Quando ti scruto dentro
riconosco le strade che percorrono
le tue emozioni...
Mi muovo con estrema delicatezza
tra i vicoli tortuosi e gli antri oscuri
dei tuoi pensieri incofessabili...
Quando ti scruto dentro
riconosco le strade che percorrono
le tue emozioni...
Mi muovo con estrema delicatezza
tra i vicoli tortuosi e gli antri oscuri
dei tuoi pensieri incofessabili...
Platone ci aveva avvertito: la parola va maneggiata con cura perché può salvare e comunicare ma può anche isolare e uccidere. Oggi la parola è usata come arma impropria: “zecche rosse”, “camicie nere”...L’escalation verbale della contrapposizione politica avvelena la comunità che dovrebbe trovare nel dialogo il mezzo per spegnere guerre esterne e liti interne. Con una aggravante: la politica parla male ad una generazione di giovani estremamente fragili, provata dal Covid e dalle nuove guerre dove la violenza tocca eccessi che spaventano ed esacerbano gli animi. Ascoltare i timori, le proteste ed il dissenso dei giovani significa evitare di manipolare le loro paure per fini politici. Chi alza la tensione nei modi più diversi è irresponsabile. I giovani non sono il pubblico di un talk show, ascoltano maggioranza ed opposizione con l’attenzione e l’immaginario di una generazione estremamente sensibile. Una generazione che rischia di essere spinta verso scelte estreme se non trova interlocutori responsabili. Servirebbe sicuramente un attenzione linguistica bipartisan che abbassi i toni e non cerchi di strumentalizzare o amplificare le paure nelle piazze. Far credere che il dissenso possa esprimersi con la violenza o nello scontro fisico, è la peggiore ferita che possiamo provocare ai giovani e al loro futuro.La parola è potente nel bene se diventa dialogo e non benzina gettata sul fuoco...
I ricordi hanno un valore inestimabile: ci dicono chi siamo, da dove veniamo, cosa abbiamo vissuto, chi è stato al nostro fianco e chi, invece, ci ha abbandonato. Non potremmo vivere senza ricordi, sono la nostra carta d'identità, e per questo vanno custoditi con cura...
E siamo ancora qui...
distesi su questa spiaggia,
cerchiamo di intravedere
in questa vastità
qualcosa a cui aggrapparci,
mentre il vento trascina il mare,
sopraffatte dal suono delle onde
le parole sono inutili,
dovremmo guardarci negli occhi ma...
continuiamo a guardare
la linea dell'infinito
quasi come se ci appartenesse...
Certe donne preferiscono essere belle piuttosto che intelligenti, e non hanno tutti i torti visto che moltissimi uomini hanno la vista più sviluppata del cervello...
Non voglio averti
per riempire le parti vuote di me.
Voglio essere piena da sola.
Voglio essere così completa
da illuminare un’intera città
e poi...
Voglio avere te
perché forse noi due insieme
potremmo incendiarla...
È tramontata la luna
insieme alle Pleiadi,
la notte è al suo mezzo,
il tempo passa inesorabie...
e io dormo sola...
Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
Mentre parliamo il tempo invidioso sarà già fuggito. Cogli il giorno, confidando il meno possibile nel domani.
Il “carpe diem” ha rappresentato, dai tempi di Orazio fino ad oggi, ogni persona che ha scelto, per un attimo o per una vita, di seguire le proprie aspirazioni, i propri istinti, la propria felicità e soddisfazione nell’immediato.
Ciò non significa non preoccuparsi delle conseguenze, o fregarsene del futuro, significa semplicemente non lasciarsi condizionare dall’attesa del futuro e sfruttare il presente, e ricordarsi che il tempo fugge, e quindi va goduto al massimo.
Il futuro non ci appartiene ancora, non ne sappiamo niente, quindi perché procrastinare idee, piaceri, soddisfazioni, senza avere poi la certezza della loro realizzazione?
Tutti i desideri che cerchiamo di soffocare covano nel nostro animo e lo avvelenano. L’unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi...