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Violetta44 17 aprile
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Violetta44 13 aprile

 

Domenica delle Palme: gioia, speranza e riflessione nel cuore della Settimana Santa

La Domenica delle Palme è un momento di grande importanza per i fedeli di tutto il mondo Cristiano. È un giorno che porta con sé una serie di riflessioni profonde, ricche di significato spirituale e di tradizioni millenarie che si tramandano di generazione in generazione.

Innanzitutto, soffermiamoci sul simbolo delle palme. Questi rami, che nella Bibbia sono stati stesi come un tappeto d’onore sotto i passi di Gesù entrando a Gerusalemme, hanno un significato molto più profondo di quello che possiamo immaginare. Le palme, sin dai tempi antichi, sono state associate alla vittoria e alla gloria. Esse erano il simbolo degli antichi Romani per il trionfo, ma anche nella cultura ebraica rappresentavano la vittoria e la pace.

Quando la folla di Gerusalemme stese i rami di palma davanti a Gesù, lo fecero come un gesto di acclamazione per il loro re, il Messia tanto atteso. Questo gesto non solo sottolineò la natura regale di Gesù, ma annunciò anche l’inizio di una nuova era, quella del Regno di Dio sulla terra. È un momento di gioia e di speranza per i cristiani di tutto il mondo, un momento in cui ci uniamo nella lode e nella gratitudine per il dono della salvezza offerto da Gesù Cristo.

Ma la Domenica delle Palme non è solo gioia e festa. Essa segna anche l’inizio della Settimana Santa, il periodo più sacro dell’anno liturgico. È un momento di intensa preghiera e riflessione, in cui riviviamo gli ultimi giorni di Gesù sulla terra, dalla sua entrata trionfale a Gerusalemme fino alla sua crocifissione e risurrezione.

Durante questa settimana, ci immergiamo nei misteri della passione e della morte di Gesù, riflettendo sul suo sacrificio d’amore per l’umanità. È un periodo di penitenza e di conversione, in cui siamo chiamati a seguire l’esempio di umiltà e di servizio di Gesù, offrendo le nostre vite come un dono d’amore a Dio e al prossimo.

Eppure, nonostante la tristezza e il dolore che accompagnano la Settimana Santa, c’è anche la speranza della risurrezione. La Domenica delle Palme ci ricorda che la morte non è la fine, ma il principio di una nuova vita in Cristo. È un invito a guardare oltre le sofferenze e le difficoltà di questo mondo, fissando lo sguardo sulla gioia eterna del Regno dei Cieli.

Perciò, mentre celebriamo la Domenica delle Palme quest’anno, riflettiamo sul significato profondo di questa festa e cerchiamo di vivere secondo gli insegnamenti di Gesù, portando la luce della sua verità e del suo amore nel mondo. Che questa festività ci ricordi sempre la nostra chiamata a essere testimoni della sua grazia e della sua misericordia, portando speranza e consolazione a coloro che sono nel bisogno.

Verso la Pasqua. Un pensiero dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 12,20-33)
Alcuni Greci chiedono agli apostoli “vogliamo vedere Gesù” è la richiesta che ognuno di noi vuol fare, Gesù rispose con queste parole” In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Sia i greci come gli apostoli e come tutti noi, ci aspettiamo una vita agiata e tranquilla mentre Gesù ci insegna che la vera gloria nasce dopo la sofferenza e la Croce “nella Resurrezione” Prendiamo con Gesù le nostre croci e saremo con Gesù nella resurrezione.

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Violetta44 06 aprile

V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C (Gv 8.1-11). 6 APRILE 2025

V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C (Gv 8.1-11).

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 8,1-11)

V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C (Gv 8.1-11).

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Parola del Signore.

V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C (Gv 8.1-11).

RIFLESSIONI

V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C (Gv 8.1-11).

Gesù Cristo insegna sul monte degli Ulivi e, in seguito, nel tempio. Raduna attorno a sé persone diverse, alcune che lo ascoltano volentieri e attentamente, altre che tentano a loro modo di raggirare la legge e l’autorità. Gli uni e gli altri ricevono una lezione. Gli scribi tendono una trappola a Gesù conducendo da lui una donna sorpresa in adulterio, ma Cristo ribadisce il valore e l’immutabilità delle leggi e delle esigenze divine, mostra come ci si deve comportare col peccatore, di cui rispetta la dignità umana: “Neanch’io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più”. Ecco le premesse del Vangelo di oggi: il male è male, il peccato è peccato, ma l’uomo è chiamato costantemente alla santità. Deve continuamente operare in sé il passaggio dall’uomo vecchio, cioè dal peccatore, all’uomo nuovo, rigenerato dall’acqua e dallo Spirito. Non c’è nessuno al mondo che sia senza peccato. Dobbiamo tutti impegnarci in modo solidale sulla via del ritorno a Dio. Chi di noi è senza peccato, scagli per primo la pietra. Molte pietre vengono scagliate e non perché sono in molti ad essere senza peccato. Quante persone invece, incontrando la misericordia di Cristo, si allontanano per non peccare più? Impariamo ad ascoltare attentamente Cristo, senza nasconderci dietro le leggi. L’insegnamento da seguire è l’amore!

