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Vento_del_sud_84

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Su di me

Situazione sentimentale

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Lingue conosciute

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I miei pregi

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I miei difetti

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Amo & Odio

Tre cose che amo

  1. La gioia,gli amici, il divertimento
  2. l'allegria, scherzare, non stare mai ferma
  3. I ragazzi =)

Tre cose che odio

  1. i falsi amici
  2. gli approfittatori
  3. i piedi che puzzano

BENVENUTI A REGGIO CALABRIA

Monumenti

Arena Dello Stretto

Via Marina

Castello  Aragonese

Via Marina

Pascoli e Reggio

Giovanni Pascoli descrive così il mare di Reggio:

Miti e Leggende: Fata Morgana

Era agosto, il cielo e il mare erano senza un alito di vento, e una leggera nebbiolina velava l'orizzonte, durante le invasioni barbariche dopo avere attraversato tutta la penisola, un'orda di conquistatori giunse alle rive del mare Jonio nella città di Reggio Calabria e si trovò davanti allo stretto che divide la Calabria dalla Sicilia. A pochi chilometri sull'altra sponda sorgeva un'isola con un gran monte fumante, l'Etna, ed il Re barbaro si chiedeva come fare a raggiungerla trovandosi sprovvisto di imbarcazioni quindi impotente davanti al mare. All'improvviso apparve una donna meravigliosamente bella, che offrì l'isola al conquistatore, e con un cenno la fece apparire a due passi da lui. Guardando nell'acqua egli vedeva nitidi, come se potesse toccarli con le mani, i monti dell'isola, le spiagge, le vie di campagna e le navi nel porto. Esultando il Re barbaro balzò giù da cavallo e si gettò in acqua, sicuro di poter raggiungere l'isola con due bracciate, ma l'incanto si ruppe e il Re affogò miseramente. Tutto infatti era un miraggio, un gioco di luce della bella e sconosciuta donna, che altri non era se non la Fata Morgana. Il fenomeno si ripete ancora oggi nei giorni calmi e limpidi d'estate, nelle acque della riva di Reggio.

Arena dello stretto

Miti e Leggende: Scilla e Cariddi (1 parte)

Miti e Leggende: Scilla e Cariddi (2 parte)

Allora Glauco pensò di recarsi all'isola di Eea dove sorgeva il palazzo della maga Circe sperando che  potesse fare un sortilegio per far innamorare Scilla di lui. Circe, dopo che Glauco ebbe raccontato il suo amore lo ammonì duramente, ricordandogli che era un dio e pertanto non aveva bisogno di implorare una donna mortale per farsi amare e per dimostrargli quanto lui si sbagliasse a considerarsi sfortunato, gli propose di unirsi a lei.

Ma Glauco si rifiutò di tradire il suo amore per Scilla e lo fece in modo così appassionato che Circe, furiosa per essere stata rifiutata a causa di  una mortale, decise di vendicarsi. Non appena Glauco se ne fu andato, preparò un filtro e si recò presso la spiaggia di Zancle, dove Scilla era solita recarsi. Versò il filtro in mare e soddisfatta, ritornò alla sua dimora. Quando Scilla arrivò, accaldata dalla grande afa della giornata, decise di immergersi nelle acque limpide. Ma, dopo essersi bagnata, vide sorgere intorno a se mostruose teste di cani rabbiosi e ringhianti. Spaventata cercò di scacciarli ma fuggendo nell'acqua si accorse che quei musi erano attaccati alle sue gambe con un collo serpentino che si agitava fremente. Si rese allora conto che sino alle anche era ancora una ninfa ma dalle anche in giù spuntavano sei musi feroci, ognuno orlato di tre file di denti. 

Miti e Leggende:Scilla e Cariddi (3 parte)

Fu tale l'orrore che Scilla ebbe di se stessa che si gettò in mare e prese dimora nella cavità di uno scoglio vicino alla grotta dove abitava Cariddi.

Pianse Glauco la sorte toccata a Scilla e per sempre rimase innamorato dell'immagine di grazia e dolcezza che la ninfa un tempo rappresentava

Scilla e Cariddi, entrambe due spaventosi  mostri marini, erano quindi l'una vicino all'altra a formare quello che le genti moderne chiamano Lo Stretto di Messina e mentre Cariddi ingoiava e rigettava tre volte al giorno l'acqua del mare creando dei giganteschi vortici, Scilla attentava alla vita dei naviganti con le sue orrende fauci.

Bronzi di Riace

Monumento ai Caduti

Lungomare

"Il più bel chilometro d'Italia"

(D'Annunzio)

Cucina calabrese

"Caro cumpari stasira ti 'mbitu
menti la carni ca eu mentu lu spitu
porta lu pani ca u meu è mucatu
porta lu vinu c'o meu è citu
caru cumpari stasira ti 'mbitu"

Peperoncini

Frittole

Proverbi calabresi

SI VOI CAMPARI IN PACI, VIRI, SENTI E TACI
Se vuoi vivere in pace, vedi, ascolta e taci :
Si sa che l’essere coinvolti in vicende altrui, può portare solo seccature. Il proverbio consiglia di essere riservati e di tenere per sé quel che si è visto o sentito.

JORNU ‘I MAI E MISI ‘I POI
Giorno di mai e mese di dopo: E’ un modo significativo per indicare che un certo impegno non sarà assolutamente onorato o che un’opera sia compiuta. Equivale ad un “no” categorico.

A FIMMINA E’ COMU  ‘A   JATTA  -  CCHIU’ ‘A   LLISCI E CCHIU’  S’INGATTA La donna è come la gatta, più la lisci, più si accovaccia: Ottimo paragone: la donna ha tanto bisogno di coccole e carezze: ma, attenzione! Come la gatta, non dà mai sicurezza: può rivoltarsi all’improvviso, anche senza un perché. 

A LINGUA NON AVI OSSA MA RUMPI L’OSSA La lingua non ha ossa, ma rompe le ossa: Dedicato alle persone maldicenti, che amano seminare zizzania e diffamazione.Come è noto, la lingua è un organo senza ossa, ma, parlando, ha la capacità di causare tanti danni che chi ne è oggetto può ritrovarsi ridotto ai minimi termini, sia pure in senso metaforico.

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