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The_Hatter 05 novembre

Signora della Creatività

 

Questa mattina avrei voluto poter prolungare all’infinito il trascorrere del tempo per pensarti ancora, forse per desiderarti un’altra infinità di volte. Avevi due meravigliosi occhi verdi incastonati in un sorriso dolcissimo , mia Signora! Così ti presentasti in sogno.

Ti vedevo come appena uscita da un dipinto del Tiziano dove la libertà del tocco prevale sulla precisione del disegno e confesso che ne rimasi abbagliato! Il castano dei tuoi capelli contrastava e rompeva l’uniformità del nulla intorno a te mentre la tua incantevole figura lasciava trasparire quel fascino sottile il cui ricordo accecante turba  la mia anima … Sono e mi sento senza difese!

La forza del tuo sguardo è stata come un’onda, energica e incontenibile, dalla quale mi son lasciato dolcemente travolgere. Come avrei potuto, anche soltanto un attimo, pensare di resisterle quando tutto il mio essere già ti invocava ?

Ho vissuto una fantasia la mattina di un giorno che sembrava diverso da tutti gli altri. Senza rendermene conto, ero partito per un volo pindarico sulle ali del Nabucco sostenuto da un mai interamente sopito senso patriottico. Cantavo a squarciagola quei versi, cercando tra essi un significato che trascendesse i limiti di qualunque logica conosciuta, quando mi resi conto di sorvolare un angolo della nostra bella Italia nella parte, per me, più bella e desiderabile. Che fare? Il cuore mi comandava di scendere giù, in qualche modo ... Avevo già consumato, come carburante per il volo, metà della retorica contenuta nella prima quartina “Va, pensiero, sull’ali dorate; Va, ti posa sui clivi, sui colli,” e fu allora che ebbi l’ispirazione di trasformare i colli in calli … Immediatamente mi ritrovai a terra, un poco intontito, con il timore di non ricordare i versi restanti e non poter, quindi, ripartire all’occorrenza.

Mi trovavo in una palazzina deserta e ingombra di macchine per ufficio. Il silenzio schiacciante, appena interrotto dal suono di telefoni lontani e le luci ammiccanti degli schermi dei computer nella penombra, pur sapendo di vita quotidiana, mi rendevano cauto e titubante. Un orologio luminoso sulla parete indicava circa le diciannove. Un insolito fascino aleggiava nell’ambiente e si faceva sempre più intenso mentre una singolare sensazione mi si insinuava nell’anima. Non me ne accorsi subito ma Lei, la Signora della Creatività, era lì e mi osservava da tempo, con l’atteggiamento più naturale di questo mondo, attraverso i cristalli sfavillanti del suo ufficio… Mi avvicinai guardandola con trepidante emozione e le sorrisi... Anche lei rispose con un sorriso. Poi, con gesto pudico, aprendo la porta, mi invitò ad entrare.

 

The_Hatter

 

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The_Hatter 31 ottobre

Un momento delicato ...

Credo ci siano delle circostanze particolari nella mia vita che si preparano ad essere vissute a mia insaputa. Sono quelle sorprese che il presente mi riserva per mettere forse alla prova la mia capacità di reazione all’imprevisto dove, ad esempio, un semplice alito di vento alimenta ricordi e sensazioni tali in grado di sostenere forti emozioni.

Quella mattina, dunque, non potevo immaginare ciò che il caso mi avrebbe riservato di li a breve . Intendevo esplorare il monte Cuccio, geologicamente triassico, e, mentre guidavo, ritornavo mentalmente a ciò che avevo appena appreso su di esso … : “ Il dilavamento meteorico di questo monte, alle spalle di Palermo, ha prodotto nel tempo una serie di accumuli di dolomia particolarmente pura chiamata “ terra di Baida ” dal nome dell’omonimo casale saraceno “ Al Bayda “ , la bianca. Questa terra magnesiaca, farinosa e pura, per diversi secoli venne indicata nella farmacopea ufficiale come panacea universale con i nomi di elixir vitae, polvere magistrale e polvere cattolica. Tutto questo durò sino a quando la farmacologia moderna ne decretò l’obsolescenza “.