 

 

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Violetta44 29 marzo

IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE - ANNO C. (Lc 15.1-3.11-32) 30 MARZO 2025

IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE - ANNO C. (Lc 15.1-3.11-32)

 

TESTO:-

IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE - ANNO C. (Lc 15.1-3.11-32)

Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 15,1-3.11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE - ANNO C. (Lc 15.1-3.11-32)

"O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione": è con questa preghiera che apriamo la liturgia di questa domenica. Il Vangelo ci annuncia una misericordia che è già avvenuta e ci invita a riceverla in fretta: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio", dice san Paolo (2Cor 5,20).
Il padre non impedisce al suo secondogenito di allontanarsi da lui. Egli rispetta la sua libertà, che il figlio impiegherà per vivere una vita grigia e degradata. Ma mai si stanca di aspettare, fino al momento in cui potrà riabbracciarlo di nuovo, a casa.
Di fronte all'amore del padre, il peccato del figlio risalta maggiormente. La sofferenza e le privazioni sopportate dal figlio minore sono la conseguenza del suo desiderio di indipendenza e di autonomia, e di abbandono del padre. La nostalgia di una comunione perduta risveglia in lui un altro desiderio: riprendere il cammino del focolare familiare.
Questo desiderio del cuore, suscitato dalla grazia, è l'inizio della conversione che noi chiediamo di continuo a Dio. Siamo sempre sicuri dell'accoglienza del padre.
La figura del fratello maggiore ci ricorda che non ci comportiamo veramente da figli e figlie se non proviamo gli stessi sentimenti del padre. Il perdono passa per il riconoscimento del bisogno di essere costantemente accolti dal Padre. Solo così la Pasqua diventa per il cristiano una festa del perdono ricevuto e di vera fratellanza.

BUONA DOMENICA

 

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Violetta44 22 marzo

 

III DOMENICA DI QUARESIMA C (Lc 13.1-9). 23 MARZO 2025

TESTO:

Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13.1-9)

III DOMENICA DI QUARESIMA C (Lc 13.1-9). 23 MARZO 2025
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

III DOMENICA DI QUARESIMA C (Lc 13.1-9). 23 MARZO 2025

«Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» Lc 13,3
Gesù, per il suo insegnamento, prende lo spunto da due tragici fatti avvenuti poco prima in Gerusalemme: la morte di diciotto persone travolte dal crollo della torre di Siloe e l'uccisione di Galilei, mentre offrivano il sacrificio a Dio, ordinata da Pilato.
Coloro che riferiscono questi fatti desiderano sapere se quei morti fossero stati puniti da Dio per i loro peccati: costoro attribuiscono queste morti alla giustizia punitiva di Dio. Gesù vuole eliminare questa idea (implicitamente lascia capire che la morte dei diciotto sarebbe da attribuire all'imperizia dei costruttori e la morte violenta dei Galilei all'esercizio violento del potere da parte di Pilato).
Anche oggi, davanti a morti e violenze, non scarichiamo la colpa su Dio, ma ricerchiamone la causa in persone che infliggono angherie e violenze ai più deboli e preghiamo perché gli uomini non commettano più soprusi verso gli altri e rispettino anche la natura (considerandola un organismo vivente).
O Signore, fammi attento alle persone in difficoltà e mi impegni con coerenza al servizio del Vangelo, imitando il tuo amore verso tutte le creature.
"La sofferenza viene inflitta non da Dio ma dagli esseri umani a loro stessi e ai loro simili, nonché da certe misure difensive che la Terra, la quale è un organismo vivente e intelligente, prenderà per proteggersi dall'assalto della follia umana. Per la via della sofferenza si può arrivare all'illuminazione". 

 

BUONA DOMENICA

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Violetta44 19 marzo

Buona sera, buona festa del papà auguri.

 

 

 

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Violetta44 15 marzo

 

 

Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio, l'amato: ascoltatelo!».

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 9,28-36)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore

 

RIFLESSIONI

 

Nella Trasfigurazione, Gesù è indicato come la vera speranza dell'uomo e come l'apogeo dell'Antico Testamento. Luca parla dell'"esodo" di Gesù, che contiene allo stesso tempo morte e risurrezione.
I tre apostoli, vinti dal sonno, che rappresenta l'incapacità dell'uomo di penetrare nel Mistero, sono risvegliati da Gesù, cioè dalla grazia, e vedono la sua gloria. La nube, simbolo dell'immensità di Dio e della sua presenza, li copre tutti. I tre apostoli ascoltano le parole del Padre che definiscono il Figlio come l'eletto: "Questi è il Figlio mio, l'eletto, ascoltatelo". Non c'è altro commento. Essi reagiscono con timore e stupore. Vorrebbero attaccarsi a questo momento, evitare l'attimo seguente della discesa dalla montagna e il suo fardello di abitudine, di oscurità, di passione.
La Gloria, Mosè ed Elia, scompaiono. Non rimane "che Gesù solo", sola verità, sola vita e sola via di salvezza nella trama quotidiana della storia umana. Questa visione non li solleverà dal peso della vita di tutti i giorni, spesso spogliata dello splendore del Tabor, e neanche li dispenserà dall'atto di fede al momento della prova, quando i vestiti bianchi e il viso trasfigurato di Gesù saranno strappati e umiliati. Ma il ricordo di questa visione li aiuterà a capire, "che attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione".

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