La prima neve
2) Clodine
Ieri sera mi sentivo inquieto nei confronti di Eliane. Mi ero congedato forse troppo frettolosamente, quella mattina, dopo aver soccorso e accompagnato a casa la ragazza.
Mi sentivo in pena per non averle chiesto altre notizie su quello strano modo di vivere lontano da ogni centro abitato.
La montagna è permissiva nella bella stagione ma non perdona, comunque, gli sprovveduti. Pensavo, quindi, che non avesse valutato correttamente i pericoli e le particolarità stagionali di quella zona considerandone soltanto gli aspetti idilliaci.
Poi mi ricordai del bigliettino passatomi da Eliane nel quale mi aveva scritto il suo nome ed il numero di cellulare. Era ancora nella tasca di sicurezza dei pantaloni dove l’avevo riposto. Decisi di telefonarle.
Quella, da sempre, non è una zona facile per i collegamenti telefonici perché non essendo abitata non è servita da alcuna antenna dedicata. Appena composto il numero, con grande sollievo, udii la sua voce.
Mi riconobbe con una esclamazione di gioia. Stava bene. Parlammo di tutto, specialmente di ciò che normalmente ci sarebbe parso futile in una diversa occasione. La sua voce aveva un timbro che toccava qualcosa dentro di me.
Mi ricordava il profumo dei fiori, la primavera … e, forse, anche lei provava il mio stesso sentimento di profonda empatia.
La volontà di scambiarci le nostre storie e le emozioni ci rendeva complici in questo piacere di sentirci a nostro agio.
Le raccontai anche della mia situazione sentimentale e lei mi parlò del suo rapporto con Claudine, la sua amante con la quale sta vivendo un momento d’intenso erotismo.
Si sono conosciute alla festa del suo diciottesimo compleanno e, da quel momento, si incontrano con regolarità, clandestinamente, da circa un anno.
A volte il tempo scorre come gli pare e, ieri sera, lo fece in modo ancora più inaspettato! Eran passate le due di notte, non ci pareva vero fosse così tardi, Eliane si accorse che stava letteralmente congelando.
Si era dimenticata di alimentare la monumentale stufa a legna della baita ed ora doveva far ripartire il fuoco prima che si estinguessero le braci.
Quando ci congedammo mi chiese se poteva richiamarmi la mattina, dopo colazione. Le risposi che sarebbe stata la benvenuta a qualsiasi ora del giorno e della notte e mi ringraziò.
Per fortuna il campo radioelettrico resse per tutto il tempo del nostro colloquio e, un momentino più tardi, preparatomi per la notte, mi ci volle parecchio impegno yoga per prendere sonno …
La mattina successiva era limpida e gelida. Eliane occupava tutto l’orizzonte della mia coscienza.
Simboleggiava tangibilmente il mio immaginario … La rappresentazione delle nostre vite reali raccontate senza pudore dove le sue emozioni erano anche le mie e si scambiavano senza posa in un gioco alternato delle parti ci avevano mostrato la magica bellezza di un mondo nuovo, solo nostro, del quale avevamo appena intravisto la soglia.
Mi rendevo perfettamente conto del nostro desiderio di conoscerci. Forse anche lei, come me, prova un tuffo al cuore ogni volta che il pensiero torna a immergersi nella magia di ieri sera.
Gli spazzaneve percorrevano per l’ultima volta le strade cittadine prima di ritirarsi nel deposito.
Guardavo quel mondo dalla finestra della cucina senza decidermi se fare colazione in casa oppure raggiungere la pasticceria bar preferita.
La mia compagna mi aveva appena annunciato che si sarebbe allontanata per alcuni giorni a causa dei suoi impegni ed era già uscita di casa.
Sento il cellulare squillare. Penso subito a Eliane.
Invece è la sua amante che mi chiede scusa per l’intrusione e desidera scambiare quattro chiacchere con me mentre Eliane è giù nella stalla a spaccare legna da ardere.
Claudine ha una voce suadente dai toni caldi e avvolgenti.
Si esprime con delicatezza parlando di sé, in modo esplicito, e, con pochi tratti incisivi, mi mostra la sua anima, come se già ci fossimo scambiati, nel profondo, le nostre aspirazioni più segrete e fossimo legati da un rapporto concreto. Evidentemente Eliane le ha parlato di me.
Le rispondo con altrettanta sincerità senza tacerle nulla. Quando le ho raccontato ciò che provo per la sua amante ho percepito il massimo rispetto per le mie emozioni seppur condizionato dalla sopravvenuta situazione.
Claudine ha quarant’anni. Ha affittato la baita per condividere l’amore con Eliane nella più completa intimità e solitudine ma, ieri sera, si è ingelosita per il tempo che lei ha avuto il piacere di condividere con me.
Non volendo turbare la loro intimità le ho prosto di ritirarmi con una scusa qualsiasi anche se sappiamo entrambi che il loro equilibrio sembra già compromesso.
Comprende la situazione ma, in cuor suo, sa di non poter intervenire se non peggiorando le cose.
Dopo una pausa di riflessione, Claudine mi chiede se sono disposto a mettere la mia vita in comune con la loro, adesso, subito!
La proposta mi giunge assolutamente inaspettata ma comprendo sino in fondo l’estrema e delicata intelligenza di Clodine …
Il caso, con o senza la nostra partecipazione, sta forse intrecciando i fili delle nostre vite in modo che a noi resti soltanto da capire quali annodare?
Ho sempre amato le sorprese e, anche questa volta, seppure sulla soglia dei sessant’anni, non ho fatto eccezione, quindi, dopo un attimo di riflessione ho accettato.