In quel periodo ero un frequentatore di via Venezia, a Palermo. Una via situata quasi di fronte alla Vucciria, posta tra gli altri mercati storici di Porta Carini, una delle porte più antiche della città, e del Capo, a nord dell'antico quartiere Seralcadio. Amavo osservare l’eterogeneo affollamento di persone che li animava, le merci esposte, l’intenso brusio delle contrattazioni e i sonori richiami dei venditori sulle qualità dei loro prodotti. In via Venezia, chiaccherando con i putiari (negozianti) seduti davanti alle loro botteghe, venni a sapere di Baida e, così, “mi venne u spinnu” di visitarla.

Intanto, immerso in quei pensieri, avevo già superato Boccadifalco e, percorse le ultime curve della stretta strada immersa nel verde, già apparivano i primi edifici ...

Quando giunsi sulla piazza principale di Baida un profumo di pane appena sfornato aleggiava nell’aria. Feci subito amicizia con un simpatico ed anziano signore del posto che molto gentilmente accettò di soddisfare alcune mie curiosità. Mentre mi illustrava, a modo suo, la storia del luogo si unirono a noi altri suoi conoscenti i quali, saputo l’argomento, vollero poi aggiungere “la loro”. C’era chi affermava di essersi curato con questa specialità locale ottenendo guarigioni miracolose . Calli, calvizie, unghie incarnite, balbuzie, imperfezioni della pelle, dolori alle ossa, ed altri “ morbi “ di varia natura … Altri assicuravano effetti di gran lunga più importanti a patto che l’assunzione fosse accompagnata da appelli ai Santi. Intanto si era alzata una leggera brezza ed io respiravo quell’aria con una sorta di beatitudine senza quasi accorgermi che nel frattempo, intorno a me, il capannello di persone desiderose di raccontare la propria esperienza si era trasformato in un incontro conviviale a base di arancini e birra. La panetteria, infatti, sfornava di tutto a quell’ora …

Nonostante il mio accento da “polentone” ero stato accettato come uno di loro. Parlavano un dialetto particolarmente familiare e li ascoltavo con piacevole interesse . Qualcuno si mise a raccontare e mimare le gesta dei cavalieri Nixo e Gabriele che si uccisero a vicenda in una cruenta battaglia per la bellissima ninfa Baida e del loro sangue che si tramutò nelle omonime fonti così come la ninfa contesa. La sorgente della ninfa pare alimenti ancora la fontana sita nel convento benedettino costruito da Manfredi Chiaramonte intorno all’anno 1377. Queste fonti sono ritenute da secoli, al pari della terra bianca, detentrici di grandi poteri taumaturgici.

