Non importa quanti anni ho di José Saramago
Ho l’età in cui le cose si osservano con più calma,
ma con l’intento di continuare a crescere.
Ho gli anni in cui si cominciano ad accarezzare i sogni con
le dita
e le illusioni diventano speranza.
Ho gli anni in cui l’amore, a volte, è una folle
vampata,
ansiosa di consumarsi nel fuoco di una passione attesa.
E altre volte, è un angolo di pace, come un tramonto sulla
spiaggia.
Quanti anni ho, io? Non ho bisogno di segnarli con un
numero,
perché i miei desideri avverati,
le lacrime versate lungo il cammino al vedere le mie
illusioni infrante valgono molto più di questo.
Che importa se compio venti, quaranta o sessant’anni!
Quel che importa è l’età che sento.
Ho gli anni che mi servono per vivere libero e senza
paure.
Per continuare senza timore il mio cammino, perché porto
con me l’esperienza acquisita e la forza dei miei
sogni.
Quanti anni ho, io? A chi importa!
Ho gli anni che servono per abbandonare la paura e fare ciò
che voglio e sento.
L’amore
non è
nel bollire più sodo,
non è
nell’esser bruciato come carboni,
ma in ciò
che sorge dalle montagne dei petti
sopra
le giungle dei capelli.
Amare
significa
correre in fondo
al cortile
e sino alla notte corvina
con l’ascia lucente
tagliare la legna,
giocando
con la propria
forza.
Amare
è sciogliersi
dalle lenzuola
strappate dall’insonnia,
gelosi di Copernico,
lui,
e non il marito d’una Maria Ivànovna
considerando
proprio
rivale.
Per noi
l’amore
annunzia ronzando
che di nuovo
è stato messo in marcia
il motore
raffreddato del cuore.
da Lettera al compagno Kostròv da Parigi sulla sostanza
dell’amore –
Vladimir Majakovskij
Traduzione di Angelo Maria Ripellino
Io ti offrirò
Delle perle di pioggia
Venute da paesi
Dove non piove mai
Io scaverò la terra
Fino dopo la mia morte
Per coprire il tuo corpo
D'oro e di luce
Io farò un campo
Dove l'amore sarà re
Dove l'amore sarà legge
Dove sarai la regina
da Ne me quitte pas, Jacques Brel
Come ti vorrei? Leggiadra e forte. Simpatica e sensibile.
Onirica e organizzata. Stralunata e dolce. Mi ascolti senza
giudicare. Mi parli col cuore. Sei avvolgente e vibrante.
Carica di voglia. Obnubilata dalla voglia. Innamorata del mio
sorriso. Innamorata del tuo sorriso.
... sopra il quotidiano, sopra le pastoie incancrenite,
sopra delusioni e illusioni, là dove solo i sogni contano, là
dove si respira solo vita, vita che nasce e prospera e
sorprende e sole tiepido autunnale, che ti entra nelle ossa e
nel cuore.
... come il muro in pietra di una vecchia casa...
imperfetto... aggredito dal tempo... pieno di crepe ma così
vero... con la luce che filtra... l'aria che si insinua... e
l'anima che si libera, oltre il pensiero...
... che, aprendo la finestra, l'aria atlantica ti avvolga
inebriandoti di profumo di mare e di voglia di viaggiare...
chiudi gli occhi e in un istante voli sopra le miserie umane,
sopra il dolore, oltre i tuoi limiti, le tue vergogne e i
tuoi rimpianti... sopra ciò che sembrava e invece non era...
sopra ciò che è stato e il suo sgradevole alone.... sopra le
certezze e sopra i dubbi... e il profumo del tuo pane
tostato si dispiega come un'autostrada di nuove emozioni e
possibilità... la prossima stazione di servizio è vicina... e
il caffè è buono... il vento ha spazzato le nuvole e si
vedono le montagne... Buona giornata
... toccarti... mi dà lo stesso piacere di guardarti... e di
mille altre cose che qui non posso dire...
Mi manchi
Non te lo dico mai
E i viaggi sono tanti
Ma so che tornerai
Però mi manchi
Mi manca quanto ridi
Fino alle lacrime
Peccato non ti vedi
E mi senti
Lo senti quanto manchi
Le labbra calde e i fianchi
E molto altro ancora
Che qui non posso dire
Ma questa notte
Mi manchi da morire
Mi manca
Quella tua leggerezza
Per affrontare il mondo
E anche la mia tristezza
Mi manchi
Mi mancano i tuoi occhi
Che sanno accarezzarmi
E illuminare i miei
Mi manchi
Non puoi sapere quanto
Sarà che non esisti
E allora io ti invento
Ti immagino e ti canto
E così
Mi pare che ci sei
E se non posso amare così tanto
E farmi amare, io
A cosa servirei
Mi senti
Non so come cercarti
Non so a chi domandare
Non smetto di aspettarti perché
Mi manchi
T’amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti […]
Paolo Neruda
Ti legherò. Perché tu possa uscire da te stessa e ritrovarti.
