Compagnia o Solitudine
Cito:
" ..."Le persone forzate all'isolamento desiderano interazioni sociali in modo simile a quello in cui un affamato si mette in cerca di cibo ... ... le nostre scoperte confermano l'idea piuttosto intuitiva che le interazioni sociali positive siano un bisogno umano di base e che la solitudine acuta costituisca uno stato di avversione che motiva le persone a colmare ciò che manca, in maniera simile a quando abbiamo fame".
I ricercatori hanno infatti scoperto che dopo un giorno di isolamento totale la vista di persone che si divertivano insieme ha attivato nel cervello dei volontari le stesse regioni cerebrali che si mettono in moto quando a qualcuno che non ha mangiato per tutto il giorno viene mostrata una foto di un piatto di pastasciutta. ... ... i contatti virtuali, per esempio le videocall di cui ci ubriachiamo ogni giorno da mesi, possono alleviare questa sensazione?"
.. e purtroppo contesto, aggiungendo un brano di H. Hesse che trovo appropriato.
Spesso non subiamo solo le carenze ma anche le presenze.
Quanto descritto da Hesse poi, accade sia nel reale, che nel virtuale.
Nel secondo caso diventa difficilissimo individuare chi non è chiaro o in buona fede.
Ci salvano solo gli istinti e le sensazioni di pancia.
"...capii il modo indicibile in cui due familiari, due persone reciprocamente benintenzionate, possono fraintendersi e tormentarsi e martoriarsi, e come ogni discorso, ogni tentativo di voler essere ragionevoli, ogni spiegazione aggiungano soltanto altro veleno, creino soltanto nuovi tormenti, nuove ferite, nuovi errori. Come era possibile questo? Ma era possibile, accadeva. Era assurdo, era folle, era da ridere e da disperarsi, ma era così."
H. Hesse, Animo infantile.
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