Clodine, sinora mi ha parlato con voce dolce, ma adesso, nel suggellare questo nostro accordo, lascia trasparire un’emozione fortissima che investe anche me con tutta la sua forza.
Sull’onda della stessa emozione penetro ancora più a fondo nella realtà di ciò che ho appena accettato. E’ una scelta terribile e meravigliosa allo stesso tempo che cambierà per sempre le nostre vite e non solo.
Mi aspettano per pranzo … anche se Elaine non ne è ancora al corrente.
Sono uscito di casa per fare spesa. Al mio ritorno ho indossato gli scarponi e lo zaino dove ho sistemato i viveri e la biancheria.
Ho messo gli sci in spalla e sono partito, bastoncini alla mano, per la vicina stazione della cabinovia.
Dopo la partenza, percorsi circa tre quarti dell’intero tratto funiviario, ho potuto spaziare con lo sguardo sul tragitto che dovevo affrontare in discesa, di lì a poco, per raggiungere la baita isolata quasi al limitare della pineta.
La cabina si ferma sul binario di sosta dell’arrivo. La doppia porta anteriore si spalanca e un inserviente mi aiuta a scaricare i bagagli.
Guardo l’orologio: manca un quarto a mezzogiorno. Ho tutto il tempo necessario. Indosso lo zaino e mi aggancio gli sci.
Mi spingo con le racchette nella neve fresca e inizio la discesa lasciando alla mia destra le piste attrezzate.
Per evitare incidenti scendo con prudenza evitando i pendii troppo ripidi e gli avallamenti stretti. Non oso saltare alcun ostacolo.
Trascorsa una mezz’ora mi fermo per fare il punto. Lungo il limitare della foresta scorgo finalmente il mio riferimento.
Sposto lo sguardo leggermente sulla sua sinistra e vedo un lieve filo di fumo che sale da un avvallamento.
E’ la meta del mio viaggio e riprendo la discesa.
Nel destreggiarmi lungo il pendio sulla neve immacolata, ripenso all’equivoco in cui sono incappato ieri mattina quando con voce flebile credetti che Elaine mi dicesse che a casa l’attendeva “maman” e invece si riferiva a “son amant”…
Gli ultimi cinquanta metri li devo percorrere spingendomi avanti a forza di racchette.
Quando giungo sotto la tettoia accanto alla porta d’ingresso lancio un richiamo per annunciare il mio arrivo.
Elaine, ieri mattina, era più morta che viva ma ora è esattamente il contrario. Esce di casa e mi viene incontro di corsa.
Mi saluta con enfasi. E’ come se ci conoscessimo da anni. Mi aiuta a togliere gli sci e gli scarponi e li appoggia accanto alla porta d’ingresso poi la seguo in casa dove mi ha preparato un paio di comode pantofole.
Poso lo zaino a terra e mi sfilo il piumino. Nella sala regna un gradevole tepore. Ci osserviamo da vicino, con curiosità.
Lei è una ragazza di media statura, occhi tendenti al verde, tanti riccioli d’oro le incorniciano un volto riflessivo e sognatore allo stesso tempo.
L’intelligenza e la curiosità lampeggiano nei suoi occhi trasformandosi nel sorriso col quale mi ha accolto.
Il suo corpo è di una bellezza statuaria. Il seno, sotto la maglietta che indossa, mette in risalto i suoi turgidi capezzoli.
La saluto stringendola con un abbraccio che sento subito ricambiato. Provo un piacere che non ricordavo da tempo immemorabile e sono sicuro che anche lei prova le stesse mie emozioni. Abbasso la testa verso di lei.
Il suo viso è l’espressione della sensualità. Sto per sfiorarle le labbra con un leggerissimo bacio, lei già l’aspetta, ma, proprio in quel momento, un colpetto di tosse, molto discreto, mi riporta sulla scena reale.
Clodine, seduta accanto alla stufa, nella penombra, mi sta adocchiando, credo, a dir poco sconcertata dal nostro comportamento.
Si alza e viene verso di noi. E’ alta come la sua compagna e il suo corpo è splendido. Ci abbracciamo. Ci siamo già conosciuti e sappiamo quasi tutto di noi. Mi osserva con interesse e qualcosa mi fa presagire quelle emozioni che un destino incontrollabile e meraviglioso, spero, stia per farci scoprire! Poi mi fanno accomodare su un divano accanto a loro. Sento improvvisamente caldo e mi aiutano ad uscire dal maglione. Sono ancora stupite dalla rapidità con la quale sono riuscito a raggiungerle.
Ripercorriamo tutto ciò che abbiamo vissuto nelle ultime ventiquatro ore ricostruendo la nostra storia attraverso le emozioni provate da ciascuno di noi sino al momento presente.
Scopriamo di avere un gagliardo appetito quando Clodine ci informa che il cibo è pronto per essere servito in tavola e ci alziamo.
Afferro delicatamente una mano di Elaine e le sfioro il palmo. Le dita sono arrossate e con qualche vescichetta.
Le chiedo di indicarmi dove sistemare le derrate alimentari. La seguo con lo zaino, poi risaliamo dalla stalla attraverso la scala interna. Elaine entra in cucina.
In sala, Clodine, lievemente zoppicante, sta apparecchiando la tavola.
Le domando se posso aiutarla ma mi fa un cenno di diniego.
Quando ha finito mi avvicino, le stringo affettuosamente le mani tra le mie, e la invito a mostrarmi dove sente il dolore. Ha un lieve sussulto, arrossisce appena mentre mi guarda, poi, un lampo le attraversa gli occhi e a voce bassissima, quasi un sussurro, mi dice qualcosa che non riesco a capire.
Elaine, dalla cucina, ci ingiunge di prendere posto a tavola perchè sta per servire il pranzo.
The Hatter