Ad un certo punto, un contadino del luogo ci propose di accompagnarlo al suo podere dove ci avrebbe mostrato una delle sorgenti di quell’acqua miracolosa. Nonostante avesse l’aria furbacchiona accettammo l’invito di buon grado. Percorremmo a piedi alcune centinaia di metri su una strada asfaltata che si inerpicava sul monte con curve strettissime . Poi ci inoltrammo per un sentiero lastricato di pietre grezze e spigolose che si apriva tra due bianche collinette sino a raggiungere una lunga stalla imbiancata con calce, dal tetto basso ricoperto da una congerie di materiali più diversi. Si sentiva l’odore dei maiali ed il loro grufolare all’interno. Il contadino, lo chiamavano zù Totò, si fermò all’inizio della costruzione e, indicandoci un tubetto di ferro infilato a forza nella roccia da cui sgorgava un esile filo d’acqua, ci disse, tra il serio ed il faceto, invitandoci a bere : ” ecco quello che resta della fonte Gabriele” . Uno alla volta, sebbene un po’ dubbiosi, bevemmo con le mani raccolte a coppa. L’acqua era freschissima e il sapore magnesiaco. Zu Totò non bevve ma io, come tutti gli altri, ne approfittai più di una volta … Tra una “ babbiata “ e l’altra ormai si era fatta l’ora di pranzo e zù Totò che conosceva la zona ci propose di tornare in piazza passando per i ruderi del vecchio ospedale quindi ci incamminammo tutti sul sentiero del ritorno. Non lo sapevamo ancora ma, per noi, fu una vera fortuna … Arrivati in vista del vecchio ospedale venni colto da un terribile mal di pancia. Anche gli altri della compagnia erano nelle mie condizioni. Ci mettemmo a correre. Il tempo pareva scorrere troppo velocemente e, ormai, non ce n'era più. E’ fin troppo facile, nella tranquillità delle mura domestiche, lasciarsi trasportare ai limiti dell’universo dalle fantasie di turno. Qua, invece, nel mondo reale è più facile che si debba cedere all’imprevisto. Si sa cosa ci sarebbe da fare nell’immediato ma si rimanda sino al limite del possibile perché la pudicizia vuole altrimenti.

Finalmente, al riparo delle vecchie mura cadenti, crollato il senso della vergogna, chi qua e chi là, ci calammo i calzoni per assecondare quell’imperativo assoluto … quella necessità fisiologica alimentata dal sangue degli eroi e dalla sua meravigliosa ninfa. Di quel tragico ma liberatorio momento conservo ancora un vivido ricordo. Alcuni contadini che lavoravano in un campo di meloni ci avevano visti correre verso i ruderi e , incuriositi, chiesero gridando al nostro accompagnatore che ci aspettava a distanza di sicurezza: “Oè, dunnistannuiennu ? “ e lo udii rispondere ridendo:” Tutti darreri u spitalettu … stannuiennu a cacari! “.

Nel chiedere venia ... The_Hatter

 

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The_Hatter 30 ottobre

L’amore ...

 

A volte, in amor, è giusto dire

ciò che non è ma, fatemi finire,

la verità … lei viene sempre detta …

lo so, ma non ci vuole troppa fretta,

 

posso parer sgarbato se non chiedo:

“come stai amor … come ti senti?” …

Muoio d’amor per te, non sono aedo!

Se non è ver mi pigli un accidente …

 

allor ti prego, non essere agitata

se penso a te come la mia Musa

non farmi chieder sempre scusa

se qualche volta giro la frittata …

 

The_Hatter

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The_Hatter 27 ottobre

                        Ma maison” di Charles Trenet proposta da The_Hatter                                                                            https://music.youtube.com/watch?v=EY0f8cwauOs

 

 

Ma maison
Est jolie, en hiver, sous la neige
Ma maison
Est jolie quand revient le printemps
Les saisons
Ont pour elle un cortège émouvant

De chansons
Qu'elle dit dans le vent

Ma maison
Volets gris, jardinet, vieilles portes
Ma maison
Je la vois quelquefois rapidement
Quand je passe
Dans le train de la vie qui m'emporte
Ma maison
Me regarde tristernent

Mais quand tous mes voyages
Un jour, seront finis
Je reviendrai, bien sage,
Retrouver mon amie

Ma maison
Sourira en ouvrant ses fenêtres
Ma maison
Me dira tendrement "Je le savais
On revient
Toujours au lieu qui vous a vu naître,
Au pays dont souvent on rêvait"
Qu'il est doux
De vieillir au milieu de ces choses
Loin de tout
Et des jours qui nous ont éprouvés
Ma maison
Fleurira et sa dernière rose
Sera celle de mon cœur retrouvé

Paroles et musique: Charles Trenet

MA MAISON

La mia traduzione:

 

La mia casa
è bella in inverno, sotto la neve.
La mia casa

è bella quando torna la primavera.
Le stagioni
Hanno per lei l’accompagnamento commovente
Delle canzoni
Ch’ella sussurra nel vento.

