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VentodelLago

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VentodelLago 12 marzo

Una volta eravamo in vacanza, era fuori stagione, era strano...non c'erano mai i soldi per niente. Ricordo il treno che ci portò in Trentino, Trento per la precisione. C'era questo suo amico che ci avrebbe ospitato. Ricordo che non andavamo mai d'accordo, dopo la comunità era stata una guerra su tutto, anche sul nostro rapporto che faceva un passo in avanti e tre indietro. Ricordo di averle fatto proprio perdere la pazienza e quella sera mi son sentito proprio di troppo. Eravamo nelle strade di una città, in questo centro storico dove non c'era nessuno o forse dopo la sfuriata non c'era proprio nessun altro che noi nella mia testa. Dopo un quarto di secolo non so cosa fosse reale, cosa no. Non ricordo esattamente le parole ma il concetto, le sensazioni sono rimaste. Io indietro, lei e lui davanti, sarei potuto sparire. A pensarci ho provato la stessa sensazione di quando perdi qualcuno, quel malessere che parte dal petto e si pervade fino alle dita. La paura da una parte e l'indifferenza dall'altra, la stanchezza, il rimorso, la consapevolezza. Non ho mai affrontato né ricercato confronti né ho mai sentito la necessità di scavare dentro. però in questi giorni...credo che sia lampante quanto mi abbia colpito a fondo questa cosa. Triste non è una storia come un'altra di una madre non all'altezza. Triste può essere che a 36 anni suonati fatichi a razionalizzare quand'è che esattamente ne hai vissuto mezzo l'ultima volta, ridotto ad aspettare persone che non combaciano con i ruoli che hai scelto per loro. Aspettare. Sapere di avere tutta la libertà del mondo, quella di prendere e andare, oppure aspettare ma...non quella di accettare che per quanta libertà ti puoi prendere non è così per gli altri e che se tu vai loro probabilmente non potranno seguirti. per limiti, per scelta, perché non era destino.

 

 

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VentodelLago più di un mese fa

Dov'è che mi stavo cercando? Ho lasciato pezzi di me a destra e a sinistra e non so se ciò che mi guida abbia più bisogno di istruzioni o di coordinate. Per non essere qui, ora. E alla fine non essere qui e non essere, ora. Qualunque cosa abbia perso per strada sta bene dov'è stasera, senza sabbia, senza ansie e senza rabbia. Che poi non ci credo nemmeno io e tornerò a cercarle tutte, anche il più piccolo granello perché credo che per trovare una quadra non posso illudermi di raccogliere ciò che mi sembra più bello come in un buffet, avrò bisogno di tutti quei pezzi di Giacomo che mi hanno accompagnato fin qui. Eppure questa serata di distrazione e mal di schiena non sembra fuori luogo, magari non era il fondo, magari non sono più nell'orbita. Che ci fanno a noi i venerdì eh? 

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VentodelLago più di un mese fa

Solo perché mi son promesso di farlo. Maniche corte, sole in faccia mentre guido verso Verbania. Tra il caldo soporifero ed una canzone legata a pensieri che non ci azzeccano nulla oggi penso che forse ora, qui, adesso, è il punto più adatto dove dovrei stare attualmente. Equidistante da tutti. Da chi è in attesa, da chi sta facendo, da chi ha qualcosa da dirmi, da chi ha perso qualcosa. Chi più chi meno ha in mano un filo che sarebbe dovuto arrivare fin qui ma che alla fine non è arrivato. Il mal di testa è rimasto, il malessere dei giorni scorsi starà facendo qualcosa per forza. Ho pensato anche di farlo, di tagliarli io quei fili ma non ne ho trovato un motivo valido, nemmeno con in ballo un possibile star bene. Nemmeno quello mi convince all'idea che tutto questo valga quanto un briciolo di rispetto, consapevolezza e comprensione. Ognuno con la sua personalissima idea di vicinanza, ognuno con i suoi fallimenti. Ed ecco che qua, lontano momentaneamente da tutto e tutti mi ritrovo a star meglio. Finita la canzone, finiti i pensieri, dimenticato cos'altro avrei voluto ascoltare. Alla ricerca dei miei di fili che si saranno ammatassati chissà dove.