Ti farò male, perché tu possa esplorare i tuoi limiti.
Ti concentrerai sul dolore vero e pietoso, e dimenticherai il
dolore crudele che ti infliggi da sola ogni giorno.
Accarezzerò il tuo corpo e la tua anima, stanchi e
doloranti.
Tornerai a casa, leggera come una piuma.
Senza ieri né domani, avrai vissuto l'istante e ti sentirai
viva, come mai prima.
...seguire il filo del rispetto... per non perdersi nel
labirinto convulso delle proprie emozioni...
...avevano un rapporto speciale, unico...
...non avevano mai passato il Rubicone...lui avrebbe voluto
averla come amante e non solo come confidente...
...e lei...lei avrebbe tanto voluto ma...il matrimonio di lei
funzionava alla grande...
...lei aveva scelto... e lui dovette accettarlo...
... rinunciò completamente a lei... perché il solo sentire la
sua voce lo catapultava in quell'intimità che tanto lo
turbava...
...se lei rideva erano cascate di dolcezza...come lava che
sgorga da un vulcano...lui si scioglieva ogni volta...
...e il ricordo di quell'unico, casto abbraccio era così
nitido e reale che gli sembrava di viverlo in quel preciso
momento...
...come in un loop, quei pochi fotogrammi si ripetevano...e
avevano fissato in maniera indelebile quell'emozione nella
sua memoria...
...nella sua carne...nelle ossa...nei suoi muscoli
contratti...che la stringevano a sé per non lasciarla andar
via...
...il ricordo della stretta di lei, che lo ricambiava,
vibrante della stessa tensione, non lo abbandonò mai...
Non riusciva a credere di quanto odio fosse pervaso il mondo
che lo circondava...era sgomento per la pochezza senza
appello delle persone... gli orizzonti limitati... le idee
preconcette... la cattiveria... il sole splendeva in cielo,
come un suggerimento... un refolo di vento primaverile gli
portava ogni tanto i suoni fracassoni di una sagra non
troppo lontana... e la domenica ecologica rendeva complicato
andare da lei... abbastanza da poterlo usare come scusa...
nemmeno di vedere lei aveva voglia, dinnanzi alla dimensione
apocalittica del suo disagio... ma le scrisse una lettera...
che iniziava così:
Non riusciva a credere di quanto odio fosse pervaso il mondo
che lo circondava...era sgomento per la pochezza senza
appello delle persone... gli orizzonti limitati... le idee
preconcette... la cattiveria... il sole splendeva in cielo,
come un suggerimento... un refolo di vento primaverile gli
portava ogni tanto i suoni fracassoni di una sagra non
troppo lontana... e la domenica ecologica rendeva complicato
andare da lei... abbastanza da poterlo usare come scusa...
nemmeno di vedere lei aveva voglia, dinnanzi alla dimensione
apocalittica del suo disagio... ma le scrisse una lettera...
che per fortuna qualcuno distrusse...
...ascoltare Nina Simone è un'esperienza umana... una voce
che si porta dentro un dolore immenso... ma una voce che ti
accarezza il cuore... come una persona che sta morendo e
ciononostante si preoccupa di chi le sta accanto... una
persona che ha conosciuto il dolore su di sé e lo riconosce
negli altri e passa la sua voce sulle loro ferite come un
balsamo miracoloso...
...dura troppo poco la vanità di sentirsi amati...
... spogliarsi del superfluo, immergersi nel poco... quel
poco che è più vicino al tutto di quanto lo sia quel tanto,
così vicino al niente, che crediamo di essere... ritrovare sé
stessi... o ricrearsi da zero, forse... ... spogliarsi
del superfluo, immergersi nel poco... come una goccia di
pioggia... un soffio di vento... un pezzo di legno... un
vetro levigato da milioni di sfregamenti... lasciarsi
incantare dall'irruzione della magia... l'inattesa
sovrabbondanza di senso ti può assalire in qualsiasi
momento... in una delle sue mille forme...
respirala...
...danza con me, Salomè...Salome, danza per me, ti prego.
Stasera sono triste, perciò danza, Salome, danza per me! Se
lo farai, puoi chiedermi tutto quello che vuoi. E io te lo
darò...
Lei amava esibire la sua bellezza per riceverne ammirazione.
Lui, con un solo sguardo, riusciva a dirle quello che
generazioni di poeti avrebbero faticato a esprimere. Lui la
adorava.
Lei incarnava la Grande Menzogna. Quella di chi conosce
l'amore solo come essere amati, quella di chi cerca
gratificazioni e conferme per sé e null'altro. Quella di chi
spaccia per amore il suo non amore.
