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The_Hatter 10 gennaio

Il Nebbiolo di Carema

 

Quest’oggi, ricordi, fantasia e curiosità si sono contesi la scena mentre il passato si è mescolato al presente procurandomi una ridda di contrastanti sensazioni.

Non mi sento mai completamente preparato per affrontare una tale circostanza, eppure, essendone comunque ineluttabilmente attirato, mi ci sono poi tuffato dentro quasi senza esitazione alcuna!

La speranza che nutro nel profondo dell’anima rappresenta le aspettative alle quali affido l’innata curiosità per ciò che mi circonda.

Il sogno che ne deriva, forse l’illusione, di potermi spingere là dove l’utopia, spogliandosi dei condizionali, perviene finalmente alla certezza dell’essere è il promotore essenziale.

Quando mi si sono affacciati alla memoria i versi del poeta Temistocle Solera, ho ricevuto lo slancio ideale per tentare di rivestirla di nuovi assoluti!

 

Va', pensiero, sull'ali dorate,

va' ti posa sui clivi, sui colli,”

 

Non avevo nozione di dove mi avesse trasportato quella mezza strofa né m’importava, al momento, saperlo. Ero nelle condizioni ideali di un perfetto osservatore inerziale. Ormai privo di accelerazione, esaurita nel superare le deformazioni spaziotemporali, lontano dalle lusinghe dello cyberspazio, ascoltavo soltanto il pulsare dell’universo.

E’ una sensazione senza uguali alla quale dovrei essere avezzo, invece, è come il canto delle sirene, sempre nuovo e suadente che, ne sono sicuro, mi porterebbe all’oblio se v’indugiassi a lungo.

Decido, quindi, di riavvicinarmi alla Terra, quel puntino azzurro laggiù appena visibile a occhio nudo, dove, oltre a sentirmi più a mio agio, riesco a percepire l’affanno delle anime dei suoi abitanti.

In questa commistione di sentimenti, poesia, sogno e realtà, per ottenere l’energia necessaria allo spostamento, declamo questi altri versi:

 

ove olezzano libere e molli

l'aure dolci del suolo natal!”.

 

Mi ritrovo all’istante in mezzo alla spazzatura spaziale che circonda il nostro pianeta …

Da quassù, attraverso l’effetto lente dei vari strati atmosferici potenziato dallo sciame cosmico e dalle radiazioni solari, posso esaminare in trasparenza ogni anima che si agita sulla sua superficie.

Il mio interesse è rivolto ad una sorta di autoconsistenza manifestata da alcune persone verso le quali ho una grande ammirazione e non nascondo il desiderio d’interagire con qualcuna di esse specialmente quando palesano la loro autodeterministica volontà.

Tutto ciò mi mette addosso una certa euforia, molto pericolosa in questa circostanza perché mi devia dall’impulso iniziale dal quale ho tratto la forza per giungere si qua.

Senza perder tempo, recito altri versi:

 

Del Giordano le rive saluta,

di Sïonne le torri atterrate…”.

 

Lentamente ma inesorabilmente, inizio a perdere quota ma continuo a declamare:

 

Oh mia patria sì bella e perduta!

Oh membranza sì cara e fatal!”.

 

Mi sono convinto, forse perché io credo così, che l’anima partecipi attivamente al benessere del mondo permettendole di cogliere le idee migliori di ciascuno di noi per offrirle come pura conoscenza alla nostra consapevolezza ...

Purtroppo, estrapolare da quella moltitudine di segnali ciò che mi solletica lo spirito aggrava il mio già precario equilibrio gravitazionale.

 

Poi, mentre precipito senza controllo, grido, con grande sforzo:

 

Arpa d'ôr dei fatidici vati

perché muta dal salice pendi?

Le memorie nel petto raccendi,

ci favella del tempo che fu!”.

 

Il mio destino è segnato! La Terra che guardavo dall’alto ora s’ingrandisce sempre di più.

Il momento del cozzo si avvicina e non vorrei procurare danni alle anime amiche.

Questa possibilità mi sfiora per un istante poi la scaccio anche se mi resta ancora un senso di disagio.

Infatti, data la loro rarità sarebbe molto improbabile travolgere, nel mio imminente impatto, altre entità indipendenti

Poi un pensiero s’insinua in me, cerca di farsi strada in quel poco di coscienza ancora sensibile,

per informarmi che forse sto vivendo in un sogno dove concretezza e apparenza fanno parte di un unico reale immaginario … ma non ne sono sicuro.

Faccio appello all’intimo convincimento dell’intrinseca necessità in un supremo tentativo di mantenermi in volo! Quindi, prestando la massima attenzione agli accenti tonici, spendo così gli ultimi versi a mia disposizione:

 

O simìle di Sòlima ai fati

traggi un suono di crudo lamento,

o t'ispiri il signore un concento

che ne infonda al patire virtù!”

 

Non conservo più alcuna memoria della mia caduta sulla Terra.

Ricordo soltanto che, con infinita dolcezza, la mia Musa ispiratrice mi ha fatto riprendere coscienza ancora ben avvolto nelle coperte e comodamente disteso nel letto.

Quando, racchiuso tra le pareti domestiche mi sono sentito di nuovo pervaso dall’illusoria sicurezza della quotidianità, ricordando l’immediato “vissuto”, ho dovuto ammettere tra me e me che sarebbe stato meglio non bere quell’ultimo bicchiere di Nebbiolo, ieri sera, prima di coricarmi …

 

The Hatter

 

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The_Hatter 03 gennaio

La prima neve

 

4) La notte di fine anno

 

Manca un’ora alla fine dell’anno e vogliamo festeggiarlo, anche per celebrare il nostro incontro, in maniera insolita.

La neve intorno alla baita si è compattata ed il gelo ha reso solida la sua superficie a tal punto che abbiamo deciso di provare a percorrere, col solo aiuto degli scarponi, quelle poche centinaia di metri in salita che ci separano dalla naturale balconata sul fondovalle.

Porto con me lo zaino. Dentro c’è un thermos di tè verde ben caldo col quale brinderemo all’anno nuovo.

Lasciamo i cellulari, al sicuro, sul tavolo della sala perchè desideriamo restare concentrati su noi stessi e usciamo.

L’immanenza della Via Lattea ci sovrasta e la sua tenue, diffusa luminosità è appena alterata da una falce di luna che fa capolino ad una estremità del valloncello.

Sono annichilito da quest’atmosfera straordinaria, così tangibilmente fiabesca, dove la nostra consapevolezza è esaltata e primeggia sullo sfondo di questo scenario.

Questa improvvisa realtà coinvolge anche Elaine e Clodine le quali, sbigottite per questo spettacolo, mostrano sul loro volto i tratti del mio stesso turbamento.

Ci stiamo guardando con quell’intima, reciproca, comprensione che vive delle stesse comuni emozioni mentre le parole, in questo momento, ci appaiono come inutili orpelli privi di senso.

Dopo alcuni minuti trascorsi in muta contemplazione Elaine sale sulla neve per prima seguita da Clodine.

Attendo che si allontanino di qualche passo e poi le seguo.

Elaine, si muove osservando tutte le necessarie precauzioni, ma, pensando che il fondo la potesse reggere, fa un piccolo balzo e sprofonda nella neve con un gridolino di sorpresa.

Un paio di metri e più, sotto di noi, Elaine sta annaspando nel buio e nella neve cercando di ritrovare l’assetto verticale.

Un altro grido e sparisce anche Clodine.

Allora, in mezzo ad un coro di risate, eseguo un saltello anch’io e ci ritroviamo tutti quanti in una buca profonda, con le gambe impastoiate nella neve, dalla quale, in qualche modo, dovremo poi uscire.

Gli occhi si sono così ben adattati all’oscurità che non accendo nemmeno la torcia elettrica per sfilare la fune ausiliaria dallo zaino.

Ad una estremità lego Elaine, a metà Clodine e all’altro capo mi ci metto io.

Con cautela inizio a compattare la neve per formare un primo scalino, poi un secondo, un terzo e cosi via sino a raggiungere la supeficie.

Afferro la corda e la metto in tiro per aiutare Clodine e poi Elaine ad uscire.

Per precauzione manteniamo la cordata sino alla sommità del valloncello che sovrasta la baita e poi ci sdraiamo, ventre sulla neve, per guardare la città, laggiù, a fondovalle.

Sono accaldato e sudato ma, trascorsi pochi minuti, il freddo inizia a farsi sentire.

Propongo un brindisi caldo al nuovo anno e le ragazze accettano volentieri.