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VentodelLago più di un mese fa

La tua età è sempre stata indecifrabile. Non quella anagrafica certo ma...non sei mai cambiata. Non sono mai riuscito a capire cos'è che ti avrebbe dovuta rendere speciale oltre al fatto che sei mia madre. In questi ultimi giorni di dicembre dove tutto quello che può andare storto sta andando nel peggiore dei modi, oltre i coglioni che ho attorno che giocano a farmi perdere la pazienza non dovrei aver tempo e spazio per te. Inizierete i lavori, lo so, me lo ha detto mia sorella, abbiamo già parlato. Ho già avuto il piacere di confrontarmi col senso di colpa per essermi scoperto anaffettivo e sinceramente non interessato al discorso. Non sono sempre stato così ma ci son diventato nel tempo e 650km di distanza non sono di aiuto. Ho già espresso ciò che penso al riguardo di imbarcarsi in questa cosa che non potete permettervi e dove mi si chiede una mano. Una mano ambigua, un impegno che crea un legame artificiale che non voglio avere. Una mano che se ne sbatte delle mie di incertezze e paure per un futuro prossimo che potrebbe ribaltarmi la vita. Perché di incognite che ci hai sempre regalato è una vita che ci vivo ed ora sono stanco, ora non è il momento per pensare a voi, vorrei badare a me stesso anche se volesse dire chiudere i rapporti. Dici che sarà dura, perché il gatto non potrà andare sul terrazzo. Già. È dura. Sto provando anche a guardarmi attorno, ci fosse mai anche solo mezza persona in grado di darmi mezzo appiglio per star meglio credo che potrei, vorrei, ma forse non riuscirei intrappolato nella rete di regole che mi sono imposto circondandomi di persone come te. Come voi. Continuerò a fare tutto, a prescindere dalle coglionate che saltano fuori perché stranamente più vado avanti e meno sento il peso, solitamente in questi momenti pesa qualcosa, si incrina qualcos'altro...stavolta è come se avesse ceduto qualcos'altro di più profondo che mi svuota persino della tristezza. Che delusione in questo periodo. Tutti. 

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VentodelLago più di un mese fa

🎶Non scompiglia forse i tuoi capelli

Un poco dello stesso vento che spirava a Babilonia

Che soffiava su altre vite, carovane già passate, Sulla via prima di noi

Non c’è forse dentro la tua voce

L’eco di un amore atroce

All’ombra di una connessione Tra i cantanti micidiali della tua generazione

E Nabucodonosor🎶

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VentodelLago più di un mese fa

Se devo essere realista mi sto accorgendo di qualcosa che era già in atto da tempo, mi conosco e riconosco dei limiti. Son letteralmente trasportato altrove, mi sento spoglio come un albero in inverno. Pensieri che sento di dover scrivere di impulso prima che possa o tornare in testa, in disordine, perdersi. Chissà com'è perché escono per poi riperdersi la maggior parte delle volte, come fosse la loro natura quella di spiccare sopra a tutti e tutto. La fretta di farlo stavolta per non lasciarmi modo di gestire tutto come faccio sempre. A costo di parcheggiare l'auto sul ciglio della strada, senza motivo apparente. Libertà guadagnata se non altro per loro che chiusi in gabbia perderebbero nome e forma. Non lo faccio col concetto di prendermi cura di me, non c'è metodo, non c'è un reale motivo, come dicevo son trasportato altrove. In questo processo la mia natura mi porta a bruciare e consumarmi. Uno ad uno i pensieri che non ho fatto in tempo a liberare tornano da dove sono venuti e resta un silenzio assordante. Intanto osservo gli altri pensieri che come foglie, tardivamente cadono attorno a me. Ero troppo giovane per i frutti, ora è troppo tardi per pensare di germogliare di nuovo. 

