le immagini che si affacciavano alla mente

prendendo per mano le emozioni del cuore...

Una tempesta di sentimenti,
di emozioni,
una pioggia di meteoriti
che non abbiamo saputo controllare,
marginare o capire..
E adesso..
cosa siamo?
Amici mai, amanti nemmeno..
siamo noi, solo noi..

Nella mia anima
ricordi in bianco e nero
come boccioli in fiore,

nella mia anima
speranza per un domani
che forse un giorno verrà...

Quando ti scruto dentro

riconosco le strade che percorrono

le tue emozioni...

Mi muovo con estrema delicatezza

tra i vicoli tortuosi e gli antri oscuri

dei tuoi pensieri incofessabili...

Platone ci aveva avvertito: la parola va maneggiata con cura perché può salvare e comunicare ma può anche isolare e uccidere. Oggi la parola è usata come arma impropria: “zecche rosse”, “camicie nere”...L’escalation verbale della contrapposizione politica avvelena la comunità che dovrebbe trovare nel dialogo il mezzo per spegnere guerre esterne e liti interne. Con una aggravante: la politica parla male ad una generazione di giovani estremamente fragili, provata dal Covid e dalle nuove guerre dove la violenza tocca eccessi che spaventano ed esacerbano gli animi. Ascoltare i timori, le proteste ed il dissenso dei giovani significa evitare di manipolare le loro paure per fini politici. Chi alza la tensione nei modi più diversi è irresponsabile. I giovani non sono il pubblico di un talk show, ascoltano maggioranza ed opposizione con l’attenzione e l’immaginario di una generazione estremamente sensibile. Una generazione che rischia di essere spinta verso scelte estreme se non trova interlocutori responsabili. Servirebbe sicuramente un attenzione linguistica bipartisan che abbassi i toni e non cerchi di strumentalizzare o amplificare le paure nelle piazze. Far credere che il dissenso possa esprimersi con la violenza o nello scontro fisico, è la peggiore ferita che possiamo provocare ai giovani e al loro futuro.La parola è potente nel bene se diventa dialogo e non benzina gettata sul fuoco...

I ricordi hanno un valore inestimabile: ci dicono chi siamo, da dove veniamo, cosa abbiamo vissuto, chi è stato al nostro fianco e chi, invece, ci ha abbandonato. Non potremmo vivere senza ricordi, sono la nostra carta d'identità, e per questo vanno custoditi con cura...