Mancano pochi secondi alla mezzanotte quando vediamo i primi fuochi salire dalla città ed esplodere sopra di essa in tutte le loro forme multicolori.

Sullo sfondo dei giochi di fuoco e degli scoppiettii attenuati che riescono a raggiungerci ci gustiamo il nostro tè caldo scambiandoci più volte i nostri affettuosi auguri.

Il ritorno avviene tra incontenibili risate e senza incidenti scivolando con il fondo schiena lungo il pendio.

La baita, al chiarore delle stelle, ha un aspetto fiabesco e ci sentiamo accolti amorevolmente dal suo calore.

Da una settimana condividiamo la nostra vita in perfetta armonia e Clodine è guarita dalla sua distorsione alla caviglia.

Sono l’unico ad essere equipaggiato regolarmente ed è toccato a me il compito dei rifornimenti. La legna per il riscaldamento, ad occhio e croce, potrebbe durare ancora per un mese intero mentre noi non abbiamo nessun accordo per un futuro così lontano. Dovrò introdurre l’argomento, prossimamente.

La mia compagna trascorrerà le feste natalizie con i suoi figli e sa, per il momento, che vivo con alcuni sciatori in una baita isolata di montagna … Tra noi è finito da tempo quell’impeto che ci ha uniti qualche anno addietro. Viviamo ancora insieme ben sapendo che prima o poi dovremo riformalizzare questa situazione.

Attendo il mio turno per il bagno. La prima, di solito, è Elaine che subito dopo s’infila nel lettone coperto da un piumone originale finlandese. Poi ci vado io e, per ultima, Clodine.

Dormiamo completamente nudi.

Quando arriva anche Clodine allargo le braccia e loro mi si accoccolano accanto.

Mi invitano a raccontare la storia e le leggende delle mie montagne o mi raccontano le loro. A volte ci prende il desiderio di noi e, sotto le coperte, combiniamo di tutto anche se durante la giornata abbiamo già goduto le nostre soddisfazioni. Sin dall’inizio abbiamo scoperto che amiamo venire tutti insieme e, quando il momento s’approssima, non manchiamo di annunciarcelo con ansiti, gemiti e gridi di piacere che ci eccitano ancora di più accompagnandoci fino all’ultimo spasimo.

E se la nostra vita, all’improvviso mi viene in mente, venisse a conoscenza di quell’acefalo campionario sociale sempre affamato di pettegolezzo?

Sorrido al paragone mentale che mi sorge spontaneo tra i detentori delle verità uniche o assolute e il contenuto di una chiavica! Quelli, per intenderci, che originano la loro ovina identità nella cieca obbedienza ai precetti sacerdotali e televisivi, fomentatori di chiacchere malevole sulla vita altrui e che, soprattutto, non essendo attrezzati per pensare in proprio e alle proprie faccende, si getterebbero come un’orda selvaggia su ciò che non potrebbero mai comprendere per scoprire malignamente la privacy delle persone e servirla su piatti dorati all’affollata mensa di una indebellabile “Santa Inquisizione”.

Stretto fra Elaine e Clodine lascio scivolare le mani sui loro fianchi e, mentre si avvinghiano un’ultima volta con i loro corpi al mio, con un sussurro auguro loro sogni meravigliosi.

E’ la notte di fine anno più bella che abbia mai vissuto!

 

The Hatter

 

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18
The_Hatter 28 dicembre

La prima neve

 

3) Insieme, dolcemente …

 

Quante volte ho osservato le montagne attorno a casa e, in particolare, la più suggestiva per me, proprio quella che si staglia di fronte alle finestre di sala.

Questo monte alto circa tremilaseicento metri era ed è una delle mie mete preferite durante gli allenamenti e mai avrei pensato che mi nascondesse ancora dei segreti perché, a guardarlo da casa, pareva tutto esposto lì in bella mostra come su una fotografia.

Invece, dopo il soccorso ad Elaine di ieri mattina ho scoperto il luogo incantato, coperto da una spessa coltre di neve, dov’ella vive con la sua compagna.

Si tratta di una baita rustica costruita più di un secolo fa con pietra e legno su di un solo piano rialzato sotto al quale c’è ancora la stalla

Presenta due ampie finestre che si aprono su una distesa di neve immacolata dalle quali non si può vedere null’altro che il Sole, la Luna o l’immensità della Via Lattea quando è notte.

E’ situata al fondo di un valloncello naturale che la nasconde completamente alla vista.

L’interno è composto da un’unica stanza, col pavimento in legno di larice, dove, maestosa, campeggia la vecchia stufa di maiolica affiancata da due comode poltrone.

Di fronte c’è un grande divano.

In mezzo un folto e spesso tappeto.

Un rudimentale ma efficiente sistema di riscaldamento dell’acqua assicura la funzionalità del bagno e della sauna posti in locali attigui.

La porta della cucina si apre giusto davanti al tavolo rotondo intorno al quale siamo riuniti.

E’ tutto legno grezzo compresi gli sgabelli senza schienale sui quali siamo seduti. La luce che filtra attraverso le tendine rischiara appena l’ambiente e lascia una zona d’ombra che nasconde la riserva di ciocchi impilati nel portalegna.

Elaine ha servito una zuppiera fumante colma di gnocchi di patate condite con fontina d’alpeggio sciolta nel latte.

Ci serviamo a turno.

Interrompiamo le chiacchere solo per augurarci il buon appetito.

Clodine siede alla mia sinistra ed Elaine verso la cucina.

Tra gli argomenti della nostra conversazione ci sono quelli sollevati da Clodine che pare abbia una certa curiosità circa le emozioni che Elaine ha avuto il piacere di scambiare con me ieri sera e quelli sollevati da Elaine verso ciò che ho condiviso con Clodine questa mattina.

Scherzosamente, pur senza tacere nulla, devo parare i “colpi” che mi vengono “tirati” dall’una e dall’altra parte ...

Questa circostanza mi conferma la difficoltà di far comprendere a qualsivoglia persona una mia presa di coscienza se non in modo approssimativo perchè gli interlocurori tendono a interpretare le parole dette a seconda del proprio stato emotivo, della propria cultura, delle esperienze maturate e dell’età.

Clodine, poco dopo, descrive la sua visione della vita nella quale femmine e maschi hanno pari diritti e dignità.

In questo contesto le persone sanno ragionare e hanno già mandato in pensione quelle strutture secolari che insegnano ad obbedire e a sottomettersi a coloro che, alla fin fine, si servono ancora di un potere che deriva unicamente dalla dabbenaggine popolare.

Spera in una società dove l’attuale coglioneria distribuita è stata finalmente sostituita dalla capacità individuale di indirizzare le più diverse energie al rispetto di sé stessi, prima, e degli altri, poi.

Mi unisco ad Elaine e a Clodine nel sostenere il valore di questi concetti aggiungendo che anche la libertà di pensiero, secondo me, viene di fatto ancora soffocata dall’obbligo di osservare quei valori morali imposti dalla parte sociale che detiene il vero potere ed è saldamente ramificata in ogni branca dell’umano consorzio.

Elaine si alza per sostituire la zuppiera vuota con un vassoio pieno di calde polpette di carne al sugo di pomodoro.

Mentre gustiamo il nuovo piatto sostengo che la discussione avrebbe potuto essere affrontata, sin dall’inizio, in modo diverso.

Ci troviamo qui a causa di un avvenimento fortuito che nessuno di noi poteva prevedere.

Quando ci siamo aperti la mente, ieri notte e questa mattina, abbiamo provato reciprocamente delle immediate e forti reciproche attrazioni in base alle quali abbiamo deciso questo incontro.

Le ho vissute riconoscendomi in ogni immagine, in ciò che sono e con quello che le ragazze mi hanno mostrato della loro personalità e loro hanno fatto altrettanto nei miei confronti.

Abbiamo scoperto un canale comunicativo, tra noi, diverso da tutti quelli noti che ci ha procurato momenti di pura gioia e dove il libero arbitrio sta già operando.

Una chiacchera dopo l’altra e delle polpette, ormai, esiste solo il ricordo.

Anche le briciole di pane nero sono sparite e il bricco del tè è vuoto ma continuiamo a parlare.

Poi, per tornare sul leggero, racconto alle ragazze come la vista della neve che cade ha il potere di farmi sognare, cosa … non so mai con certezza, forse quel mondo nuovo di pocanzi, forse il desiderio di cambiare modo di vivere, forse una persona con la quale condividere tutto in piena serenità e soddisfazione.

Continuo ricordando ancora che … bla ...bla e poi ancora bla ... ma non mi lasciano il tempo di terminare.