La mia casa,
Persiane grigie, l’orticello, vecchie porte,
La mia casa,
La vedo talvolta di sfuggita.
Quando passo
Nel corso della vita che mi trascina,
La mia casa
Mi osserva mestamente

Ma quando tutti i miei viaggi,
Un giorno saranno finiti,
Tornerò, giudizioso,
A ritrovare l’amica mia..

La mia casa
Sorriderà aprendo le sue finestre.
La mia casa
Mi dirà teneramente: "Lo sapevo:
Si torna
Sempre al luogo che vi ha visti nascere,
Al paese che si è spesso sognato."
Quanto è dolce
Invecchiare tra queste cose,
Lontano da tutto
E dai giorni che ci hanno messo alla prova.
La mia casa
Fiorirà e la sua ultima rosa
Sarà quella del mio cuore ritrovato.

 

The_Hatter

 

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The_Hatter 15 ottobre

Il buio nell'anima

 

Di tanto in tanto il passato mi raggiunge. Non lo fa subdolamente … semplicemente si presenta e mi sconvolge l’anima. E’ il mondo perduto dove credevo sinceramente di poter realizzare un sogno! Oggi lo ha fatto di nuovo e non ho tentato alcuna resistenza. D’altra parte a cosa sarebbe servito? Mi sono lasciato travolgere da quei ricordi che conservo più gelosamente e che, tuttavia, continuano a ferirmi. Ne sono uscito lentamente con il cuore tremante ed infreddolito. Il buio, sceso all’improvviso, mi ha restituito alla realtà e allora mi sono chiesto se ci sarà ancora un sorriso del mattino, l’alba di un nuovo giorno e un sole che mi riscaldi l’anima ...

 

The_Hatter

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The_Hatter 14 ottobre

Pensiero mio ...

 

Ho riordinato le bollette della luce,

del gas, dell’acqua e della connessione,

‘sto pomeriggio, amore, e sono truce.

Te desideravo e grande è l’avversione

 

     per questo tempo inutile e banale,

     consumato nel grigiore del rimpianto

     di un tuo sorriso, del tuo amor che vale

     l’universo inter , per questo cuore infranto.

 

The_Hatter

 

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The_Hatter 10 ottobre

Ottobre 2023

 

Il locale era deserto quando entrai. Dalle finestre aperte filtravano i colori del tramonto i cui riflessi brillavano sul pavimento creando ipnotici disegni. Mi sentivo stanco, nell’inerzia di quella quieta indolenza pomeridiana mi avvicinai ad un tavolo, quello più lontano dal bancone del bar, e mi sedetti. Quella mattina ero partito tardi da una località nei pressi di Palermo per fare ritorno a casa dopo diversi mesi di assenza ma non mi sentivo pressato da alcuna urgenza. E così, per un caso fortuito, dopo esser sfuggito ancora una volta ai mitologici mostri , ho preso la decisione che mi ha condotto sin qui dove mi trovo adesso, lungo la statale ionica, anziché percorrere l’autostrada calabra della costa occidentale come di consueto.

Immerso in una ridda di pensieri non mi ero accorto che, nel frattempo, una signora mi si era seduta di fronte e attendeva paziente che mi accorgessi di lei. Sicuramente era intorno ai cinquanta, l’età che prediligo, capelli lunghi e neri sciolti sulle spalle, occhi espressivi di un colore indefinito e, per quanto potessi vedere, un corpo dalle linee perfette. Mi osservava senza mostrare impazienza e il suo viso sorridente palesava chiari segni di curiosità nei miei confronti. Data l’ora le chiesi se fosse rimasto qualche cosa di commestibile in “cambusa” e lei con voce argentina dal chiaro accento locale mi illustrò quello che poteva offrirmi per placare l’appetito che mi stava divorando. Mi servì personalmente sedendomisi poi di fronte. Mentre pranzavo mi incalzò con un fuoco di fila di domande. Trovavo la cosa piacevolmente insolita. Pareva una ragazzina dotata di un’insaziabile curiosità e le rispondevo senza reticenze.