Io ti apro il mio cuore
Tu fai finta di ascoltare
Ed intanto guardi in giro
Vuoi qualcosa da mangiare
... affidi i tuoi pensieri al web e istantaneamente non sono
più tuoi... chi sei tu che mi stai leggendo? Tu, proprio
tu... avverti un senso di familiarità adagiandoti fra le mie
righe? O mi senti estraneo e lontano? Ti faccio sorridere? O
magari mi trovi sgradevole, irritante? Magari ti ricordo il
modo di fare proprio di quella persona che ti stava sulle
scatole... le sfumature, spesso, sono tutto... sai, è
possibile che tu diventi importante per me... vale anche per
te? O il tuo mondo è tutto scritto? Solo possibile, per
carità, ma è tanto, non trovi?
[...] E tu perché non parli?
Una parola sospenderebbe
il mio rancore [...]
... io tenevo a lei... impegnativa ma vera... acuta,
appassionata... persino luminosa, seppure in modo
paradossale... non ci capimmo veramente... o forse non lo
volemmo... da quel giorno lei ha un pezzetto di me e io so
che è in buone mani... mi disse delle cose di me... aveva
ragione? Questa pagina di diario, strappata come un affresco
dal muro della mia carne, potrà confermarlo o smentirlo...
Perché si fanno le cose? Per chi si fanno? In fondo è tutto
egoismo, tutto fagocitare il mondo per nutrire il proprio
ego... per taluni ferito, in cerca di rimedio, per altri
sovrabbondante e onnivoramente famelico... solo l'Amore apre
uno spiraglio, perché conosce l'atto del dono... non cerca
nulla in cambio... anzi, nemmeno si concede il piacere del
donare.... nemmeno si nutre della gratitudine, non fa il
mercante... nemmeno si pavoneggia di donare, di non poterne
fare a meno per il dono, a propria volta ricevuto, di avere
un animo nobile... non è un atto di superiorità... è, semmai,
un atto di pura umiltà?
Gli successe solo con lei. Con altre donne aveva già
sperimentato, con relativa soddisfazione, il sesso a distanza
ma era stato sempre lui a prendere l'iniziativa.
Quella volta, invece, al telefono fu lei a voler passare
dalla conversazione alla masturbazione.
Era un po' arrugginito e, soprattutto, era stato preso alla
sprovvista dall'intraprendenza di lei. Non gli piacque
granché, in realtà, ma lei, comunque, non gli diede motivo di
pensare che fosse rimasta insoddisfatta e lui pensò
semplicemente di aver finto bene.
Il rapporto si fece interessante, si sentivano tutti i giorni
e parlavano di incontrarsi. Erano confidenze, condivisioni,
quotidianità, fantasie... in un crescendo che li avrebbe ben
presto portati fuori del virtuale.
O meglio, così lui aveva creduto... prevalse, invece, in lei
quel senso di potere, quell'opzione di "poter staccare la
spina quando vuoi" che rappresenta tutta la vacuità e
leggerezza di come sono i rapporti nel web quando uno non ci
mette veramente la testa e il cuore.
Lei sparì, dunque, e lui riuscì solo dopo qualche giorno a
risentirla e a estorcerle uno straccio di spiegazione.
Disse qualcosa del tipo "bisogna dare la priorità alle
persone che ci vogliono bene". A lui questa parve da subito
una stronzata ma non la odiava, era quasi più arrabbiato con
sé stesso per essersi messo in quella situazione.
Non riuscì mai a vedere lei come una stronza, nonostante il
suo comportamento potesse a buon diritto qualificarla così.
Lei aveva una sensibilità fuori del normale, scriveva (e
scrive) cose profonde, rivelatrici di un animo colto,
elevato.
Come poteva un'animo così speciale mostrarsi poi così
meschino? Forse è solo per un malinteso senso di liberazione
femminile che lei si era sentita in diritto di giocare coi
suoi sentimenti in un modo così volgare, maschile in senso
deleterio. Chissà.
Io sto sempre lontano da ciò che amo io sto
invisibile
come un ordine superiore il mio disegno natale.
È la strategia miserabile del cacciatore
che si fa invisibile.
...l'attrazione mentale... le belle menti... l'intelligenza
che affascina... oggi tutto questo è molto glamour... ma è
solo per togliersi un po' di vergogna, per sentirsi meno
volgari e banali... la banalità della voglia... e non c'è
niente da giustificare... solo mantenere il filo rosso del
rispetto... per gli altri e per sé stessi...
... lo scompartimento del treno è come un condominio... ci
sono le brave persone, gentili e riservate... e le teste di
cazzo... che per tutto il viaggio telefonano a 100 decibel
come se il treno fosse loro... c'è la ditta di pulizie, fatta
di fantasmi che vivono un'esistenza parallela in un'altra
dimensione... c'è l'amministratore, che in pratica è come non
ci fosse... però il treno è un condominio che si muove... i
paesaggi cambiano... i compagni di viaggio pure... e la mente
vaga, riflettendo sulle cose del mondo, sulle persone... su
quei lei mai divenuti tu... su quei tu mai divenuti noi... e
su quei noi che sono io...