Elaine e Clodine si guardano, come per una precedente intesa, poi si voltano verso di me con un sorriso.

Elaine si alza, mi prende per mano e mi accompagna al divano.

La lascio fare. Ci sediamo vicini.

Clodine ci raggiunge e si accoccola accanto a me. Elaine reclina il capo sulla mia spalla.

Sento sulla guancia il calore del suo viso. I suoi riccioli d’oro mi accarezzano dolcemente i sensi.

La sua mano afferra la mia e Clodine la imita. Sono pervaso dalla loro appassionata tenerezza.

Osservo il volto di Elaine e leggo il desiderio nei suoi occhi.

E’ lei che mi sfiora le labbra, poi, la sua lingua cerca la mia in un bacio talmente intenso da non lasciarmi alcun dubbio sulle sue intenzioni.

Clodine, intanto, mi apre la camicia e mi scopre il petto.

La sua bocca cerca la zona erogena e poi mi mordicchia un capezzolo.

La dolcezza si è tramutata nel prepotente desiderio di scambiare tutto me stesso con le loro fantasie!

Elaine si stacca da me, quasi senza fiato, e Clodine ne approfitta per farmi voltare verso di lei e mi bacia a sua volta.

Percepisco una sensualità più matura destinata al vero e prolungato piacere erotico. Clodine capta questa mia intuizione.

La sento fremere quando si accorge della mia eccitazione.

Elaine, intanto, si è spogliata e, in ginocchio, mi sta slacciando la cintura dei pantaloni …

Decisamente mi stanno invitando a partecipare ai loro giochi d’amore!

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Stiamo godendo intensamente questo rapporto a tre in ogni combinazione possibile, scambiandoci il piacere con l’attenzione reciproca che i diversi momenti richiedono e lasciandoci coinvolgere totalmente dall’ardore sessuale di noi tutti.

Il profumo leggermente acre dell’amore è dappertutto. Permea la stanza e le nostre menti!

L’istinto ci conduce là dove le nostre inclinazioni creano quel ventaglio di impulsi la cui essenza si traduce nella capacità di ascoltare il piacere altrui per poi saperlo restituire.

Scopro la comune abilità di utilizzarlo per goderne appieno ritrasmettendolo in un ciclo continuo nel quale, il fascino della sua forza, conquista il diritto ad esistere dopo essersi temprato al di fuori e al di sopra della realtà sensibile.

Senza farsi notare, nel più assoluto silenzio, le ombre della sera hanno avvolto la baita. Anche la nostra consapevolezza del mondo si è dispersa con l’oscurità mentre nuove sensibilità ci hanno uniti in una comune presa di coscienza.

Una dolcissima opportunità della vita, abbiamo vissuto, dimenticando per un istante che in questo universo imperfetto nulla dura per sempre.

Infatti, il nostro immaginario, scontrandosi con le necessità reali, ci sta risvegliando da un sogno dove abbiamo vissuto al di fuori del tempo e dello spazio seguendo le semplici regole imposte dalla natura che ci ha ringraziato concedendoci una sbirciatina al suo paradiso.

Abbracciati stretti sul tappeto, unico testimone del nostro meraviglioso atto d’amore, il buio fitto è complice dello scambio, ancora, di mille tenerezze e affettuosità.

L’aria nella stanza si è rinfrescata.

Non abbiamo idea di che ora sia ma, sicuramente, la stufa ha consumato tutti i ciocchi con cui l’avevamo caricata ed è il momento di provvedere ad essa.

Insieme, dolcemente, ci apprestiamo a ridare vita alla baita senza pensare ad altro se non al momento presente ancora più ricco di meravigliose promesse …

Stiamo scoprendo un mondo nuovo dove la gioia è condivisa in parti eguali!

 

The Hatter

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The_Hatter 22 dicembre

La prima neve

 

2) Clodine

 

Ieri sera mi sentivo inquieto nei confronti di Eliane. Mi ero congedato forse troppo frettolosamente, quella mattina, dopo aver soccorso e accompagnato a casa la ragazza.

Mi sentivo in pena per non averle chiesto altre notizie su quello strano modo di vivere lontano da ogni centro abitato.

La montagna è permissiva nella bella stagione ma non perdona, comunque, gli sprovveduti. Pensavo, quindi, che non avesse valutato correttamente i pericoli e le particolarità stagionali di quella zona considerandone soltanto gli aspetti idilliaci.

Poi mi ricordai del bigliettino passatomi da Eliane nel quale mi aveva scritto il suo nome ed il numero di cellulare. Era ancora nella tasca di sicurezza dei pantaloni dove l’avevo riposto. Decisi di telefonarle.

Quella, da sempre, non è una zona facile per i collegamenti telefonici perché non essendo abitata non è servita da alcuna antenna dedicata. Appena composto il numero, con grande sollievo, udii la sua voce.

Mi riconobbe con una esclamazione di gioia. Stava bene. Parlammo di tutto, specialmente di ciò che normalmente ci sarebbe parso futile in una diversa occasione. La sua voce aveva un timbro che toccava qualcosa dentro di me.

Mi ricordava il profumo dei fiori, la primavera … e, forse, anche lei provava il mio stesso sentimento di profonda empatia.

La volontà di scambiarci le nostre storie e le emozioni ci rendeva complici in questo piacere di sentirci a nostro agio.

Le raccontai anche della mia situazione sentimentale e lei mi parlò del suo rapporto con Claudine, la sua amante con la quale sta vivendo un momento d’intenso erotismo.

Si sono conosciute alla festa del suo diciottesimo compleanno e, da quel momento, si incontrano con regolarità, clandestinamente, da circa un anno.

A volte il tempo scorre come gli pare e, ieri sera, lo fece in modo ancora più inaspettato! Eran passate le due di notte, non ci pareva vero fosse così tardi, Eliane si accorse che stava letteralmente congelando.

Si era dimenticata di alimentare la monumentale stufa a legna della baita ed ora doveva far ripartire il fuoco prima che si estinguessero le braci.

Quando ci congedammo mi chiese se poteva richiamarmi la mattina, dopo colazione. Le risposi che sarebbe stata la benvenuta a qualsiasi ora del giorno e della notte e mi ringraziò.

Per fortuna il campo radioelettrico resse per tutto il tempo del nostro colloquio e, un momentino più tardi, preparatomi per la notte, mi ci volle parecchio impegno yoga per prendere sonno …

La mattina successiva era limpida e gelida. Eliane occupava tutto l’orizzonte della mia coscienza.

Simboleggiava tangibilmente il mio immaginario … La rappresentazione delle nostre vite reali raccontate senza pudore dove le sue emozioni erano anche le mie e si scambiavano senza posa in un gioco alternato delle parti ci avevano mostrato la magica bellezza di un mondo nuovo, solo nostro, del quale avevamo appena intravisto la soglia.

Mi rendevo perfettamente conto del nostro desiderio di conoscerci. Forse anche lei, come me, prova un tuffo al cuore ogni volta che il pensiero torna a immergersi nella magia di ieri sera.

Gli spazzaneve percorrevano per l’ultima volta le strade cittadine prima di ritirarsi nel  deposito.

Guardavo quel mondo dalla finestra della cucina senza decidermi se fare colazione in casa oppure raggiungere la pasticceria bar preferita.

La mia compagna mi aveva appena annunciato che si sarebbe allontanata per alcuni giorni a causa dei suoi impegni ed era già uscita di casa.

Sento il cellulare squillare. Penso subito a Eliane.

Invece è la sua amante che mi chiede scusa per l’intrusione e desidera scambiare quattro chiacchere con me mentre Eliane è giù nella stalla a spaccare legna da ardere.

Claudine ha una voce suadente dai toni caldi e avvolgenti.

Si esprime con delicatezza parlando di sé, in modo esplicito, e, con pochi tratti incisivi, mi mostra la sua anima, come se già ci fossimo scambiati, nel profondo, le nostre aspirazioni più segrete e fossimo legati da un rapporto concreto. Evidentemente Eliane le ha parlato di me.

Le rispondo con altrettanta sincerità senza tacerle nulla. Quando le ho raccontato ciò che provo per la sua amante ho percepito il massimo rispetto per le mie emozioni seppur condizionato dalla sopravvenuta situazione.

Claudine ha quarant’anni. Ha affittato la baita per condividere l’amore con Eliane nella più completa intimità e solitudine ma, ieri sera, si è ingelosita per il tempo che lei ha avuto il piacere di condividere con me.

Non volendo turbare la loro intimità le ho prosto di ritirarmi con una scusa qualsiasi anche se sappiamo entrambi che il loro equilibrio sembra già compromesso.

Comprende la situazione ma, in cuor suo, sa di non poter intervenire se non peggiorando le cose.

Dopo una pausa di riflessione, Claudine mi chiede se sono disposto a mettere la mia vita in comune con la loro, adesso, subito!

La proposta mi giunge assolutamente inaspettata ma comprendo sino in fondo l’estrema e delicata intelligenza di Clodine …

Il caso, con o senza la nostra partecipazione, sta forse intrecciando i fili delle nostre vite in modo che a noi resti soltanto da capire quali annodare?

Ho sempre amato le sorprese e, anche questa volta, seppure sulla soglia dei sessant’anni, non ho fatto eccezione, quindi, dopo un attimo di riflessione ho accettato.

Clodine, sinora mi ha parlato con voce dolce, ma adesso, nel suggellare questo nostro accordo, lascia trasparire un’emozione fortissima che investe anche me con tutta la sua forza.

Sull’onda della stessa emozione penetro ancora più a fondo nella realtà di ciò che ho appena accettato. E’ una scelta terribile e meravigliosa allo stesso tempo che cambierà per sempre le nostre vite e non solo.

Mi aspettano per pranzo … anche se Elaine non ne è ancora al corrente.

Sono uscito di casa per fare spesa. Al mio ritorno ho indossato gli scarponi e lo zaino dove ho sistemato i viveri e la biancheria.

Ho messo gli sci in spalla e sono partito, bastoncini alla mano, per la vicina stazione della cabinovia.

Dopo la partenza, percorsi circa tre quarti dell’intero tratto funiviario, ho potuto spaziare con lo sguardo sul tragitto che dovevo affrontare in discesa, di lì a poco, per raggiungere la baita isolata quasi al limitare della pineta.

La cabina si ferma sul binario di sosta dell’arrivo. La doppia porta anteriore si spalanca e un inserviente mi aiuta a scaricare i bagagli.

Guardo l’orologio: manca un quarto a mezzogiorno. Ho tutto il tempo necessario. Indosso lo zaino e mi aggancio gli sci.

Mi spingo con le racchette nella neve fresca e inizio la discesa lasciando alla mia destra le piste attrezzate.

Per evitare incidenti scendo con prudenza evitando i pendii troppo ripidi e gli avallamenti stretti. Non oso saltare alcun ostacolo.

Trascorsa una mezz’ora mi fermo per fare il punto. Lungo il limitare della foresta scorgo finalmente il mio riferimento.

Sposto lo sguardo leggermente sulla sua sinistra e vedo un lieve filo di fumo che sale da un avvallamento.

E’ la meta del mio viaggio e riprendo la discesa.

Nel destreggiarmi lungo il pendio sulla neve immacolata, ripenso all’equivoco in cui sono incappato ieri mattina quando con voce flebile credetti che Elaine mi dicesse che a casa l’attendeva “maman” e invece si riferiva a “son amant”…

Gli ultimi cinquanta metri li devo percorrere spingendomi avanti a forza di racchette.

Quando giungo sotto la tettoia accanto alla porta d’ingresso lancio un richiamo per annunciare il mio arrivo.

Elaine, ieri mattina, era più morta che viva ma ora è esattamente il contrario. Esce di casa e mi viene incontro di corsa.

Mi saluta con enfasi. E’ come se ci conoscessimo da anni. Mi aiuta a togliere gli sci e gli scarponi e li appoggia accanto alla porta d’ingresso poi la seguo in casa dove mi ha preparato un paio di comode pantofole.

Poso lo zaino a terra e mi sfilo il piumino. Nella sala regna un gradevole tepore. Ci osserviamo da vicino, con curiosità.

Lei è una ragazza di media statura, occhi tendenti al verde, tanti riccioli d’oro le incorniciano un volto riflessivo e sognatore allo stesso tempo.

L’intelligenza e la curiosità lampeggiano nei suoi occhi trasformandosi nel sorriso col quale mi ha accolto.

Il suo corpo è di una bellezza statuaria. Il seno, sotto la maglietta che indossa, mette in risalto i suoi turgidi capezzoli.

La saluto stringendola con un abbraccio che sento subito ricambiato. Provo un piacere che non ricordavo da tempo immemorabile e sono sicuro che anche lei prova le stesse mie emozioni. Abbasso la testa verso di lei.

Il suo viso è l’espressione della sensualità. Sto per sfiorarle le labbra con un leggerissimo bacio, lei già l’aspetta, ma, proprio in quel momento, un colpetto di tosse, molto discreto, mi riporta sulla scena reale.

Clodine, seduta accanto alla stufa, nella penombra, mi sta adocchiando, credo, a dir poco sconcertata dal nostro comportamento.

Si alza e viene verso di noi. E’ alta come la sua compagna e il suo corpo è splendido. Ci abbracciamo. Ci siamo già conosciuti e sappiamo quasi tutto di noi. Mi osserva con interesse e qualcosa mi fa presagire quelle emozioni che un destino incontrollabile e meraviglioso, spero, stia per farci scoprire! Poi mi fanno accomodare su un divano accanto a loro. Sento improvvisamente caldo e mi aiutano ad uscire dal maglione. Sono ancora stupite dalla rapidità con la quale sono riuscito a raggiungerle.

Ripercorriamo tutto ciò che abbiamo vissuto nelle ultime ventiquatro ore ricostruendo la nostra storia attraverso le emozioni provate da ciascuno di noi sino al momento presente.

Scopriamo di avere un gagliardo appetito quando Clodine ci informa che il cibo è pronto per essere servito in tavola e ci alziamo.

Afferro delicatamente una mano di Elaine e le sfioro il palmo. Le dita sono arrossate e con qualche vescichetta.

Le chiedo di indicarmi dove sistemare le derrate alimentari. La seguo con lo zaino, poi risaliamo dalla stalla attraverso la scala interna. Elaine entra in cucina.

In sala, Clodine, lievemente zoppicante, sta apparecchiando la tavola.

Le domando se posso aiutarla ma mi fa un cenno di diniego.

Quando ha finito mi avvicino, le stringo affettuosamente le mani tra le mie, e la invito a mostrarmi dove sente il dolore. Ha un lieve sussulto, arrossisce appena mentre mi guarda, poi, un lampo le attraversa gli occhi e a voce bassissima, quasi un sussurro, mi dice qualcosa che non riesco a capire.

Elaine, dalla cucina, ci ingiunge di prendere posto a tavola perchè sta per servire il pranzo.

 

The Hatter

 

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The_Hatter 14 dicembre

 

 

Auguro buone feste alle amiche ed agli amici di questa piattaforma. Sto partendo per quel paese anche se non ho ancora capito bene chi mi ci ha mandato ... Porto con me l'indispensabile: lo spazzolino da denti e qualche stauffer. Ci sentiremo, forse, l'anno venturo ... ciao.

 

The Hatter

 

 

 

 

 

 

 

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The_Hatter 11 dicembre

 

La prima neve

1) Eliane

Osservo la neve che cade. Nel silenzio ovattato i candidi fiocchi scendono lenti nell’aria. Un sentimento di meraviglia s’insinua in me per questa inattesa novità. Sto godendo attimi di gioia incontenibile. Sono testimone di questo magico momento mentre, attraverso i vetri della sala, guardo i balconi dei palazzi già ricoperti dalla bianca coltre così come il marciapiede di fronte ancora privo di impronte.

Al di là dei palazzi inizia la montagna con il suo piccolo paese a mezza costa e poi subito la foresta, interrotta da piccole radure, e ancora su, più su fino al limitare del bosco, il confine al di sopra del quale si estende il regno delle cime che dominano la valle.

Credo che la natura mi stia facendo uno tra i più bei regali e il suo richiamo è irresistibile. Non so attendere oltre.

Indosso con cura i calzettoni per proteggere dal freddo i piedi e le ginocchia e, per essere più libero nei movimenti, un pantalone alla zuava con i cinturini sotto al ginocchio. Un maglione non troppo pesante sopra la camicia di flanella, una giacca di piumino d’oca leggerissima munita di cappuccio e gli scarponi, modellati apposta per le mie esigenze, con i quali posso andare dappertutto, soprattutto in arrampicata libera.

Infilo nello zaino l’occorrente standard di sopravvivenza, corda, viveri d’emergenza, documenti e soldi, prendo con me la piccozza, infilo il berretto di lana e i guanti ed esco di casa. Il cellulare non serve perché dove ho intenzione di andare non c’è campo.

La mia compagna è ancora profondamente addormentata e non la voglio disturbare, quindi, le scrivo due righe per informarla sul percorso che intendo seguire.