L’avevo osservata mentre provvedeva alle mie necessità e la sua spontaneità unita alla gentilezza dei modi e della persona mi stavano conquistando.

Anche la sua immediata capacità di compenetrarsi nel mio stato d’animo aveva creato un ponte ideale tra noi dove il linguaggio dei gesti, le espressioni del viso mostravano ingenuamente ormai ciò che le parole non potevano più esprimere. Mi sentivo attratto da lei e capivo che anche lei provava le stesse mie emozioni.

Restammo lì seduti a raccontarci per un bel momento ancora, poi, lei si alzò per andare a chiudere la porta d'ingresso, non si era accorta di aver superato l’orario di apertura non essendoci altri avventori, così, tornando, si fermò accanto al bancone osservandomi da lontano.

Ero incerto sul da farsi, si era creata una tale atmosfera di complicità che mi pareva estremamente riduttivo pagare semplicemente il conto e andarmene, ma ero comunque fiducioso in un destino diverso!

Riflettevo sul momento che stavo vivendo, mi pareva incredibile provare delle emozioni così vive nei confronti di una perfetta sconosciuta ma era tutto vero e fu allora che decisi di afferrare l’attimo fuggente.

Mi avvicinai guardandola negli occhi mentre lei ricambiava il mio sguardo. Il suo viso era talmente invitante ed espressivo che mi rendevo conto di non poter sfuggire al suo fascino. Quando le fui accanto, le sorrisi e le feci una timida carezza sulla guancia, lei mi guardò languidamente sorpresa ed io, incoraggiato, presi a sussurrarle quelle parole che mi sgorgano spontanee nei momenti più delicati e vanno dirette là dove devono essere ascoltate. Il suo viso cambiò lentamente espressione e, alla fine, con le lacrime agli occhi, mi disse che provava da tempo un forte desiderio di sentirsi protetta e aggiunse anche che quando mi vide comparire scoprì in me l’uomo che da tempo sognava tutte le notti, quello che sarebbe stato il suo paladino per sempre ...

Non le promisi nulla ma continuai ad accarezzarla, quando, con indescrivibile piacere mi accorsi che sfiorandole il collo e il seno i capezzoli stavano assumendo un’evidente consistenza sotto la camicetta di seta …

Il suo evidente turbamento era anche il mio e mi procurava un’eccitazione impossibile da trattenere ancora. Lei, fu la prima a prendere l’iniziativa, mi attirò a sé con forza e ci abbracciammo. Dopo un poco le nostre bocche si trovarono … Fu un lungo bacio dove sentii di essere in Paradiso. La sua lingua fremeva a contatto con la mia, sentivo i sui turgidi capezzoli premere contro il mio petto, i nostri corpi si desideravano, sapevo che il mio sogno era anche il suo e che non avremmo saputo resistere ancora alla tentazione di averci.

Mi sussurrò all’orecchio che desiderava possedermi e mi invitò ad entrare nel locale attiguo, di servizio. Ci spogliammo infiammati da incontenibile desiderio, mi accomodai su uno sgabello e lei, con estrema dolcezza, venne in piedi su di me e mi prese. Mi sentii penetrare nel suo ventre, impazzito dal piacere ascoltavo il suo affannoso respiro mentre godevo il suo corpo fremente su di me. Decideva lei il ritmo, in qualche modo sentiva quando doveva rallentare e quanto e come muoversi per prolungare il godimento. Ero completamente soggiogato da questa voluttà sensuale che mi portava sull’orlo del parossismo e poi si tratteneva quel tanto che serviva per ricominciare.