 

Ciò che ho detto che ho fatto che sono sembrato

Fogliame fogliame che muore e lascia all’albero

soltanto il gesto nudo delle braccia

 

Cambiamenti. Cambiamenti che troverei anche altrove, ma giungerò a destinazione prima o poi e ad "altrove" troverò anche me stesso, assieme a questi cambiamenti che questa malattia ci sta portando mutando tutta quella che è la nostra vita. 

 

 

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VentodelLago più di un mese fa

In quel sospiro c'era qualcosa di diverso dal solito. Aveva in comune qualcosa con mille altri sospiri che si fanno di solito la sera, in un giovedì mattina. Qualcosa..qualcosa. Non doveva essere chiarificatore...non ho buttato fuori altro che aria e non c'è nulla di superfluo in questo eppure per un attimo mi ha mostrato chiaramente cosa resta di me. Sentivo addosso tutto il peso che porto, dentro la testa, nel cuore. Vorrei sbarazzarmene. Vorrei non dover nemmeno immaginare al disagio che mi darebbe vedermi con gli occhi degli altri, vorrei fregarmene. Al tempo stesso provo fastidio all'idea di qualcuno che possa minimizzare. Per questo resto solo, spesso in silenzio e nemmeno scrivo. Quel che resta di me, quel che resta di te. Mi infastidisce persino questo spirito di sopravvivenza che non colgo poiché di consapevolezza ne ho finché sento che basti, poi c'è la paura, poi c'è la sofferenza. "Se conosci il paradiso dimmi perché tremo". Rende l'idea. 

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VentodelLago più di un mese fa

È giusto dare vita a pensieri, metterli nero su bianco e poter avere un confronto con quelle che solitamente sono e restano immagini e voci sfuggenti nella mia mente. È passato per un attimo il pensiero che ci vorrebbe un miracolo. Ma un miracolo per chi, me? Mi fermo un attimo anche solo per essere sincero e mettere le carte in tavola. Un miracolo nelle sue vie infinite di compiersi mica deve guardare in faccia a Giacomo mi dico. Nella sua bellezza, oggettivamente può coinvolgermi ma non sta a me né chiederlo né pensarci. Pensavo alle distanze, un po' come il dito e la luna: ha senso guardare i chilometri che mi separano da qualcuno se il nostro sguardo volge altrove? Penso ai treni, quelli che passano, che arrivano e partono. Tu esattamente il biglietto per cosa l'avevo fatto mi chiedo. Quanti "binario 2 est" ci sono nella vita delle persone? Quanto mi manca quel treno che partiva una, due volte al mese. Un treno che è arrivato a destinazione. Forse ho letto male il biglietto, forse no, forse nessuno può leggerlo. Vorrei toccare con mano i miei desideri e poterli barattare con quelli di qualcuno. Credo che in questo periodo non posso nemmeno immaginare certe cose, non si tratta di fare (che implicherebbe il disfare) quanto invece ascoltare. Ma ascoltare se stessi mi tradisce ed è un po' come sentirsi un confessore senza avere però nulla da vendere, nemmeno la fede. Lo spirito tace, la testa è distratta e il cuore aspetta. 

 

 

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VentodelLago più di un mese fa

É fisiologico, non posso buttar fuori pensieri quando voglio. Non sempre è facile avere l'intimità giusta per farlo con questo assordante silenzio. L'altro giorno una farfalla mi ha preso alla sprovvista, l'istinto ha prevalso e mi son messo in allerta. In allerta come se avessi avuto paura per un istante, ragionandoci mi piace pensare che ho paura di tutto ciò che è fragile, di tutto quello che per sua natura è delicato. Qualcosa o qualcuno di cui devo fare attenzione a cosa dico, cosa sfioro, altrimenti il rischio è che non voli più, condannandolo/a. Forse in giornate come queste mi ritorna in mente quel senso di impotenza che preferisce farmi essere il figlio di questi momenti che passano, che mi attraversano senza spostarmi né dentro né fuori. Perché come nella storiella della farfalla che con un battito di ali contribuisce a scatenare un uragano chissà dove penso ad altri momenti, dove vorrei che il vento mi scuotesse ma non c'è un alito di esso che mi sfiori, che mi abbracci. Come se non ci fossero più farfalle che volino. 

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