Ho un chilometro circa da percorrere attraverso la città prima di iniziare la salita.

Il cielo è carico di nubi e la visibilità incerta. La neve continua a cadere a larghe falde. Percorro pochi metri e sono già ricoperto di neve. E’ una sensazione indescrivibile!

Sento il profumo e la magia del momento mentre continuo con passo spedito sino a superare il ponte, oltre il quale, inizia il sentiero. Rallento il passo per adeguarlo al battito del cuore e alla respirazione e guardo l’ora: sono le otto e venti del mattino. Lo zaino è leggero. Lo porto perché contiene degli elementi che, all’occorrenza, possono servire a steccare un arto fratturato oltre alla dotazione standard.

Con passo regolare, calpesto la neve che diventa sempre più spessa man mano che salgo. Noto delle tracce appena visibili di qualcuno che mi precede. Sono già completamente ricoperte dalla neve che ora cade con maggiore intensità ma ancora percettibili.

Ho oltrepassato di parecchio il paese che osservavo da casa e, da quando sono entrato nel bosco, le tracce sono più marcate.

Chi sta davanti a me pare abbia improvvisamente rallentato il passo. Continuo col mio passo regolare anche se la curiosità di incontrare qualcuno in questa contingenza mi incuriosisce.

Il sentiero si è ristretto e si è fatto impervio, curva dopo curva salgo di quota.

La neve, nei tratti non protetti dai pini, è talmente profonda da impedirmi la marcia regolare e le orme della persona che mi precede sono sempre più chiare.

La voce della coscienza mi rammenta che ho dimenticato di portare le ciaspole … pazienza, arriverò solo al limite del bosco, penso, mentre mi scrollo la neve di dosso.

Le orme, adesso, sono nitide. Le osservo attentamente mentre la neve si sta ancora intensificando. Chi le ha lasciate deve trovarsi poco davanti a me e tra un momento lo raggiungerò.

Percorro un lungo tratto al riparo della foresta e, dopo una stretta curva a gradoni di roccia, sono costretto ad affrontare una neve ancora più profonda.

Se non fossi stato così curioso probabilmente sarei tornato indietro, invece ho proseguito imperterrito.

A metà della zona scoperta che mi si apre davanti, riversa sotto l’unico pino nella zona, giace la figura indistinta di una persona. E’ coricata su un fianco e non dista più di trenta metri. Posso vederla bene nonostante la neve incessante che vien giù e, a tratti, la nasconde. Finalmente la raggiungo, mi accovaccio accanto e poi, carponi, le sollevo la testa. Ripulisco il suo cappello di lana finito poco più avanti e glielo infilo poi, la sollevo per quanto posso, le sfilo lo zaino dalle spalle e la appoggio seduta a ridosso del pino. Lo zaino ... chiamarlo così mi è parso un ridicolo eufemismo ... è talmente pesante e grosso che a stento riesco a spostarlo!

Intanto dalla persona sconosciuta provengono dei lamenti indistinti.

Le risistemo il cappuccio allentando il bavero della giacca militare, una di quelle vecchie della seconda guerra mondiale. Finalmente posso scorgerne il viso. Con mio grande stupore è quello di una ragazzina di non più di diciotto o vent’anni. Si lamenta biascicando parole incomprensibili, in patois, e non pare rendersi conto del suo stato.

Non indossa guanti. Le prendo le mani quasi congelate e gliele strofino con la neve poi, con l’unico fazzoletto che ho, gliele asciugo.

Mi tolgo i guanti, dentro sono caldi, e glieli infilo. Porta degli scarponcini e i suoi piedi sono ben protetti da spesse calze di lana e i pantaloni ben pesanti. Tutta la sua figura è minuta e non s’accorda con il peso che trasporta.

Parlandole con calma le dò qualche piccolo buffetto sulle guance, poi le chiedo come si sente.

Non osservo alcuna reazione tranne il respiro affannoso. Le sollevo le palpebre. Gli occhi di un azzurro profondo paiono normali come solo possono apparire ad un elettronico che non sa quasi nulla di primo soccorso. Raddoppio l’intensità dei buffetti … finché socchiude appena le palpebre. Capisco a stento che mormora delle scuse nel suo dialetto.

Le afferro le mani tenendogliele ben strette fra le mie e, avvicinandomi le dico:” ne t'inquiète pas, je resterai près de toi, je t'aiderai ”. La neve continua a cadere. Spalanca gli occhi ansimando, accenna un sorriso.

Poche parole, pronunciate a stento, mi fanno capire che si sta riprendendo. Le lascio libere le mani e la sistemo più comoda sotto il pino. Ancora inquieto per l’accaduto, tiro fuori dal mio zaino l’occorrente per preparare un buon tè caldo. Le tolgo un guanto, le metto in mano il cucchiaio reggendole il pentolino e la invito a bere.

Con movimenti dapprima incerti e poi sempre più sicuri si beve tutta la bevanda calda. L’aiuto ad alzarsi, non speravo altro che questo momento!

Da una tasca estrae i suoi guanti e mi restitisce i miei accompagnando il gesto con un sorriso. Ormai le forze le stanno tornando, evviva!

Intorno al nostro pino è rimasta una piccola area circolare quasi sgombra dalla neve che, nel frattempo è continuata a cadere e ha già raggiunto uno spessore di circa mezzo metro. E’ arrivato il momento di presentarci.

Stringendoci la mano ci siamo scambiati i nostri nomi, ed ora, sta per dirmi qualcosa. Si chiama Eliane. Ha il volto di una ragazza sbarazzina, due occhi vivi di un azzurro intenso tendente al verde, una capigliatura moderna fatta di riccioli d’oro e mi osserva con attenzione mentre mi racconta le sue vicende

Sta portando i rifornimenti alla madre che, al momento, non si può muovere essendo infortunata e l’attende nella loro baita non molto distante.

Facciamo il punto sulla situazione. So che ci troviamo a circa un chilometro e mezzo dal “ café national “ come ho sempre chiamato il ruscello, alimentato da una sorgente naturale, che attraversa questo sentiero e dove, nella bella stagione, tutti coloro che si trovano a passare fanno sosta per abbeverarsi. Diverse volte, nelle immediate vicinanze, ho ascoltato l’ululato dei lupi ...

La baita da raggiungere si trova ad appena un centinaio di metri dopo il ruscello.

Senza dare ascolto alle sue proteste mi sfilo lo zaino e glielo metto sulle spalle, poi mi carico il suo.

Solo chi ha dormito in montagna nel sacco a pelo, di notte, al riparo di un roccione, può capire forse come si sente la mia schiena. Altro che appoggio ergonomico … le scatole e le scatolette tonde, quadrate, ecc. in quel sacco stipato sino all’inverosimile sono una tortura indescrivibile per non parlare del peso.

A stento, un passo dopo l’altro, nella neve profonda con Eliane, dietro, che mi aiuta a mantenere l’equilibrio giungiamo nei pressi del “café national”.

Proseguire è diventato quasi impossibile, la neve è talmente alta in certi punti che mi arriva al petto e devo comprimerla col peso del mio corpo per aprirci un varco. Le cinghie del sacco mi torturano con tutti i bitorzoli a contatto del mio dorso. Mi fermo. Eliane, con un filo di voce, mi dice che la sua baita è sulla nostra destra. Intorno a noi c’è una distesa di neve immacolata, soffice come la bambagia, che nasconde le asperità del terreno. Il silenzio è talmente profondo che provo una sensazione d’irrealtà ...

Adagio mi apro il passo attraverso la neve cercando di non sprofondare in qualche dirupo. Eliane, dietro, aiuta a sostenere il sacco. Ho un pensiero fugace per Colui che salì al Golgota … Finalmente, dopo un tempo che mi è parso infinito, ecco che un filo di fumo appare da dietro un monticello. Eliane mi esorta a resistere ancora un poco perché siamo quasi arrivati. Ancora un ultimo sforzo ed ecco la baita, finalmente siamo giunti a destinazione!

Eliane chiama la madre a gran voce, io mi sfilo il suo sacco dei rifornimenti e lo appoggio sulla panca accanto alla porta d’ingresso, riparata da una tettoia, e, subito, mi sembra di galleggiare nell’aria.

La madre, imbacuccata oltre ogni immaginazione, apre la porta e si affaccia sulla soglia visibilmente emozionata. Era in pensiero per la figlia. Eliane, le racconta rapidamente la nostra avventura.