I suoi capelli provocanti ondeggiavano su di me mentre la sua lingua mi sfiorava ovunque potesse arrivare. Ansimanti e rantolanti per il piacere immenso che ci donavamo avevamo perso la percezione della realtà finché, dopo un tempo che pensavo infinito, mi gridò che voleva avermi ancora tutto per lei quella notte, nel suo letto. In quel momento, non potei più trattenermi, mi lasciai scivolare nel suo universo abbandonandomi all’oblio temporaneo durante il quale lei si prese tutto di me …

Senza che ce ne accorgessimo il sole era tramontato, fuori era buio. L’aiutai a chiudere il locale e … 

 

The_Hatter

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The_Hatter 06 ottobre

“Metà_fisiche” dissertazioni intorno all’ora di pranzo.

 

E’ quasi l’ora di pranzo, disteso sull’erba percepisco appena lo scalpitio della cavalla, poco distante, nella sua stalla. Ecco due suoi brevi nitriti, si è accorta della mia presenza e trotterella verso di me. Mi alzo, le porgo due belle carote che tenevo apposta nel taschino e lei, dopo averle divorate, mi si avvicina per ricevere qualche coccola. La mattinata è splendida, mi ridistendo nell’erba e osservo la collina di fronte dove un’esplosione di lussureggiante vita vegetale, appena mossa da un vento leggero, pare mi voglia sussurrare qualcosa mentre un irresistibile senso di pace mi pervade. Ho fatto un sogno dove la vita e, sopratutto, ciò che la spinge a manifestarsi erano gli argomenti principali. Quando ho riaperto gli occhi questi interrogativi, sebbene confusi, mi occupavano ancora la mente. Pensavo alla cavalla e al suo carattere socievole, alle formiche laboriose, agli insetti, alle piante, all’erba … a me stesso! Non facciamo tutti parte di un disegno della natura talmente sfuggente da essere incomprensibile? Il trascendente, come soluzione, sarebbe potuto essere appetibile e molto accomodante al riguardo ma l’ho scartato quasi immediatamente, se non altro per scrupolo verso me stesso. Infatti, pur rispettando gli ovini, non credo di potermi confondere tra loro, quindi, mi sono deciso a lasciare al resto del branco la facoltà di credere quel che gli pare.

D’altra parte, ciò che so dell’universo conosciuto e della sua corsa all’ultimo gelido disordine contraddice la mia idea sulla vita. Infatti, nel senso letterale della fisica, promuovere la vita, è come andare contro il secondo principio della termodinamica. La vita è organizzazione, necessita di energia, cozza direttamente contro l’entropia ma l’intelletto, in quel momento, non mi offriva alcun valido supporto . Per mia fortuna una voce possente mi ha riscosso da quelle inconcludenti meditazioni … “Hatter, in do’ stai, ‘nammo a magnà ch’è l’ora” … Nell’immediatezza del momento e cioè “in fondo, ma proprio in fondo”, la morale che ne ho ricavato è questa: ” so di non sapere cos’è la vita nell’interezza del suo significato ma ho almeno la certezza degli obblighi ai quali ottemperare per mantenerla!”.

 

Nel chiedere venia ... The_Hatter

 

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The_Hatter 23 settembre

La donna dei miei sogni

 

La natura, forse, per compensare la casualità di ciò che dispensa facendomi sentire la vita cosi diseguale ed ingiusta, mi ha donato una più intima percezione del suo semplice ordine naturale dove tutto ha un inizio ed una fine, sempre, e tra questi due estremi c’è il tempo che mi è concesso di vivere. L’anima è l’elemento mediatore che mi unisce al resto del mondo e la curiosità per ciò che è oggi ma non sarà più domani è il motivo conduttore che mi aiuta a vivere la quotidianità e continua a tenermi legato alla vita. Il desiderio di vero amore, quello che supera i confini del tempo ed il cui fascino vive e si rinnova scolpito anche in un dolcissimo ricordo, sovente mi fa volare alla ricerca del mio universo ideale … E così, un momentino fa ero seduto in poltrona e senza che me ne accorgessi, approfittando di una mia disattenzione, la fantasia si è impadronita di me, ancora una volta, facendomi vivere un’incredibile esperienza ...Quando questo succede riesco a raggiungere senza fatica la prima soglia delle sfere celesti ma se poi desidero spingermi più in là la curiosità è trattenuta dal timore dell’ignoto e dopo qualche secondo mi ritrovo in me stesso avvolto dalla tranquillità di casa mia. Questa volta, senza neppure sapere come e perché, superando d’un botto tutte le sfere, anziché tornare come al solito nei miei ambiti normali, mi sono trovato proiettato in un mondo completamente sconosciuto! Per fortuna sono “atterrato” in piedi. Sbalordito guardo all’intorno. Mi trovo in un paese come tanti altri. La strada principale corre tra due file di case . Gente che va e che viene, i negozi, una fontana che intravedo appena. Ho la sensazione di esserci già stato e i visi delle persone che mi passano accanto paiono conosciuti anche se sono certo del contrario. Mi siedo sul bordo di un muretto. Una figura ancora lontana si sta avvicinando, incuriosito continuo ad osservarla sino a quando giunge alla mia altezza. Con naturalezza si ferma e mi si siede accanto. Stupito la guardo. E’ una magnifica signora, il portamento sicuro di una guerriera mi viene da pensare osservando le sue linee perfette, una donna abituata a lottare! Mi sorride e, con mia grande sorpresa, mi saluta con una voce forte, argentina. La ricambio con un sorriso. Mi sento ammaliato dalla sua presenza. La guardo negli occhi luminosi e lei ricambia il mio sguardo. Non riesco a capire di che colore sono … non ne ho il tempo … mi sento confuso … incerto … sento di trovarmi davanti alla porta appena dischiusa di un nuovo meraviglioso universo attraverso cui la mia anima sarebbe felice di dare una sbirciatina … Si sfila la borsetta accompagnando il gesto con una sonora risata e la apre. Ne estrae tantissimi oggetti. Mi racconta che erano i ricordi della sua vita ma che ora sono diventati un peso insopportabile da portare mentre li lascia cadere ad uno ad uno, con disinteresse, sul ciglio della via. Ecco una donna che desidera vivere il suo presente e si è liberata dal ciarpame accumulato nella vita … penso. Mentre si rimette la borsa a tracolla mi sento trapassare dal suo sguardo e, tra una risatina e l’altra, mi dice: “ Hatter, non mi hai ancora riconosciuta? “ A quelle parole ho provato un tuffo al cuore … mi son chiesto se la speranza, quella che rappresenta ciò che io vagheggio senza, tuttavia, riuscirla a concretizzare e dove i miei sogni, i miei desideri, le necessità che vorrei soddisfare son tutti lì , riposti in quella bella parola, stia diventando realtà … Ancora incredulo sento che aggiunge: “Sono ***, la donna dei tuoi sogni!” . Caspita, che stupido che sono, l’ho attesa per tutta la vita e ora, a momenti, non la riconoscevo. Ho stretto le sue mani tra le mie, ci siamo alzati e ci siamo abbracciati a lungo … ” Di tanto in tanto, com’ebbe a scrivere un’amica, nel mondo dell’anima, il cielo è solcato da vivide luci. Paiono giochi di fuoco, dagli sfavillanti colori, che riempiono l’aria di allegri e benauguranti scoppiettii. Sono le azioni ed i pensieri di quelle persone che riescono a danzare, anche a piedi nudi, sul palco delle assurdità della vita restando , dentro, sempre sé stessi “. Mentre queste sensazioni, mi risuonano nella mente, ci allontaniamo lungo la via tenendoci teneramente per mano. Null’altro, per noi, ha ormai importanza …

 

The_Hatter

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