Vogliono farmi entrare in casa ma declino cortesemente il loro invito. Sono passate le undici e ritengo prudente tornare subito anche se la neve, ora, cade con minore intensità.

Cercano ancora parole per ringraziarmi. Eliane mi chiede di attenderla un istante, poi riappare porgendomi un bigliettino. Lo leggo. C’è il suo numero di cellulare col prefisso svizzero. Riprendo il mio zaino, lo allaccio completamente e le saluto, sorridendo, senza indugiare oltre.

Ora inizia il mio divertimento. Mi lancio nella neve come un delfino tra le onde lungo la traccia ancora aperta. Rotolo, compio rocambolesche capriole, sento di essere nel mio elemento …

Di balzo in balzo attraverso la foresta, sono di già in vista del paese. Si aprono le nubi e spunta il sole. La natura si ammanta di una luce dorata. Mi ricompongo, ormai la neve ha uno spessore che mi permette un passo veloce. In un battibaleno giungo alla fine del sentiero, percorro il ponte oltre il quale vivo con la mia compagna. Percorro l’ultimo chilometro quasi di corsa. E’ appena rintoccata l’una e sono a casa … dolce casa!

Apro la porta d’ingresso e saluto la mia “ragazza”: ” bonjour mon chou, me voilà ! Comment vas-tu? “ e lei di rimando: “ fais attention à ne pas salir ma maison ! Met les chaussons ! Ne le laisse pas mouillé… “ Che delicata essenza femminile! Non so proprio come faccia a sopportarmi ancora …

Forse vuol dirmi semplicemente e con grazia di toglierle l’incomodo? Inizio a credere che la mia esistenza vivrà, presto, nuove esperienze! Forse la storia non è finita e dovrò scrivere ancora …

Itaca, orsù, dove sei?

 

The Hatter

 

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The_Hatter 06 dicembre

5) Intimità

 

Clairette … E’ giunta nella mia vita nel momento in cui ne avevo maggiormente bisogno. Come ci siamo conosciuti è noto ormai.

Ci frequentavamo ogni qualvolta, per lavoro, mi recavo a Ginevra. Risiedeva ad Annecy-le-Vieux, in Francia, a tre quarti d’ora di auto.

Dalla morte del padre dirige l’importante industria di famiglia.

Siamo sempre riusciti a trovare il modo per viverci in ogni occasione possibile anche se ciò ha richiesto funambolici equilibri.

 

Dopo il pranzo consumato nel ristorante della struttura termale abbiamo completato tutte le tappe del programma salute e ora ci stiamo rilassando all’interno del solarium distesi su comode poltroncine reclinabili.

Clairette, con un leggero sorriso dipinto sul volto sembra essersi appisolata. Il sole è prossimo al tramonto e provo un senso di appagamento totale.

Sento l’energia scorrermi in tutto il corpo. Ho raggiunto quell’equilibrio tra la serenità interiore e il mondo mentre, attraverso le palpebre appena socchiuse, contemplo quella creatura meravigliosa che mi fa tremare il cuore.

Ne ascolto l’anima. E’ come una fiamma viva che, con la sua luce e il suo calore, mi permette di percepire l’essenza stessa dell’universo. E’ solo attraverso di lei che prende forma e prospera ogni mia realtà ...

Tra qualche minuto avremo l’occasione di iniziare a vivere una nuova vita nella quale speriamo di trovare quella libertà di sentirci pienamente a nostro agio sia nei nostri abbandoni amorosi sia nella ricerca di quelle novità che rendono più gradevoli le necessità quotidiane.

Mi risveglio dolcemente, i suoi capelli mi sfiorano il viso. Sento il calore della sua guancia a contatto con la mia mentre la dolcezza delle sue parole conferma il desiderio di lasciarci alle spalle la confusione di questi primi due giorni per vivere finalmente il nostro amore in piena intimità.

Raccogliamo le nostre cose e usciamo dal complesso termale.

Accendo il motore e partiamo.

La nostra nuova alcova, custode dei sentimenti più segreti, è là che ci attende a dieci minuti di strada …

 

Cos’è l’amore? Abbiamo tentato di risponderci sinteticamente senza mai riuscire completamente nell’intento.

Viviamo questo stato delirante e meraviglioso dove il sentimento, nutrendosi di emozioni, dipinge con nuovi colori l’intero universo e noi, persone reali, perdendo l’originaria individualità, ci sentiamo fusi in un unico sublime incantesimo.

Crediamo, inoltre, che l’amore non sia un’illusione quando è vissuto e consumato in un rapporto paritario come il nostro: nessuno s’impone, anzi, ci si compiace soltanto di servire la nostra anima gemella.

In noi, la voluttà dei sensi, allora, supera ogni vetta del piacere e l’esaltante ebbrezza che ne deriva ci spalanca la porta all’estasi …

 

Eccole pronunciate, dunque, le semplici parole il cui significato trascende l’immediato per assurgere a quell’infinito dove i sogni trovano tutti accoglienza e l’altrove, sede dell’officina del divenire, sforna incessantemente il nuovo presente!

 

P.S.

Ho esplorato alcuni vostri profili e i vostri blog, ma, solo in alcuni, mi sono permesso di lasciare i miei like.

Mi sono lasciato trasportare dai vostri sogni più belli e li ho vissuti come se fossero stati i miei. Mi scuso con quella signora che, pur descrivendo emozioni meravigliose, ha ritenuto di informarmi che le mie reazioni non sono state gradite, peccato!

Le ho porto le mie scuse con un messaggio respinto dalla piattaforma poiché non ci siamo scambiati le figurine dell’amicizia ... Lo faccio di nuovo, ora, pubblicamente.

Non per questo limiterò la lettura di coloro che sanno meglio di me rappresentare, con i tratti leggeri di magici colori, le loro emozioni. Quando mi sento sintonizzato su di essi non posso fare a meno di lasciare un like. Vi prego, però, di farmi sapere subito se non sono graditi.

Eccetto un solo simpaticissimo lettore, al quale va tutta la mia stima, ho avuto anche l’onore di ricevere le reazioni di inattese lettrici con alcune delle quali ho avuto il piacere di scambiare stimolanti opinioni e per questo le ringrazio.

 

Il mio racconto termina qui e, per chi lo gradisce, lascio un sorriso ...

 

The Hatter

 

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The_Hatter 03 dicembre

4) La mattina dopo

 

Lo splendore del sole accende la mattina mentre l’ombra confina il proprio campo lasciando ai colori il dominio sulla natura. La Tuscia è davvero una forza rigeneratrice! Il buon odore della terra appena lavorata, quel verde particolare, a me tanto caro, dell’erba dei prati, il colore dei fiori spontanei … Siamo appena usciti dal B&B che ci ha ospitati questa notte. Cammino al fianco di Clairette, bagagli in mano, sul sentiero di campagna che conduce al parcheggio. Lasciamo il passo a mamma oca e ai suoi ochini che ci tagliano la strada. L’aria che respiriamo ha la consistenza di un sogno nel cui fascino fluttuano le nostre anime. Immersi in questo splendido spettacolo le nostre emozioni si espandono al di là dell’intelligenza. La consapevolezza di ciò che stiamo vivendo è la pagina sulla quale tentiamo di descrivere quest’incanto parlando d’amore …

Siamo giunti all’auto. Sistemo i nostri bagagli.. Apro lo sportello e, con un inchino appena accennato, invito Clairette ad accomodarsi.

Mi sorride ancora indugiando un poco, osservandomi, poi prendiamo posto.

Per viverci intensamente tutto il tempo possibile, senza l’ingombro delle quotidiane necessità, avevamo pensato che la migliore soluzione fosse il soggiorno in questo grazioso B&B, immerso nella campagna laziale, che insieme avevamo individuato. Ora, Clairette, ha manifestato il desiderio di trascorrere il tempo rimanente nel mio appartamento di Viterbo. Desidera lasciare un’impronta di sé, il suo profumo di donna, nell’ambiente dove sono vissuto ultimamente?

Per la verità, non osavo chiederglielo ... ora sono al colmo della felicità. Prima, però, le rivelo quella sorpresa di cui è già al corrente anche se non sa ancora di che si tratta.

Soltanto da questa sera concretizzeremo la nostra nuova intimità ...

Le illustro, quindi, il pacchetto “ One day ideale per te “ di una nota stazione termale di Viterbo, studiato appositamente per noi, dietro mie personali indicazioni, dagli operatori della struttura, dove, tra massaggi, fanghi e quant’altro, spicca il “ Rituale Love Experience “, descritto in ogni particolare …

Ne è entusiasta! Non si aspettava nulla di tutto questo mi ha detto, eccitata, ringraziandomi. Evviva!

Accendo il motore e partiamo.

 

Non sono trascorsi venti minuti che già entriamo nel parcheggio della struttura.

Alla reception mi faccio riconoscere. Ci pregano di attendere su un comodo divanetto nella sala comune. Poco dopo, si presenta una bella ragazza, alta, slanciata, con un sorriso accattivante ci prega di seguirla in un locale attiguo. Altre due signore ci prendono le misure e ci forniscono due borse personalizzate, una a testa, contenenti tutto l’occorrente per affrontare le tappe del programma previsto: accappatoi, slippers, costumi da bagno, biancheria intima per i fanghi e i massaggi, tessere magnetiche, ecc.

La stessa ragazza alta ci accompagna in uno spogliatoio dove ci prepariamo e poi sino alla prima tappa del nostro “pellegrinaggio sulla via per la salute”, all’interno della quale, in bella mostra c’è una vasca circolare a due piazze, folti tappeti intorno, biancheria da bagno, un carrello con due vassoi di morbidi e dorati cioccolatini, il secchiello pieno di ghiaccio e la bottiglia di champagne con i bicchieri appositi a forma di coppa.

Ci ragguaglia sul funzionamento e le solleticanti possibilità offerte dall’apparato, riempie d’acqua calda la vasca e poi, ci ricorda che abbiamo un tempo massimo al termine del quale lei entrerà per accompagnarci alla tappa successiva. Preme un pulsante di avvio e una musica stimolante ed energetica allo stesso tempo si diffonde nell’ambiente. La ragazza stappa la bottiglia di champagne, mesce il vino nelle coppe e si congeda con un sorriso cortese. Restiamo soli …

 

Brindiamo al nostro incontro, al nostro amore, ai giorni che verrano … poi entriamo nella vasca e regoliamo l’intensità dell’idromassaggio. Ci guardiamo intorno incuriositi e ci allunghiamo nell’acqua tiepida ed effervescente. Clairette si accoccola al mio fianco. Con la testa appoggiata ai cuscini ed il corpo senza peso ci sembra di volare.

Ci abbracciamo e restiamo così ad ascoltare quelle melodie che liberano l’anima e la fanno volare in quell’universo dove la fantasia si materializza in un tripudio di emozioni. I nostri corpi a stretto contatto sono l’altare su cui prendono forma i desideri, le aspirazioni, i sogni per un’esistenza migliore. L’intima e consapevole capacità di guardarci con gli occhi dell’amore ci fa vibrare di felicità. Anche se qualcuno la definirebbe una follia, per noi, tutto ciò, rappresenta la più grande ricompensa che la vita abbia mai potuto offrirci.

Mentre ci godiamo questo trionfo non ci facciamo mancare neppure quelle piccole tenerezze che ne formano la base. Ci imbocchiamo vicendevolmente i cioccolatini che stanno inesorabilmente diminuendo a vista d’occhio e sorseggiamo lo champagne fino a quando la bottiglia ci lascia a secco.

 

Evidentemente in questo ribollir d’acque il pathos si è impadronito di noi a tal punto che l’eros, forse per timore dell’alcool ingerito o dei soffioni sulfurei nei quali siamo stati immersi, si è momentaneamente acquietato.

Quando la gentile ragazza, dopo averci avvisati col campanello, è entrata, ci ha sorpresi nella vasca dell’amore, ancora immersi nelle gassose acque sulfuree , dove stavamo ridendo a crepapelle senza motivo alcuno ...

Ci ha aiutati ad uscire dall’acqua e ci ha sostenuti fino allo spogliatoio. Che vergogna...

Quando siamo riusciti a venirne fuori era ancora lì che ci aspettava, paziente, per ricordarci il primo appuntamento del pomeriggio …

L’abbiamo ringraziata strascicando un poco le parole. Ci siamo guardati negli occhi. La nostra reciproca comprensione era diventata totale, non c’erano dubbi, avevamo un gagliardo appetito! Di buon passo abbiamo imboccato il corridoio per raggiungere la sala ristorante il più in fretta possibile…

 

( continuerà, forse)

 

The_Hatter

 

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The_Hatter più di un mese fa

3) Un dolce risveglio

 

Il sole del mattino filtra attraverso le imposte socchiuse e i merletti delle tende diffondono luci e ombre che si rincorrono in un gioco festoso illuminando parzialmente la camera da letto.

Ascolto i rumori lontani, ovattati, della campagna. Mi sembra di sognare! Clairette è ancora profondamente addormentata. Ho un braccio intorno al suo collo e lei è voltata sul fianco verso di me. Il seno nudo preme contro il mio petto. Le sue gambe avvolgono le mie. Il viso meraviglioso, così vicino, è sereno e mostra un leggero sorriso. Chissà se si è accorta di esser rimasta sola nel nostro nuovo universo mentre attendo il suo ritorno alla realtà? Forse nel suo incanto ci sono anch’io e forse prova la mia stessa gioia.

Ne ascolto il lieve respiro, le passo la mano, leggera, tra i capelli e le guance, le sfioro le labbra con la punta della lingua, le mordicchio leggermente il lobo dell’orecchio.

Il sorriso appena accennato si accentua ma tiene gli occhi ancora chiusi mentre emette dei mugolii di piacere.

Le accarezzo la nuca, poi, scendo rapidamente e le passo un dito lungo il filo della schiena. Ha un guizzo improvviso e socchiude languidamente le palpebre.

Apre i suoi occhi verdi, finalmente! Ci leggo la mia stessa felicità mentre scambiamo il primo bacio. E’ un soffio profumato, una consonanza di colori che ci illumina dentro concedendo alla realtà il diritto all’esistenza mentre il cuore ci sta scoppiando per il desiderio. Si alza sopra di me, sulle ginocchia, a gambe divaricate. So bene cosa significano questi movimenti, li stavo aspettando e sono pronto da un pezzo. Anche questa volta abbiamo raggiunto l’orgasmo nello stesso momento urlando per il piacere immenso che ci stavamo donando.

Dopo aver fatto l’amore, di solito, ci avvinghiamo in un nuovo abbraccio pieno di tenere affettuosità …

Questa volta, però, non ne abbiamo avuto il tempo. La padrona del B&B, allarmata dalle nostre rumorose effusioni, ha bussato alla porta chiedendoci se avessimo avuto qualche problema ma l’ho rassicurata rispondendole che non siamo mai stati meglio di così e che ci saremmo recati ben presto in sala per la colazione.

Per non correre il rischio di ricominciare tutto daccapo abbiamo fatto docce separate e quando poi siamo entrati in sala da pranzo siamo stati accolti dai sorrisetti complici delle cameriere.

 

Clairette si è appartata per le sue telefonate di lavoro. Seduto al tavolino fingo di leggere il quotidiano locale ma, in realtà, godo la felicità che mi pervade.

 

L’ho conosciuta circa venticinque anni fa durante un concerto di musica sinfonica nell’Auditorium di Annecy-le-Vieux dove partecipavo in qualità di ospite. Me la presentò suo marito, un ex collega di lavoro e mio coscritto, che, al momento, lavorava per una ditta di Ginevra.

Sua moglie, Clairette, aveva appena compiuto ventidue anni, si era sposata da pochi mesi ... io avevo già superato la quarantina.

Dopo la presentazione siamo rimasti da soli in un angolino della buvette a chiaccherare. Provavo per lei un’istintiva simpatia e, mano a mano che il tempo passava, capivo ch’era reciproca. Per gioco mi aveva posto una serie di domande alle quali, lì per lì, ero incerto nel risponderle. Non perché mi mancassero gli argomenti, semplicemente desideravo replicarle sinceramente. Mi aveva chiesto cosa mi piace in una donna, che età avrebbe dovuto avere per essere secondo i miei gusti nel massimo del suo splendore, cos’è imprescindibile per me tra un lui e una lei, cosa tiene uniti e cosa divide irreversibilmente una coppia. Ancora esitante, ero in balia di un’emozione nuova. Quelle domande, formulate con penetrante intelligenza, richiedevano una risposta su cui, anch’io, sentivo da tempo il dovere di fare chiarezza.

Poi in un lampo tutto mi apparve ovvio leggendo dentro me stesso la sintesi delle mie esperienze di vita!

 

Mi ritengo un uomo fortunato perché sono nato in mezzo alle montagne, dove la bellezza della natura e il silenzio delle cime mi hanno forgiato lo spirito educandomi all’umiltà e preparandomi pure al rispetto, in primo luogo, verso me stesso! Quello stesso rispetto che provo verso tutti, indistintamente! L’accordo, in una coppia, è fondamentale e, per la sua salvaguardia, dev’essere paritario, senza competizione. Ne consegue un’accettazione completa di ciò che la riguarda, senza eccezioni. Se una donna, superato il primo momento dell’infatuazione, non ottiene il rispetto dal proprio compagno ha solo due possibilità: andarsene o cacciarlo! Non vale la pena farsi ammazzare per puro spirito di crocerossina cercando di redimere un manipolatore. Non siate impazienti, signore ... L’amore prima o poi si ripresenta e, parola mia, non ha età!

 

Gliel’ho spiegato così come mi veniva, alla buona, con la veemenza, però, che caratterizza le mie parole quando sgorgano dall’anima senza passare per le solite banaltà, e Clairette mi ascoltava con interesse. Glielo leggevo negli occhi. Poi l’espressione del suo viso, a poco a poco, mutò. Capivo che celava dentro di sé un tormento che non riusciva più a contenere. Continuavo a parlarle anche se percepivo la sofferenza che l’avvolgeva come una nebbia sempre più pesante. Le avevo spiegato tutto ciò che credevo giusto in risposta alle sue domande e poi tacqui. Ci alzammo, si era fatta l’ora di andare. Allargai le braccia e lei accettò l’invito. Ci abbracciammo. Reclinò il capo sulla mia spalla.

Un attimo lunghissimo trascorse tra noi senza proferire parola. Ascoltavamo senza provare imbarazzo questo silenzio che, inaspettatamente, ci stava inondando l’anima di sconosciute emozioni.

I suoi capelli mi accarezzavano il viso, dalla sua anima traspariva una bellezza che non mi lasciava scelta, sentivo il suo corpo vibrare sul mio.

Improvvisamente, iniziò a singhiozzare. Dapprima lentamente, poi divenne incontenibile. Il suo viso si riempì di lacrime. Avevo il cuore in tumulto e mi sentivo commosso. Restammo stretti così sino a quando si riebbe. Si asciugò le lacrime e mi sorrise. Le tremavano le mani. Era visibilmente scossa … Mi sentivo ancora più scosso di lei ma niente e nessuno sarebbe stato capace di farmi recedere dalla volontà di approfondire queste emozioni e le ragion d’essere di questa circostanza ...

 

Assorto in questi ricordi non avevo notato la cameriera del B&B che, ferma davanti al mio tavolo, mi chiedeva il permesso di sparecchiare. Ancora attonito, le risposi con un cenno affermativo del capo.

 

Guardo l’ora. Per quello che ho in mente è ancora presto ma so che Clairette lo gradirà moltissimo.

Ascolto i suoi passi che s’avvicinano e … rieccola, raggiante più che mai! Mi si siede accanto, si toglie le scarpe, mi solletica un polpaccio col suo piedino e mi chiede con fare sornione se, per caso, non le avessi preparato una sorpresa. Le strizzo l’occhio e, con un dito davanti alla bocca, le faccio capire che è ancora un segreto. Si rimette le scarpe, afferriamo le nostre borse, ci sfioriamo con un bacio, ci prendiamo per mano e usciamo …

Il mondo è nostro! Cosa desideriamo di più, per ora?

The_Hatter

(continuerà, forse ...)

 

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The_Hatter più di un mese fa

2) L’incontro

 

In questi ultimi giorni, ricordi, fantasia e curiosità si sono contesi la scena mentre il passato si è mescolato al presente procurandomi una ridda di contrastanti sensazioni. Non mi sento preparato ad affrontare una tale circostanza eppure ne sono ineluttabilmente attirato!

Rifletto sui sorprendenti risvolti della mutevole variabilità del divenire dove solo lo spirito è appena in grado di cogliere quelle percezioni, non formulabili con facili parole, che formano il campo reale entro il quale, credo, possa optare il libero arbitrio.

Nel mio vissuto assume quei nomi che, di volta in volta, incarnano l’attimo meraviglioso dove l’altra metà dell’universo si materializza nell’ideale consentendogli di percepire ancora la delicatezza di una nuova e differente femminilità.

Quell’istante, dove l’altra metà dell’universo sta nuovamente per concretizzarsi, è, per me, vicinissimo ed ha un nome: Clairette.

Ho raggiunto, con il treno regionale, la stazione ferroviaria di Roma Termini (non circolo mai in auto nella capitale) e mi sono subito diretto verso il tabellone degli arrivi. Nei giorni scorsi, ma di più questa mattina, ho vissuto con lei momenti indimenticabili al telefono quasi a voler anticipare questa nostra ricerca di intimità.

Ogni volta che il mio pensiero la sfiora provo un tuffo al cuore per l’emozione e tra poco, non mi par vero, le sarò accanto. Il FrecciaRossa che la ospita sarà qui tra pochissimi minuti, leggo il numero del binario e mi avvio per raggiungerlo.

Conosco bene questo treno, ne sono un assiduo fruitore. So che lei è in una delle prime due carrozze, mi posiziono sulla banchina in modo da poterla individuare senza difficoltà mentre i diffusori avvertono di allontanarsi dalla linea gialla.

Ci sono altre persone intorno a me che attendono che il treno si fermi, chissà se qualcuno prova le mie stesse emozioni! Ma eccolo, finalmente, vedo i fari accesi del locomotore che si sta avvicinando con il suo lungo seguito di carrozze, rallenta, supera di poco la mia postazione, si ferma.

Una breve esitazione e gli sportelli si aprono, i primi passeggeri scendono, la mia emotività è al massimo!

Infine, Clairette emerge dalla seconda carrozza, quasi di fronte a me, si guarda intorno esitante, la chiamo correndole incontro, i nostri sguardi s’incrociano.

Un lampo di felicità scaturisce dai suoi occhi! Afferro le valige dalle sue mani e le poso a terra, ci avvinghiamo senza pudore ...

La stazione ferroviaria di Roma Termini era gremita a quell’ora del pomeriggio; i passeggeri scesi erano stati subito rimpiazzati da altri viaggiatori ma noi eravamo inconsapevoli di quello che avveniva intorno.

Ascoltavo la sua anima come lei ascoltava la mia … Eravamo consapevoli d’esser completamente coinvolti nel segreto arcano della vita dove la sua rappresentazione non dipende più dalla nostra volontà ma da una atavica necessità, impossibile da disattendere, che ci trasferisce sul palco della realtà come attori e spettatori di noi stessi, impersonanti un copione di cui non ci rendiamo ben conto sebbene sia antico quasi come la Terra ...

Rumori improvvisi, il forte brusio dominante, il leggero fischio dei treni in partenza, gli annunci degli altoparlanti …

A poco a poco abbiamo ripreso contatto con l’ambiente, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo sorrisi e finalmente, con atto a lungo sospirato, stretti nell’incantesimo di quell’abbraccio tanto atteso, ci siamo sfiorati le labbra con un primo dolce bacio.

Ci siamo detti tutto di noi, in quelle poche diecine di minuti dopo la partenza per Viterbo sul regionale veloce.

Seduti fianco a fianco, occhi negli occhi, spogliandoci dalle piatte banalità, ci siamo sussurrati quelle parole che non abbiamo avuto, finora, il coraggio di comunicarci ma che, adesso, ci sgorgano dal cuore come pura acqua di sorgente.

Clairette è dotata di una straordinaria bellezza. E’ una di quelle donne che attraggono l’attenzione senza volerlo. Il suo fascino non necessita di cosmetici, anzi, il suo viso acqua e sapone le dona un naturale seducente fascino.

Abbiamo la medesima altezza, circa un metro e ottanta ma lei è molto più giovane di me … Parla il francese dell’Alta Savoia.

Fantastichiamo sul nostro incontro, sui nostri desideri sessuali, sui giorni d’amore che potremo concederci, sui luoghi da visitare …

Ci scambiamo tenerezze e baci che mi fanno impazzire e il suo corpo sinuoso, il seno prorompente, le gambe ben tornite, tutta la sua figura, insomma, mi rende quasi impossibile resistere ancora e lei lo sa!

Per fortuna stiamo per giungere a Viterbo, la città ove risiedo e sarà teatro del nostro spontaneo happening.

Dal finestrino del regionale veloce, pressochè vuoto, vediamo scorrere la periferia della città. Un taxi già ci aspetta davanti alla stazione di Porta Fiorentina.

Siamo due innammorati che giocano all’amore e siamo appena entrati in un nuovo universo, solo nostro, dove vivere in pieno accordo questa dolcissima luna di miele...

 

(continuerà, forse ...)

 

The_Hatter

 

 

 

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